Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Autore principale: Michelozzi, Alfredo
La conferenza di pace di Parigi del 1919 fu una conferenza di pace organizzata dai paesi usciti vincitori dalla prima guerra mondiale, impegnati a delineare una nuova situazione geopolitica in Europa e a stilare i trattati di pace con le potenze centrali uscite sconfitte dalla guerra. La conferenza si aprì il 18 gennaio 1919 e durò fino al 21 gennaio 1920, con alcuni intervalli. Da questi trattati la cartina d'Europa uscì completamente ridefinita, in base al principio della autodeterminazione dei popoli, concepito dal presidente degli Stati Uniti d'America Woodrow Wilson, nel tentativo, in seguito rivelatosi fallace, di riorganizzare su base etnica gli equilibri del continente europeo. Nel tentativo di creare stati "etnicamente omogenei" sulle ceneri degli imperi multietnici di Austria-Ungheria e Turchia, furono riconosciuti Stati di recente formazione, quali la Cecoslovacchia (Prima Repubblica cecoslovacca) e la Jugoslavia (Regno dei Serbi, Croati e Sloveni), destinati ad alimentare nuove tensioni ed instabilità, oltre ad esodi e conflitti di popoli e nazioni. Il dibattito fu dominato dagli Stati Uniti, dalla Francia e dall'Inghilterra, mentre l'Italia, pur figurando tra le quattro grandi, ebbe un ruolo marginale. Alla conferenza parteciparono solo i paesi vincitori, a eccezione della Russia che si era ritirata.
La storia della Dalmazia riguarda il territorio dei Balcani occidentali che si affaccia sull'Adriatico. Ai tempi dei Romani per Dalmazia si intendeva una regione più ampia dell'attuale, che oggi è praticamente solo costiera.
L'espressione vittoria mutilata riassume i principi dell'Irredentismo e del revanscismo italiano del primo dopoguerra. Fu coniata nel 1918 da Gabriele D'Annunzio e adottata da nazionalisti, interventisti, e reducisti per denunciare la mancanza di tutti i compensi territoriali che ritenevano spettassero all'Italia dopo la prima guerra mondiale. Secondo Gaetano Salvemini la "Vittoria mutilata" fu un autentico mito politico, capace di catalizzare l'immaginario di parte della società e soprattutto dei reduci, ponendo le basi culturali e ideologiche del fascismo.
L'esodo giuliano dalmata, noto anche come esodo istriano, è un evento storico consistito nell'emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di nazionalità e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dall'Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, nonché di un consistente numero di cittadini italiani (o che lo erano stati fino poco prima) di nazionalità mista, slovena e croata, che si verificò a partire dalla fine della seconda guerra mondiale (1945) e nel decennio successivo. Si stima che i giuliani (in particolare istriani e fiumani) e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone. Il fenomeno, seguente agli eccidi noti come massacri delle foibe, coinvolse in generale tutti coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo comunista di Josip Broz Tito e fu particolarmente rilevante in Istria e nel Quarnaro, dove si svuotarono dei propri abitanti interi villaggi e cittadine. Nell'esilio furono coinvolti tutti i territori ceduti dall'Italia alla Jugoslavia con il trattato di Parigi e anche la Dalmazia, dove vivevano i dalmati italiani. I massacri delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata sono ricordati dal Giorno del ricordo, solennità civile nazionale italiana celebrata il 10 febbraio di ogni anno.
La Provincia di Zara fu una provincia italiana esistita in Dalmazia tra il 1923 e il 1944. La sua targa automobilistica era ZA. Tutta la costa dalmata fu occupata militarmente dal Regio Esercito in seguito alla resa dell'Impero Austro-ungarico il 4 novembre 1918. Dato che le trattative svoltesi a Versailles durante la Conferenza di pace non riuscirono a trovare un punto di equilibrio fra le parti, le decisioni definitive sul confine orientale furono rinviate un successivo dibattito bilaterale diretto col Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che sfociò poi nel Trattato di Rapallo (1920). Zara venne dunque annessa all'Italia tramite la legge nº1778 del 19 dicembre 1920, ma si dovette attendere il regio decreto legge nº54 del 18 gennaio 1923 per istituire la nuova e omonima provincia, che aveva un'estensione di soli 120 km². La neo costituita Provincia di Zara era la più piccola d'Italia e quella con meno comuni, avendone solo due: Zara e Lagosta. Nel 1938 la provincia aveva una superficie di 110,21 km² con una popolazione di 22.000 abitanti e una densità di 230 ab./km². Essendo stata istituita in epoca fascista, la provincia di Zara non ebbe mai un suo consiglio provinciale né un presidente della provincia. Con la seconda guerra mondiale e l'occupazione della Jugoslavia da parte delle Potenze dell'Asse, la Provincia di Zara cambiò confini durante il biennio 1941-1943. Con questo ampliamento, il suo territorio provinciale raggiunse una superficie di 3.179 km² e una popolazione di 211.900 abitanti distribuiti in 20 comuni, tra cui la città di Sebenico, che era la più popolata dato che superava anche Zara. Alla città di Zara fu incluso l'intero suo entroterra (costituendo così un'exclave), fino a quel momento jugoslavo, più le isole di fronte alla città, che passarono sotto sovranità italiana. Nell'occasione fu istituito il Governatorato della Dalmazia, che comprendeva anche la provincia di Spalato e la provincia di Cattaro, che furono costituite nell'occasione.
Alcune catalogazioni sono state accorpate perché sembrano descrivere la stessa edizione. Per visualizzare i dettagli di ciascuna, clicca sul numero di record
Record aggiornato il: 2025-09-12T04:10:10.708Z