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Autore principale: Bertini, Emma
Il giapponese (日本語 Nihongo?) è una lingua parlata in Giappone e in numerose aree di immigrazione giapponese. Insieme alle lingue ryūkyūane forma la famiglia linguistica delle lingue nipponiche. Poco si conosce della preistoria della lingua, o di quando essa apparve per la prima volta in Giappone. I documenti cinesi del III secolo registravano alcune parole giapponesi, ma testi sostanziali non apparvero prima dell'VIII secolo. Durante il periodo Heian (794-1185), il cinese ebbe considerevole influenza sul vocabolario e sulla fonologia del giapponese antico. Il giapponese tardomedio/tardo giapponese medio (1185–1600) vide cambiamenti nelle caratteristiche che lo portarono più vicino alla lingua moderna, nonché la prima apparizione di prestiti linguistici europei. Il dialetto standard si spostò dalla regione di Kansai alla regione di Edo (la moderna Tokyo) nel periodo del Primo giapponese medio (inizio del XVII secolo-metà del XIX secolo). In seguito alla fine nel 1853 dell'isolamento autoimposto del Giappone, il flusso dei prestiti linguistici dalle lingue europee aumentò significativamente. I prestiti linguistici inglesi in particolare sono diventati frequenti e le parole giapponesi con radici inglesi sono proliferate. Dal punto di vista filogenetico il giapponese si considera solitamente una lingua isolata, per l'impossibilità di ricostruire con sicurezza la sua origine. Alcune delle teorie proposte ipotizzano che il giapponese possa avere origini comuni con la lingua ainu (parlata dalla popolazione indigena Ainu tuttora presente nell'isola di Hokkaidō), con le lingue austronesiane oppure con le lingue altaiche. Le ultime due ipotesi sono attualmente le più accreditate: molti linguisti concordano nel ritenere che il giapponese sarebbe costituito da un substrato austronesiano a cui si è sovrapposto un apporto di origine altaica. Evidenti sono le somiglianze sintattiche e morfologiche con il coreano, trattandosi di lingue agglutinanti (che formerebbe con il giapponese il gruppo macro-tunguso), da cui differisce sul piano lessicale. Vari studiosi utilizzano il termine protogiapponese per indicare la protolingua di tutte le varietà delle lingue moderne del Giappone, ovvero la lingua moderna giapponese, i dialetti del Giappone e tutte le forme di lingua parlata nelle isole Ryukyu. Dal punto di vista tipologico il giapponese presenta molti caratteri propri delle lingue agglutinanti del tipo SOV, con una struttura "tema-commento" (simile a quella del coreano). La presenza di alcuni elementi tipici delle lingue flessive ha spinto tuttavia alcuni linguisti a definire il giapponese una lingua "semi-agglutinante".
La lingua norrena è una lingua germanica evolutasi dalla lingua proto-norrena successivamente al VII secolo e usata dagli abitanti della Scandinavia e delle loro colonie oltremare durante tutta l'era vichinga. La maggior parte dei testi a noi pervenuti risalgono al cosiddetto periodo scandinavo antico della lingua islandese (1050-1350); lingua evolutasi dal norreno successivamente alla colonizzazione dell'Islanda nel IX secolo. L'evoluzione di questa lingua islandese è il dialetto norreno occidentale, via di mezzo fra l'antico islandese e l'antico norvegese. Tuttavia, esisteva anche un dialetto molto simile denominato norreno orientale, parlato in Danimarca e in Svezia nonché nei loro insediamenti extraterritoriali. Inoltre, non c'era una separazione territoriale ben definita fra le due varianti di questo idioma. Fino al XIII secolo, queste varianti erano considerate dalla popolazione un linguaggio unico chiamato dansk tunga (nel dialetto orientale) o dǫnsk tunga (nel dialetto occidentale). Questi autonimi si traducono letteralmente con "lingua danese". Il norreno aveva un rapporto di mutua intelligibilità con l'antico inglese e anche l'antico sassone e altre lingue parlate nella Germania settentrionale. Gradualmente è evoluto in queste lingue moderne: islandese, faroese, norvegese, danese e svedese. Per questo, nella forma scritta, il norreno è comprensibile per coloro che parlano l'islandese moderno; tuttavia, specialmente nella pronuncia dei fonemi vocalici, è cambiato molto. Anche il faroese presenta molte somiglianze con questa lingua morta ma è stato molto influenzato dal danese, dal norvegese e dal gaelico scozzese.
L'inglese (in inglese English, /ˈɪŋglɪʃ/) è una lingua indoeuropea appartenente al ramo occidentale delle lingue germaniche, assieme all'olandese, all'alto e basso tedesco e al frisone. Conserva ancora un'evidente parentela col basso-tedesco continentale. Secondo alcuni studiosi scandinavi, l'inglese, almeno dalla sua fase media, è invece più affine alle lingue germaniche settentrionali (scandinave) che non a quelle continentali. Ogni Paese o territorio in cui l'inglese è parlato come lingua madre viene detto anglofono. È la prima lingua più parlata al mondo per numero di parlanti totali (nativi e stranieri) ed è la terza per numero di parlanti madrelingua (L1) totali (la prima è il cinese).
I verbi servili (o modali), funzionano normalmente come verbi ausiliari. Come le copule i verbi servili sono una classe ristretta e piccola. La loro caratteristica sintattica più importante è l'espansione ad infinito puro, quindi la proprietà di precedere immediatamente il verbo all'infinito. In unione con l'infinito di un altro verbo modificano il loro significato. I verbi servili sono quelli che reggono l'infinito di un altro verbo, attribuendo all'azione una specifica modalità. I verbi servili esprimono p.e. desiderio, proposito, possibilità, permesso, capacità o necessità. In Italiano i verbi servili classici sono dovere, potere, volere più sapere (nel senso di 'essere capace' 'essere in grado di'). Esempi: necessità, obbligo: Devo finire gli esercizi. possibilità: Posso venire alle 9. volontà: Voglio andarmene velocemente. capacità: So contare fino a mille in inglese.Quali siano i verbi modali di una lingua è sempre questione discussa, il che si rispecchia in italiano nella domanda se sapere sia o no un verbo modale.
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