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Comprende:
La donna di troppo
Gli occhi di Sara
I bastardi vanno all'inferno
Prato all'inglese
Ombra
Alba nera
L'angelo di Castelforte
Bassa marea
I cani di strada non ballano
Il cinese
La città è dei bianchi
Un colpo al cuore
Con l'arte e con l'inganno
Le cose innominabili
La danza del Gorilla
I delitti della gazza ladra
Detective in cerca d'autore
Di punto in bianco
Di rosso e di luce
Dove crollano i sogni
E verrà un altro inverno
Un'estate a Borgomarina
L'estate degli inganni
L'estate di Piera
Una famiglia perbene
Ferragosto
La fine è ignota
Fuoco
Le invisibili
Io sono l'Indiano
L'isola delle anime
Una lettera per Sara
Una lettera per Sara
Negli occhi di Marianne
Nel monastero di Crest
Gli occhi di Sara
Gli occhi di Sara
Le parole di Sara
Il pesatore di anime
Pessime scuse per un massacro
Un piede in due scarpe
Pizzica amara
Pizzica amara
Il pozzo della discordia
Ragione da vendere
La Regola di Santa Croce
Il sale sulla ferita
Il sangue dei padri
Sara al tramonto
Sbirre
La settima luna
Sorelle
Stella di mare
Lo stupore della notte
Lo stupore della notte
Superficie
Il tessitore
Tokyo
Tutta quella brava gente
L'ultima canzone del Naviglio
L'ultima volontà
L'uomo che dorme
Un volo per Sara
Il veneto (nome nativo vèneto, codice ISO 639-3 vec) è una lingua romanza parlata comunemente in Italia nord-orientale da poco più di due milioni di persone, che sono circa la metà dei parlanti nel mondo.Il veneto è parlato principalmente nella regione italiana del Veneto, ma anche nel Trentino, Friuli-Venezia Giulia, e alcune aree dell'Agro Pontino. La parte rimanente dei parlanti si trova all'estero, principalmente in Istria, Dalmazia, Montenegro, Slovenia e Romania (comunità italo-romene) e in località di emigrazione come l'Argentina, il Messico o gli Stati brasiliani del Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paraná e Espírito Santo.Essendo, di fatto, un continuum dialettale non normalizzato, secondo il linguista Michele Loporcaro il veneto è un "dialetto romanzo primario" all'interno delle lingue neolatine (quindi non in quanto dialetto della lingua italiana, ma come lingua che deriva dal latino, contrapposta e in parte subordinata a quella dello Stato).
La storia della letteratura italiana inizia nel XII secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie. Il Ritmo laurenziano è la prima testimonianza di una letteratura in lingua italiana. Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario di cui sia noto l'autore è considerato il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale. Queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita da Dante nel suo “De vulgari Eloquentia”). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale. Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua che pur nata verso il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nel XIII secolo.
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