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Autore principale: Salomoni, Antonella
Serie: XX secolo
Serie: Collana ventesimo secolo
Serie: Collana XX Secolo
Serie: Collana XX secolo / a cura di Gabriele Turi
Serie: Collana XX secolo / a cura di Gabriele Turi
Serie: Collana XX secolo
Serie: Collana XX Secolo
Serie: Collana XX Secolo
Serie: Collana XX secolo
Serie: Collana XX secolo
La rivoluzione ucraina del 2014 ha avuto luogo dopo una serie di episodi di violenza nella capitale di Kiev culminata con la cacciata dell'allora presidente dell'Ucraina, Viktor Janukovyč.Questa fu immediatamente seguita da una serie di cambiamenti in rapida successione nel sistema socio-politico dell'Ucraina, tra cui l'installazione di un nuovo governo ad interim, il ripristino di una versione precedente della costituzione, l'appello a tenere elezioni presidenziali improvvisate in pochi mesi oltre all'abolizione della lingua russa. Dopo una prima rivoluzione, vale a dire la "rivoluzione arancione" del 2004, l'Ucraina era stata impantanata da anni di corruzione, cattiva gestione, mancanza di crescita economica, svalutazione della moneta, e l'incapacità di ottenere finanziamenti dai mercati pubblici. Per questa ragione, Janukovyč ha cercato di stabilire relazioni più strette con l'Unione europea e la Russia al fine di attrarre il capitale necessario per mantenere il livello di vita dell'Ucraina senza compromettere la popolazione locale in modo significativo. Una di queste misure fu un accordo di associazione con l'Unione europea, che avrebbe fornito all'Ucraina fondi contingenti per diverse riforme in quasi tutti gli aspetti della società ucraina e di rompere i suoi legami economici con la Russia. Janukovyč, in un primo momento, considerò le contingenze per essere onesti, ma alla fine si rifiutò di firmare l'accordo considerandolo troppo austero e dannoso per l'Ucraina. Oltre a ciò, l'UE chiese la liberazione di Julija Tymošenko, che era in carcere, come una condizione incidentale di accordo di associazione con l'Unione europea. Pertanto, Janukovyč firmò un trattato con la Russia, che invece scatenò disordini civili a Kiev che alla fine portarono a violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine in circostanze poco chiare. Mentre le tensioni aumentavano, Janukovyč lasciò il Paese e non tornò. La Russia ha accusato gli Stati Uniti e l'UE di finanziamento e direzione della rivoluzione.Dopo la rivoluzione del 2014, la Russia ha rifiutato di riconoscere il nuovo governo ad interim, chiamando la rivoluzione un colpo di Stato e ha preso il controllo della penisola di Crimea in Ucraina. Internamente, il governo ad interim di nuova nomina in Ucraina ha finito per firmare l'accordo di associazione con l'UE di cui sopra e si è impegnato ad adottare le riforme nel suo sistema giudiziario e politico, così come nelle sue politiche finanziarie ed economiche, al fine di rispettare i requisiti stabiliti nell'accordo. Il governo ad interim ha inoltre adottato ulteriori provvedimenti, poiché dopo la rivoluzione non era in grado di soddisfare diversi punti dell'accordo e aveva bisogno di investimenti esteri. Gli investimenti stranieri provenivano dal Fondo Monetario Internazionale in forma di prestiti per un importo di oltre 18 miliardi di dollari subordinando le riforme ucraine adottate in quasi tutti gli aspetti della società, tra cui un aumento di prezzo dell'offerta interna del gas al prezzo globale. La rivoluzione venne seguita da proteste nelle sue regioni sud-orientali, una disputa con la Russia a seguito del suo intervento militare con occupazione seguita da annessione della Crimea e Sebastopoli alla Federazione russa, e la quantità delle truppe russe in prossimità delle frontiere dell'Ucraina. Secondo i dati dei sondaggi di GfK prese tra il 4 e il 18 marzo in tutte le regioni d'Ucraina (compresa la Crimea), il 48% degli ucraini sosteneva il cambiamento di potere mentre il 34% vi si opponeva. Nelle regioni meridionali ed orientali la rivoluzione era sostenuta da solo il 20% della popolazione, mentre il 57% o più della popolazione nel resto del paese sosteneva il cambiamento di governo. Inoltre, solo il 2% degli intervistati ha dichiarato totalmente o parzialmente attendibile l'ex presidente Viktor Janukovyč.
L’intervento alleato nella rivoluzione russa si concretizzò in una spedizione militare lanciata nel 1918, verso la fine della prima guerra mondiale, allo scopo di modificare le sorti della guerra civile russa a favore delle forze anti-comuniste. Le operazioni, a cui parteciparono 14 nazioni, iniziarono subito dopo la fine della guerra in Europa ma fin dall'inizio furono caratterizzate da scarso coordinamento, assenza di una strategia condivisa e mancanza di sostegno da parte dell'opinione pubblica.
L'Impero russo (in russo: Российская империя, Rossijskaja imperija), spesso indicato anche come Russia imperiale, fu l'organismo statale che per volontà di Pietro I il Grande (1682–1725) governò la Russia zarista dal 1721 fino alla forzata abdicazione di Nicola II (1894–1917) a seguito della rivoluzione di febbraio del 1917. Venne preceduto dal regno degli zar moscoviti e seguito dall'Unione Sovietica. Tutti gli zar dell'impero appartennero alla famiglia dei Romanov. Dal punto di vista territoriale fu il terzo Stato più esteso della storia: nel 1790 si estendeva su tre continenti (Europa, Asia e Nord America), confinando tanto con la Prussia quanto con la provincia del Canada (Impero britannico), affacciandosi sia sul mar Baltico che sull'oceano Pacifico. La superficie era di 23,7 milioni di km² (22,8 nel 1866), circa 1⁄6 di tutte le terre emerse del pianeta. Economicamente l'impero era pesantemente legato all'agricoltura, con una bassa produttività ed una forte presenza di servitù della gleba sino a quando questa non venne abolita definitivamente nel 1861. L'economia col tempo seppe industrializzarsi con l'aiuto di investimenti stranieri nelle ferrovie e nelle fabbriche. La terra venne perlopiù governata dalla nobiltà locale (boiardi) dal X al XVII secolo e formalmente era governata dall'imperatore (zar). Lo zar Ivan III (1462–1505) preparò il terreno per accogliere le riforme dei secoli successivi: egli triplicò il territorio del suo Stato, pose fine alla dominazione dell'Orda d'oro, rinnovò il Cremlino di Mosca e fondò le principali istituzioni dello stato russo. Lo zar Pietro il Grande (1682–1725) combatté numerose guerre e costruì un impero moderno e forte al punto da imporsi come una tra le maggiori potenze europee della sua epoca. Egli spostò la capitale da Mosca alla sua nuova città di San Pietroburgo e rimpiazzò i tradizionali e medievali modelli sociali e politici con un sistema razionalista ispirato al modello occidentale. Caterina la Grande (1761–1796) regnò durante l'epoca d'oro della Russia: ella si preoccupò di espandere rapidamente la nazione con la conquista, la colonizzazione e la diplomazia. Continuò l'opera di modernizzazione introdotta da Pietro il Grande seguendo linee europeiste. Lo zar Alessandro II (1855–1881) promosse numerose riforme tra cui quella relativa all'emancipazione di 23 milioni di servi nel 1861. La sua politica nell'Europa orientale fu quella di proteggere i locali cristiani ortodossi che si trovavano a vivere sotto il governo dell'Impero ottomano. Questo coinvolgimento ed altri portarono la Russia a entrare nella prima guerra mondiale nel 1914 e a schierarsi con Francia, Gran Bretagna e Serbia contro Germania, Austria e Impero ottomano. La Russia rimase una monarchia assoluta sino alla rivoluzione del 1905 e quindi divenne una monarchia costituzionale. L'impero collassò durante la rivoluzione di febbraio del 1917 in gran parte a causa della fallimentare partecipazione dello stato alla Grande guerra.
Con storia del comunismo si intende l'insieme di studi storici riguardanti le teorie, i fatti, gli eventi legati al comunismo, inteso sia come movimento ideologico e politico, sia come forma di governo e di Stato dei paesi dove alcune forme di comunismo sono state prese a modello. Nonostante gli eventi più significativi e rilevanti risalgano alla storia della modernità, l'aspirazione a creare una società egualitaria ha origini assai più lontane e ha dato vita nel corso dei secoli a teorie che nel tempo hanno assunto connotazioni e realizzazioni differenti suscitando consensi e critiche di ogni genere. Tali connotazioni spesso notevolmente divergenti sono comunque collegate con la visione utopica di una società di tipo egalitario, e le applicazioni pratiche di tale ideale spesso sono entrate in conflitto anche violento tra loro, non solo nelle ottocentesche contrapposizioni tra le categorie marxiane di socialismo utopistico e socialismo scientifico, dimostrando un ampio spettro politico del concetto comunistico.
La rivoluzione russa (in russo: Великая русская революция, Velíkaja rússkaja revoljúcija, "Grande rivoluzione russa") è stato un evento sociopolitico, avvenuto in Russia nel 1917, che portò al rovesciamento dell'Impero russo e alla formazione inizialmente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e, nel 1922, in seguito alla guerra civile russa, dell'Unione Sovietica; fu un tentativo di applicazione delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels. All'inizio del 1917 l'Impero russo, che da tre anni combatteva nella prima guerra mondiale come membro della Triplice intesa, era stremato: le perdite ammontavano a più di sei milioni tra morti, feriti e prigionieri e tranne alcune vittorie sul fronte austriaco, ormai vanificate dagli eventi, la Russia aveva subìto una grave serie di sconfitte che avevano comportato la perdita della Polonia, di una parte di Paesi Baltici e dell'Ucraina, portando così il fronte all'interno dei suoi stessi confini, mentre le condizioni del popolo si aggravavano fortemente. Il regime zarista, chiuso a riccio nella difesa del principio dell'autocrazia, aveva ormai perso del tutto il contatto con la realtà della Russia, al punto che anche molti degli elementi conservatori delle classi tradizionalmente alleate del regime stavano prendendo coscienza che solo un'uscita di scena dello zar Nicola II avrebbe permesso loro di mantenere il controllo dello Stato. A Pietrogrado scoppiò la rivolta con la rivoluzione di febbraio e il 2 marzo (calendario giuliano) Duma e soviet di operai e soldati si accordarono per la deposizione dello zar, e l'istituzione di un governo provvisorio formato da cadetti, menscevichi e socialisti rivoluzionari. Si formò il governo provvisorio di Georgij Evgen'evič L'vov, che indusse Nicola II ad abdicare. Mentre lo zar e la sua famiglia venivano arrestati, nel Paese si formarono due poteri: quello del governo provvisorio, e quello dei Soviet, formato da delegati eletti compresi i bolscevichi. Contemporaneamente si diffuse in tutto il paese il disfattismo nazionale, segno della crescente stanchezza verso la guerra. Il leader bolscevico Lenin, tornato dall'esilio sostenne la necessità di trasformare la rivoluzione borghese di febbraio in Rivoluzione Proletaria, guidata dai Soviet e che mirava alla instaurazione di una società comunista. Nell'ottobre i bolscevichi occuparono i punti nevralgici della capitale dando vita alla rivoluzione d'ottobre. La vittoria dei bolscevichi portò al rovesciamento del Governo provvisorio russo e alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, governata dal Consiglio dei commissari del popolo. Dal 1917 al 1921 esplose la guerra civile russa che avrebbe visto la vittoria dell'Armata Rossa (bolscevichi) sull'Armata Bianca (contro-rivoluzionari) e ciò portò nel 1922 all'istituzione dell'Unione Sovietica.
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