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Autore principale: Giorgi, Giorgio, 1900-
Pubblicazione: \Lucca! : Nuova grafica lucchese, 1981
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Fa parte di: La storia attraverso il francobollo
Lista di alcuni dei più importanti ritrovamenti di fossili di ominidi relativi all'evoluzione dell'Uomo. Non tutti i fossili possono essere considerati come diretti antenati dell'Homo sapiens, ma facendo parte di quello che i paleoantropologi chiamano cespuglio evolutivo umano, sono comunque importanti nello studio dell'evoluzione umana. Una lista di questo tipo è sempre necessariamente incompleta e soggetta a continui aggiornamenti. Nella lista seguente i fossili sono divisi in base all'epoca geologica a cui sono assegnati e disposti in ordine cronologico crescente in base all'età attribuita, ottenuta mediante datazione diretta, come quella al radiocarbonio, o indiretta come lo studio stratigrafico o faunistico. Quando esistente viene riportato il codice con cui vengono inequivocabilmente identificati e tra parentesi il soprannome con cui il fossile è conosciuto. Ad esempio "AL 288-1" è conosciuto comunemente come Lucy; AL sta per Afar Locality (Località Afar) e 288-1 è il numero di inventario; spesso il codice è composto dal numero di inventario e da una sigla che identifica, in maniera abbreviata, il luogo di ritrovamento o altro.
Il sito UNESCO di Monte San Giorgio è formato da un piccolo gruppo montuoso posto tra il Canton Ticino in Svizzera e la provincia di Varese in Lombardia (Italia), geologicamente costituito da rocce del mesozoico caratterizzate da un elevato contenuto fossilifero in ottimo stato di conservazione. Questa località fossilifera prende il nome dalla maggior cima dell'area il Monte San Giorgio, che si trova in territorio svizzero. Di particolare interesse sono i ritrovamenti paleontologici entro la successione sedimentaria carbonatica marnosa del Triassico Medio, entro cui si riconoscono almeno sei livelli fossiliferi principali, ciascuno dei quali a sua volta suddivisibile in zone con differente associazione faunistica. Il riconoscimento e la segnalazione dell'interesse paleontologico dell'area risale alla metà del secolo XIX, e le prime attività di ricerca e raccolta fossilifera furono compiute da Antonio Stoppani nel 1862. Nel 2003 gli affioramenti triassici in territorio svizzero furono iscritti nel Patrimonio mondiale dell'UNESCO (decisione 27 COM 8C.7). L'area protetta interessa una superficie di 849 ettari, l'area tampone 1389 ettari. Nel 2010 anche quelli il versante italiano fu inserito nella World Heritage List (decisione 34 COM 8B.6), completando il riconoscimento del paleosito. Dal XIX secolo, in oltre 150 anni di ricerca, sono venuti alla luce decine di migliaia di scheletri fossili di rettili marini e di pesci, tra cui numerose specie rare o specifiche del sito, alle quali spesso sono attribuiti nomi che indicano toponimi locali come Daonella serpianensis, Serpianosaurus mirigiolensis, Serpianotiaris hescheleri, Tanystropheus meridensis, Luganoia lepidosteoides, Ceresiosaurus, Ticinosuchus ferox, Besanosaurus leptorhynchus, Lariosaurus, nomi che ricordano i ricercatori che hanno lavorato sul Monte come Saurichthys curionii, Mixosaurus cornalianus, Macrocnemus bassanii, Neusticosaurus peyeri, Tintorina meridensis, Cymbospondylus buchseri e nomi che ricordano le loro mogli come Cyamodus hildegardis. Le principali collezioni dei reperti fossili sono conservate ed esposte presso il Museo dei fossili del Monte San Giorgio a Meride, il Museo dell'istituto di paleontologia dell'Università di Zurigo e il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, che conservano molti degli olotipi delle prime nuove specie fossili ivi rinvenute e classificate durante i primi scavi, e il Museo dei fossili di Besano.
La presenza di dinosauri in Italia, fino agli anni ottanta del secolo XX, era ritenuta inconsistente in quanto il territorio era considerato privo di resti fossili di dinosauri soprattutto perché, sulla base di ricostruzioni paleogeografiche, si riteneva che nei periodi Giurassico e Cretaceo, quelli di maggior sviluppo dei dinosauri, la penisola fosse ricoperta totalmente dalle acque della Tetide, questo in quanto le rocce sedimentarie presenti e note nell'area italiana sono indicate come depostesi in ambienti marini. La prima traccia di dinosauro mai rinvenuta in Italia, una piccola impronta di zampa con tre dita, fu scoperta in Toscana nel 1940 e pubblicata nel 1941 ma, a causa dello stato di guerra e della sua unicità, il rinvenimento rimase dimenticato, lasciando continuare la presunzione dell'assenza di fossili di dinosauri nell'area italiana. Le prime evidenti tracce di dinosauri riconosciute come tali si ebbero nella seconda metà degli anni '80, quando vennero rinvenute, grazie ad alcuni escursionisti interessati alla natura, delle impronte in Liguria, Veneto e in Trentino, risalenti al Triassico superiore e al Giurassico inferiore; a questi ritrovamenti ne fecero seguito altri. Nel 1998 avvenne poi l'annuncio del ritrovamento di Scipionyx samniticus, il primo fossile di dinosauro rinvenuto nel 1981 in Italia, raccolto, ma inizialmente non riconosciuto come tale, da un paleontofilo a Pietraroja.
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