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Pubblicazione: Firenze : tip. Fumagalli, 1847
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, LAT, Paese: IT
Fa parte di: Gli Evangelj secondo s. Matteo, s. Marco, s. Luca, e s. Giovanni
Le lettere di Paolo sono tredici testi del Nuovo Testamento attribuiti dalla tradizione all'apostolo Paolo di Tarso. In esse Paolo scrive a varie comunità da lui fondate o visitate nei suoi viaggi apostolici; alcune lettere sono inoltre dedicate a persone a lui care. In passato la Chiesa cattolica attribuì a Paolo di Tarso la Lettera agli Ebrei, nella quale non è indicato il nome dell'autore; tale lettera è oggi ritenuta, pressoché unanimemente, essere di un altro autore. Si sono inoltre conservate alcune lettere che affermano di essere state scritte da Paolo ma che sono ritenute apocrife dalla maggioranza degli esegeti.
La lettera a Tito è uno dei testi del Nuovo Testamento, attribuita a Paolo di Tarso e rivolta al suo discepolo Tito. Oggi la maggioranza degli studiosi ritiene comunque che questa lettera non sia opera diretta di Paolo, ma sia piuttosto riconducibile a una tradizione a lui successiva<re. Tito era un greco, compagno e collaboratore di Paolo (Galati 2,1-3, Seconda lettera ai Corinzi 8,23); forse fu battezzato dallo stesso Paolo, che perciò lo chiama figliolo verace secondo la fede comune (1,4). Dovette ben presto segnalarsi tra i cristiani più zelanti e aperti, se l'Apostolo lo portò, insieme a Barnaba, al Concilio di Gerusalemme (49.50 d.C.), dove prevalse la linea di libertà dalla legge mosaica sostenuta da Paolo. Tito appare nella lettera come il responsabile della comunità cristiana di Creta. Non sappiamo con precisione quando Paolo abbia evangelizzato l'isola di Creta. In At 27,8-9 si parla di una sosta dell'apostolo a Creta per un tempo notevole, nell'occasione del suo viaggio a Roma dopo l'appello a Cesare; potrebbe darsi che già allora egli abbia predicato il Vangelo. Certamente, però, S. Paolo è stato a Creta anche un'altra volta, e precisamente quando vi lasciò Tito affinché completasse l'opera avviata: questo dovrebbe essere avvenuto dopo la liberazione dalla prima prigionia romana (64 d.C.). Stando al versetto 3,12, potrebbe esser stata scritta da Nicopoli in Epiro; quasi sicuramente, in ogni caso, dalla Macedonia. A seconda dell'ipotesi adottata - opera diretta di Paolo o pseudoepigrafia - cambia sensibilmente la datazione della composizione. L'oggetto dell'epistola sono la sana dottrina e le buone opere che ne conseguono.
La Lettera dello Pseudo-Tito è una lettera attribuita a Tito, discepolo di Paolo, e diretta a una comunità monastica di uomini e donne e incorsi in rapporti sessuali tra loro. In generale, loda la vita di castità e condanna ogni tipo di attività sessuale come peccaminosa. È un testo apocrifo che sopravvive principalmente nel Codex Burchardi, manoscritto risalente al VIII secolo e scoperto nel 1896 tra le omelie di Cesario di Arles. Si dice che questi cerchi si trovino nel movimento encratico del V secolo, originatosi in Spagna, che sorse sulla scia del vescovo spagnolo Priscilliano. Il testo latino contiene molti solecismi che hanno avuto origine per via di un autore che non conosceva il latino e nemmeno il greco. La lettera contiene un centinaio di citazioni dall'Antico Testamento, dal Nuovo Testamento e da altri scritti apocrifi; Pseudo-Tito cita con più frequenza i Salmi, Ezechiele, i Vangeli, la prima e la seconda lettera ai Corinzi, la lettera ai Galati e l'Apocalisse, tuttavia, le sue citazioni sono diverse e alcune rimangono sconosciute. La storia di Pietro che benedice la figlia di un giardiniere ha attirato l'attenzione degli studiosi biblici poiché potrebbe derivare da una parte perduta degli Atti di Pietro e ha generato discussioni sull'influenza apostolica sulla vita familiare tra i primi cristiani. L'epistola potrebbe contenere un'altra storia perduta, tratta in questo caso dagli Atti di Andrea, che racconta che l'apostolo Andrea partecipi a un matrimonio per insegnare il celibato agli uomini e alle donne lì presenti.
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