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Autore principale: Homerus
I Lotofagi (in greco antico Λωτοφάγοι lotophágoi, da λωτός lotós "loto, frutto del Nordafrica" e φαγεῖν phageîn "mangiare") sono un popolo mitico presente nell'Odissea. Il loro paese dovrebbe andar ricercato sulle coste della Cirenaica. Una tradizione — sostenuta e amplificata dall'industria del turismo — individua in Djerba, nel sud tunisino, l'"isola dei Lotofagi". Diverse carte nautiche antiche riportano l'isola col nome di Lotophagitis. Nel IX libro dell'Odissea (vv. 82-102), si narra come Ulisse approdasse presso questo popolo dopo nove giorni di tempesta, che colse lui e i suoi uomini presso Capo Malea, spingendoli oltre l'isola di Citera. I Lotofagi accolsero bene i compagni di Ulisse e offrirono loro il dolce frutto del loto, unico loro alimento che però aveva la caratteristica di far perdere la memoria (oblio), per cui Ulisse dovette imbarcare i compagni a forza e prendere subito il largo per evitare che tutto l'equipaggio, cibandosi di loto, dimenticasse la patria e volesse fermarsi in quella terra (nell'Odissea si dice fosse su un'isola). Oltre all'Odissea, Erodoto è la seconda fonte importante sui Lotofagi. Secondo Erodoto i Lotofagi abitano il promontorio davanti al paese di Gindani. Vivono del frutto del loto grande all'incirca quanto quello del lentisco, ma per dolcezza assai simile al frutto della palma. Da tale frutto i lotofagi ricavano anche un vino inebriante. La localizzazione dei lotofagi ha sempre creato pareri discordi ed è stata oggetto di ricerca non solo per i geografi, ma anche per i botanici. Alcuni pensano che i lotofagi omerici siano frutto di fantasia, altri un popolo di origine africana probabilmente tunisino. Nelle Storie di Erodoto, il loto descritto differisce da quello egiziano che spuntava in occasione delle inondazioni del Nilo. Esso era distinto in due specie: Il “Nelumbo” di derivazione indiana. La “Ninfacea” tipicamente egiziana.Il loto del IV libro di Erodoto corrisponde alle caratteristiche dello Ziziphus Vulgaris, ovvero l’albero di Giuggiolo, spinoso, le cui bacche essendo presenti in abbondanza tra la Sirte e il lago Tritone, rappresentavano il cibo base di alcune tribù del Nord Africa. Va detto che Erodoto non fa alcun cenno agli effetti oblianti di cui parla Omero. Parla però di un vino ricavato dal frutto, di sapore dolcissimo. Esso andava consumato nell'arco di due o tre giorni. Cultura Moderna Nel libro di Rick Riordan "Percy Jackson e il mare dei mostri" Percy e il suo fratello ciclope Tyson li combattono nei primi capitoli del volume.
Ulisse (dal latino Ulixēs, -is), oppure Odisseo (pronunciato [odisˈsεːo] o alla latina [oˈdisseo]; in greco antico: Ὀδυσσεύς [odysse͜ús]), è un personaggio della mitologia greca. Originario di Itaca, detta la terra del sole, e figlio di Laerte, è uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Iliade e nell'Odissea, l'opera letteraria che lo ha come protagonista e che da lui prende il nome.
L'aristía è un termine narrativo che indica le gesta di un eroe, per le quali egli è stato degno di gloria. Il termine deriva dal greco ἀριστεία. L'aristía è un tema formulare tipico dei poemi dell'epica classica, in particolare dell'Iliade; si crede infatti che quest'opera sia stata creata da un'unione di aristíe di vari eroi. Esemplare è il caso del libro V: Diomede, un capo acheo di poca rilevanza negli altri libri, nel quinto è invece l'assoluto protagonista. Altri esempi sono l'aristía di Ettore nel libro VIII, quella di Agamennone nel libro XI, quella di Patroclo nel libro XVI, e quella di Achille nel libro XXI. Anche il libro XXII dell'Odissea, con l'uccisione dei proci da parte di Ulisse, è considerato un esempio di aristía. Nell'ambito della letteratura latina, si hanno vari esempi nell'Eneide: l'impresa dei troiani Eurialo e Niso nel libro IX, e quella dell'etrusco Mezenzio nel libro X. Particolare esempio di aristía 'negativa' è invece quella del centurione cesariano Sceva, narrata da Lucano nel libro VI della Farsaglia (vv. 138-262).
L'Odissea (in greco antico: Ὀδύσσεια, Odýsseia) è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti al poeta Omero. Narra delle vicende riguardanti l'eroe Odisseo (o Ulisse, con il nome latino), dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade. Assieme a quest'ultima, rappresenta uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo sia nella versione originale che nelle sue numerose traduzioni.
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