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Montevarchi è un comune italiano di 23 880 abitanti della provincia di Arezzo in Toscana.
Il Palazzo Littorio, attualmente Palazzo delle Imposte è un interessante esempio di architettura del XX secolo situato in piazza Garibaldi 2 a Montevarchi.
L'ospedale del Valdarno - "Santa Maria alla Gruccia" si trova in piazza del Volontariato 1 a Montevarchi. Costituisce un monoblocco ospedaliero gestito dal Servizio sanitario della Toscana (ex AUSL 8 di Arezzo, ora Azienda Usl Toscana Sud-Est) nato dall'unificazione degli ospedali "della Misericordia" di Montevarchi, "Alberti" di San Giovanni Valdarno e dell'"ospedale ed ambulatorio della Misericordia" di Terranuova Bracciolini. L'edificio, che occupa 11 ettari di terreno, si sviluppa in modo orizzontale su un fronte lineare, orientato verso la strada statale 69 di Val d'Arno, della lunghezza di 300 metri e si articola su quattro piani, qui chiamati livelli. All'interno della struttura è presente una pista per l'elisoccorso, direttamente collegata con i locali della terapia intensiva e rianimazione. È presente una postazione del 118 Arezzo soccorso dotata di un'automedica che copre l'area del Valdarno aretino.
Benedetto Varchi (Firenze, 19 marzo 1503 – Firenze, 18 dicembre 1565) è stato un umanista, scrittore e storico italiano.
Il Ponte Leonardo attraversa il fiume Arno tra Montevarchi e Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo. Il ponte, lungo 495 metri, fa parte del lotto 1 della variante alla strada regionale 69 che ha richiesto complessivamente un investimento di 57 milioni di euro, di cui oltre 43 messi a disposizione dalla Regione Toscana. L'opera è stata realizzata nell'ambito del Programma pluriennale degli investimenti sulla viabilità regionale ed è stata progettata dallo studio Carlos Fernandez Casado di Madrid.
L'architettura Liberty in Italia si affermò inizialmente come «arte nuova» o, secondo il giornalista torinese Enrico Thovez, «arte floreale», questo nuovo stile stupì per essere così «fedelmente naturalistico e nella sostanza nettamente decorativo». A seguito delle edizioni dell'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna, Torino vide il crescente proliferare di questo nuovo stile in ambito prevalentemente architettonico, celebrando una sorta di «rinascimento delle arti decorative», avvalendosi di contributi dei maggiori autori dell'epoca come Raimondo D'Aronco e il torinese Pietro Fenoglio che si affermò per sua proficua attività di ingegnere e che fece del liberty torinese uno degli esempi più fulgidi e coerenti del variegato panorama architettonico italiano del tempo.L'Art Nouveau in architettura e design degli interni superò lo storicismo eclettico che permeava l'età vittoriana. Gli artisti dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono alcuni tra gli elementi del Rococò, come le decorazioni a fiamma e a conchiglia, al posto dei classici ornamenti naturalistici vittoriani. Prediligevano invece la Natura per fonte di ispirazione ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con l'aggiunta di alghe, fili d'erba, insetti. In definitiva il carattere più rivoluzionario della ricerca architettonica fu la completa rinuncia all'ordine architettonico che nonostante alcuni sperimentalismi aveva conservato per tutto il XIX secolo il proprio ruolo dominante in tutto il panorama architettonico, non soltanto accademico. Tale rinuncia ebbe un carattere permanente e continuerà nel protorazionalismo e nel razionalismo. Nel contesto nazionale questa nuova corrente, che in seguito assunse anche il nome di «stile floreale», non si consolidò mai in una vera e propria scuola italiana di riferimento, ma si affermò, seppur con un lieve ritardo rispetto ai maggiori paesi europei, vivendo il suo massimo splendore nei primissimi anni del Novecento. Nella sua prima decade, infatti, si può parlare di liberty, termine che infine si affermò più diffusamente nel complessivo e variegato panorama nazionale e derivante dai celebri magazzini londinesi di Arthur Lasenby Liberty.Il liberty, dunque, trovò nell'architettura il suo maggior successo, lasciando ai posteri una delle testimonianze più durature. Tuttavia la primordiale vocazione populistica del liberty andò scemando, l'ideale di un «socialismo della bellezza» andò evolvendosi in un ricco trionfo di motivi floreali, nervature filiformi, ardite decorazioni metalliche di chiara ispirazione fitomorfa ma divenne presto soltanto un privilegio delle classi sociali più abbienti. Il successo di questa corrente stilistica e la varia tipologia di edifici che sorse nei primi decenni del Novecento, valse a Torino il titolo di «capitale italiana del liberty» guadagnando, con tutta probabilità, la maggior concentrazione di edifici liberty in Italia tant'è vero che ancora oggi si possono percepire cospicue testimonianze architettoniche di quell'epoca. Altri esempi di liberty in Italia sono visibili in Palermo, Milano, Napoli, Genova, La Spezia, Bologna, Pescara, Avezzano, Cagliari (Crescentino Caselli), Olbia (Bruno Cipelli, sostenuto dai nobili Colonna di Ponza).
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