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Piccola Petra o Petra la Bianca in arabo: البتراء الصغيرة (al-batrā aṣ-ṣaġïra) noto come Siq al-Barid in arabo: سيق البريد (letteralmente "il canyon freddo") è un sito archeologico della Giordania, collocato a ca.14 km. dalla più nota Petra o Petra la Rossa, con la quale un tempo era identificato. Come Petra, è un sito nabateo, con edifici scolpiti nelle pareti dei canyon di arenaria. Come suggerisce il nome, è molto più piccolo, composto da tre aree aperte più ampie collegate da un canyon di 450 metri. Fa parte del parco archeologico di Petra, anche se vi si accede separatamente, ed è incluso nell'iscrizione di Petra come sito del patrimonio mondiale dell'UNESCO. È spesso visitato dai turisti in collaborazione con Petra stessa, poiché è gratuito e solitamente meno affollato.Come Petra, fu probabilmente costruita durante l'apice dell'influenza dei Nabatei durante il I secolo. Mentre gli scopi di alcuni edifici non sono chiari, gli archeologi ritengono che l'intero complesso fosse un sobborgo di Petra, la capitale dei Nabatei, destinata a ospitare visite commercianti sulla Via della Seta. Dopo il declino dei Nabatei, il sito è decaduto per secoli, usato solo dai nomadi beduini. Insieme alla vicina Beidha, Piccola Petra fu scavata nel tardo XX secolo da Diana Kirkbride e Brian Byrd. Nel 2010, è stato scoperto un biclinium, o sala da pranzo, in una delle caverne in cui sono sopravvissuti dei dipinti raffiguranti uva, viti e putti in grande dettaglio con una tavolozza varia, probabilmente in omaggio al dio greco Dioniso e al consumo di vino. Gli affreschi del soffitto di 2.000 anni in stile ellenistico sono stati restaurati. Sebbene non siano solo l'unico esempio conosciuto di pittura figurativa nabatea in situ, sono un rarissimo esempio di pittura ellenistica su larga scala, considerato superiore anche ai dipinti romani successivi di Ercolano.
Paolo di Tarso, nato con il nome di Saulo e noto come san Paolo per il culto tributatogli (Tarso, 5-10 – Roma, 64-67), è stato uno degli apostoli. È stato l'«apostolo dei Gentili», ovvero il principale (secondo gli Atti degli Apostoli non il primo) missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Secondo i testi biblici, Paolo era un ebreo ellenizzato, che godeva della cittadinanza romana. Non conobbe direttamente Gesù, sebbene a lui coevo, e, come tanti connazionali, avversava la neo-istituita Chiesa cristiana, arrivando a perseguitarla direttamente. Sempre secondo la narrazione biblica, Paolo si convertì al cristianesimo mentre, recandosi da Gerusalemme a Damasco per organizzare la repressione dei cristiani della città, fu improvvisamente avvolto da una luce fortissima e udì la voce di Dio che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Reso cieco da quella luce divina, vagò per tre giorni a Damasco, dove fu poi guarito dal capo della piccola comunità cristiana di quella città, Anania. L'episodio, noto come "conversione di Paolo", diede l'inizio all'opera di evangelizzazione di Paolo. Come gli altri primi missionari cristiani, rivolse inizialmente la sua predicazione agli ebrei, ma in seguito si dedicò prevalentemente ai «Gentili». I territori da lui toccati nella predicazione itinerante furono in principio l'Arabia (attuale Giordania), poi soprattutto l'Acaia (attuale Grecia) e l'Asia minore (attuale Turchia). Il successo di questa predicazione lo spinse a scontrarsi con alcuni cristiani di origine ebraica, che volevano imporre ai pagani convertiti l'osservanza dell'intera legge religiosa ebraica, in primis la circoncisione. Paolo si oppose fortemente a questa richiesta e, con il suo carattere energico e appassionato, ne uscì vittorioso. Fu fatto imprigionare dagli ebrei a Gerusalemme con l'accusa di turbare l'ordine pubblico. Appellatosi al giudizio dell'imperatore – come era suo diritto, in quanto cittadino romano – Paolo fu condotto a Roma, dove fu costretto per alcuni anni agli arresti domiciliari, riuscendo però a continuare la sua predicazione. Morì vittima della persecuzione di Nerone, decapitato probabilmente tra il 64 e il 67. L'influenza storica di Paolo nell'elaborazione della teologia cristiana è stata enorme: mentre i Vangeli si occupano prevalentemente di narrare le parole e le opere di Gesù, le lettere paoline definiscono i fondamenti dottrinali del valore salvifico della sua incarnazione, passione, morte e risurrezione – ripresi dai più eminenti pensatori cristiani dei due millenni successivi.
Il monte Nebo (ebraico הַר נְבוֹ, Har Nəvō, in arabo: جبل نيبو, Jabal Nībū ) è una cresta montuosa alta circa 817 metri s.l.m., in quella che è attualmente la Giordania occidentale. La vista dalla sua sommità, nei pressi del villaggio di Faysaliyya (7 km a ovest di Madaba) permette di godere del panorama della Terra Santa e, a settentrione, una più limitata visuale della valle del Giordano. La città cisgiordanica di Gerico è normalmente visibile dalla vetta, come pure Gerusalemme nelle giornate nitide.