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Autore principale: Bandel Dragone, Francesca
Serie: Il cinema dei Fratelli Marx ; 1
Il cinema (dal greco antico κίνημα, -τος "movimento") è l'insieme delle arti, delle tecniche e delle attività industriali e distributive che producono come risultato commerciale un film. Nella sua accezione più ampia la cinematografia è l'insieme dei film che, nel loro complesso, rappresentano un'espressione artistica che spazia dalla fantasia, all'informazione, alla divulgazione del sapere. La cinematografia viene anche definita come la settima arte, secondo la definizione coniata dal critico Ricciotto Canudo nel 1921, quando pubblicò il manifesto La nascita della settima arte, prevedendo che la cinematografia avrebbe unito in sintesi l'estensione dello spazio e la dimensione del tempo. Fin dalle origini, la cinematografia ha abbracciato il filone della narrativa, diventando la forma più diffusa e seguita di racconto.
I fratelli Marx (Marx Brothers) fu il gruppo comico formato dai cinque fratelli Marx (anche confusi con Marks, per cui entrambe le notazioni, essendo omofoniche, sono valide), attori di vaudeville e di cinema statunitensi di origine ebraica. Negli Stati Uniti, i fratelli Marx sono tra i comici più amati di tutti i tempi, per l'umorismo sferzante e sopra le righe con cui hanno bersagliato l'uomo, la società, e tutte le ipocrisie che da essi scaturivano. I fratelli Marx hanno rappresentato l'urlo liberatorio dell'uomo medio, concretizzando quella lotta che egli avrebbe voluto fare contro la società vanagloriosa, le ipocrite convenzioni e le tronfie istituzioni. Essi scherniscono il tutto grazie ad un umorismo anarchico e surreale. L'American Film Institute li ha inseriti al ventesimo posto tra le più grandi star maschili statunitensi della storia del cinema.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
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