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Il sommo o gran sacerdote (in ebraico: כּהֵן הָדֹאשׁ ,הַכֹּהֵן הַגָּדוֹל ,הַכֹּהֵן?, kohèn gadòl, o kohen ha-gadol) nell'antica religione ebraica era il capo della classe sacerdotale, dalla nascita della nazione israelita fino alla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme. I sommi sacerdoti appartenevano alle famiglie ebraiche sacerdotali che tracciavano la loro patrilinearità fino ad Aronne, il primo sommo sacerdote e fratello maggiore di Mosè.In tempi pre-esilici il nome comune del sacerdote capo della comunità era "il sacerdote" (ebr.: ha-Kohen; si veda per esempio, 1 Samuele 14:19,36;21:2–10). Il termine "sommo sacerdote" (ebr.: ha-kohen ha-gadol) viene usato con riferimento ad Aronne e i suoi discendenti che sono unti con olio santo (Levitico 21:10; Numeri 35:25,28; Giosuè 20:6), e successivamente al sacerdote principale del Primo e Secondo Tempio di Gerusalemme (2 Re 12:11;22:4,8;23:4; Neemia 3:1,20;13:28). Un titolo paragonabile è l'ugaritico rb khnm. L'appellativo "sacerdote capo" (ebr.: kohen ha-rosh) è un alternativo di "sommo sacerdote" (2 Re 25:18; Geremia 52:24; 2 Cronache 19:11;24:11;26:20; Esdra 7:5) e potrebbe essere coesistito insieme con "ha-kohen ha-gadol".
Nella religione ebraica il sacerdote o cohen, pl. cohanim (ebraico כּהן kohèn, pl. כּוהנים kohanîm) è una figura religiosa preposta all'esercizio del culto, detto "avodah", e alla mediazione dei rapporti con la divinità; risale in particolare al servizio sacrificale presso il Tempio di Gerusalemme. Il vocabolo kohèn viene usato nella Torah per riferirsi ai sacerdoti, sia ebraici che non-ebraici, come anche all'intera nazione ebraica nel suo complesso. Si citavano come sacerdoti anche i kohanim, evidentemente non ebrei, di Baal (2 Re 10:19). Durante l'esistenza del Tempio di Gerusalemme i kohanim officiavano l'offerta dei sacrifici quotidiani e associati alle Festività ebraiche. Attualmente i kohanim conservano uno status importante all'interno dell'ebraismo e sono vincolati da ulteriori restrizioni in base alle tradizioni dell'ebraismo ortodosso e dell'Halakhah (Legge ebraica). In breve, le uniche funzioni sacerdotali rimaste sono la benedizione sacerdotale e la riscossione del riscatto dei primogeniti; gli unici privilegi sacerdotali ancora in vigore sono l'onore loro dovuto, la precedenza nella salita prima del Levita con lettura della Torah nel culto sinagogale, che dovrebbe recitare chiunque venga chiamato alla lettura, ovviamente di religione ebraica. Secondo l'ebraismo ortodosso, con la distruzione del Secondo Tempio nel 70 e.v. e la cessazione dei sacrifici ebraici, la maggior parte delle funzioni sacerdotali è sospesa, in attesa della ricostituzione del III Tempio ad opera del Messia. Secondo i testi biblici, lo status di sacerdote è ereditario, riguardante i soli discendenti di Aronne e distinto da quello del profeta (uomo senza precise caratteristiche sociali, chiamato da Dio per parlare a suo nome) e da quello del levita (appartenente alla tribù di Levi con un ruolo cultuale subordinato a quello del sacerdote). Il culto fu svolto dai sacerdoti dapprima all'interno della "Dimora" (il santuario itinerante contenente l'Arca dell'Alleanza costruito da Mosè nel deserto), poi nel Tempio di Gerusalemme a partire dal X secolo a.e.v. Sono ricordati anche culti sacerdotali nelle "alture", cioè altari costruiti su colline sparsi nella Palestina, dove però spesso si infiltravano elementi cultuali pagani. Per questo Giosia, nella sua riforma religiosa del VII secolo a.e.v., accentrò il culto nel solo tempio di Gerusalemme.
Nella Chiesa cattolica il sacerdote è un ministro di culto che ha ricevuto il secondo o il terzo grado del sacramento dell'Ordine sacro. Propriamente, quindi, vengono considerati sacerdoti il presbitero (o in forma contratta prete) e il vescovo, ma non il diacono. Di fatto, però, l'espressione è utilizzata come sinonimo di presbitero, parola quest'ultima considerata preferibile in quanto più precisa e circostanziata rispetto a sacerdote. Tutto il Popolo di Dio, grazie all'unzione battesimale, è infatti un popolo "sacerdotale, regale e profetico" (cfr. Catechismo Chiesa Cattolica, 784: "Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo, i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo"). In quest'ultima accezione il sacerdozio è specificato comune per distinguerlo da quello derivante dall'Ordine sacro che si dice invece ministeriale.
Il termine sacerdote (maschile) o sacerdotessa (femminile) deriva dal latino sacer, sacro, unito al radicale dot, (dal PIE *dʰoh1-t- o *deh3): "io do", nel senso di un ministro che aveva il compito di offrire sacrifici alla divinità. In molte religioni, il sacerdote è una persona che funge da mediatore tra i fedeli e la divinità, spesso in base a una particolare consacrazione.