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Autore principale: Batini, Giorgio
Gabriele D'Annunzio, allo stato civile Gabriele d'Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale, dal 1924 insignito dal Re Vittorio Emanuele III del titolo di Principe di Montenevoso. Soprannominato il Vate (allo stesso modo di Giosuè Carducci), cioè "poeta sacro, profeta", cantore dell'Italia umbertina, o anche "l'Immaginifico", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. È stato definito «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana […]». Come figura politica, lasciò un segno nella sua epoca ed ebbe un'influenza notevole sugli eventi che gli sarebbero succeduti.La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi nell'Italia - e non solo - del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe stato definito, appunto, dannunzianesimo.
Il lessico dell'omofobia è l'insieme di epiteti utilizzati per indicare in modi denigratori e offensivi le persone omosessuali. I termini più comunemente utilizzati nella lingua italiana per indicare il maschio omosessuale spesso con accezione dispregiativa sono frocio, ricchione e finocchio. Tali termini trovano corrispondenza negli inglesi faggot e fag, nello spagnolo maricón, nel francese pédé e nel turco ibne. Nello slang LGBT viene invece in diverse occasioni utilizzato in maniera molto più benevola e amichevole al femminile o come vezzeggiativo, diventando quindi frocia, frocetto, frocellina o fròcia persa. L'uso libero e disinvolto di tali parole è da considerare non politicamente corretto. Nonostante ciò, nei Gay Pride svoltisi in Italia è stato comune per molti anni far sfilare un cartello con l'immagine della Gioconda di Leonardo da Vinci e scriverci sotto la didascalia: "Questa l'ha fatta un frocio!". La parola omosessuale è l'unica (prima di gay), fra tutte quelle indicanti le persone attratte dalle persone dello stesso sesso, a non essere nata con intenti offensivi o denigratori. Altri sinonimi dei succitati fròcio (di origine romana) e finòcchio (di origine toscana: lo usa, ad esempio, anche Giuseppe Prezzolini ai primi del Novecento; ma non mancano adattamenti locali come fenocio nel Basso Veneto e fnòč nel Modenese e nel Parmense), usati nel linguaggio comune e tutti anch'essi di segno peggiorativo, ma aventi perlopiù diffusione regionale o comunque subnazionale, sono, da Nord a Sud: cupio (in Piemonte, praticamente sconosciuto fuori dalla regione subalpina) culattòn/culatùn/culat(t)òne/cù(l)o/cuatòn o persino cu(l)a (femminile di culo), nei dialetti della Lombardia e del Triveneto e in genere dell'Italia del nord); buliccio (in Liguria, soprattutto a Genova); buso o busone (in Emilia Romagna, soprattutto a Bologna e in Romagna), busòn in Veneto e bucaiolo (in Toscana) (tutti derivanti da "buco", con evidente allusione all'orifizio anale); partendo da "orecchione" abbiamo recchione/ricchione/recchia (nell'Italia meridionale, soprattutto nella zona di Napoli, ma ormai in uso informale anche nel centro-nord Italia, soprattutto nella versione ricchiòne e - in Veneto - recia o reciòn); aricchiuni in Sicilia; jarrusu o (g)arrusu in lingua siciliana, soprattutto nella Sicilia occidentale (Arruso è il titolo di un documentario del 2000 dei registi palermitani Ciprì e Maresco, dedicato allo scrittore, poeta e regista omosessuale Pasolini), a Palermo si usa la parola "matellu", mentre a Catania prevale puppu (da "polpo"); caghineri, caghino, cagosu,pivellu "frosciu","paraguru" in lingua sarda; checca (omosessuale passivo, femmineo, effeminato), di origine toscana ma ormai diffusosi in tutta Italia, soprattutto nel centro-nord; termini ormai desueti come buggerone e bardassa (quest'ultimo termine designava specialmente un prostituto, puttano, cinedo); denominativi espliciti e fortemente volgari quali succhiacazzo/ciucciacazzi, ciucciapiselli, sucaminghie/sucaminchia, culorotto, rottinculo e piglia(i)nculo (nel romanzo di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta, un boss mafioso divide l'umanità in "uomini, mezzi uomini, ominicchi, piglianculo (con rispetto parlando) e quaquaraquà"). fenoli (pl. fenói) e difetôs (inv.) della lingua friulana;
Record aggiornato il: 2021-11-25T04:36:20.045Z