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Autore principale: De Bartholomaeis, Vincenzo
Pubblicazione: Firenze : R. Bemporad e figlio, 1930
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La Provenza (Provence in francese, Prouvènço/Provença in provenzale) è un'antica provincia del sud-est della Francia, che si estende dalla riva sinistra del Rodano inferiore a ovest fino quasi all'attuale confine con l'Italia a est (la zona di Mentone, Sospello e la Valle Roia non ne fecero praticamente mai parte), e delimitata a sud dal Mar Mediterraneo. Corrisponde in gran parte all'odierna regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nel Medioevo l'importanza culturale di questa provincia era tale che molti autori, come Dante Alighieri, la citarono spesso nelle proprie opere: nella Divina Commedia, ad esempio, è menzionata svariate volte. È, insieme alla Linguadoca, l'unica regione francese che accolse importanti colonie greche e, in assoluto, quella che subì più intensamente il processo di romanizzazione, iniziato fin dalla seconda metà del II secolo a.C. e protrattosi per ben seicento anni. In Provenza si sviluppò, in età medievale, una civiltà raffinata, che si irradiò in gran parte d'Europa e che conobbe il suo punto algido a cavallo fra il XII e il XIII secolo. La Provenza è nota per la lavanda, pianta aromatica che è tradizionalmente coltivata in gran parte del territorio. La Regione costituisce infine una delle grandi mete del turismo internazionale, grazie alla mitezza del suo clima, alla bellezza del suo litorale, al fascino delle sue città d'arte e all'alto livello della sua cucina.
Il provenzale (in provenzale [pʀuveⁿsˈaw], ortografato prouvençau nella grafia mistraliana e provençau nella grafia classica) è un dialetto dell'occitano o lingua d'oc parlato essenzialmente in Provenza e in una parte del Gard. Vi è anche un movimento regionale, per il quale il provenzale è "una lingua a pieno titolo, vicino ma distinto dall'occitano della Francia" sud-occidentale.La parola provenzale serve anche a indicare la lingua d'oc nel suo insieme, in particolare nei dizionari di Honnorat e di Mistral o nelle opere di riferimento di Ronjat.
Il maestrale (in francese mistral, dall'antico provenzale maestral) è il vento che spira da nord-ovest. Tale direzione è indicata simbolicamente nella cosiddetta rosa dei venti. Vi sono due possibili etimologie di questo nome, a seconda che consideri la prassi romana di collocare la rosa dei venti al centro del Mediterraneo, o invece quella medievale che la posiziona sull'isola di Zante, in Grecia. In entrambi i casi la direzione nord-occidentale punta alla città più importante per chi ha dato il nome al vento: nel primo caso Roma, Magistra Mundi, oppure Venezia, la via maestra dal porto di origine. Più semplicemente esiste la possibilità che il vento è così detto perché è "il principale di tutti i venti", "il maestro della navigazione di questo mare Mediterraneo".
L'Occitania (in occitano Occitània [utsi'tanjɔ], [uksi'tanjɔ], secondo la norma classica, Óucitanìo secondo la norma mistraliana), o più raramente Pays d'Oc, è un'area storico-geografica dell'Europa, non delimitata da confini politici, sviluppatasi in una larga parte della Francia meridionale, e zone limitrofe nelle odierne Italia e Spagna. La sua caratteristica principale è linguistico-filologica, ovvero fondata sulla diffusione della lingua occitana, o lingua d'oc, evoluzione dell'occitano antico o provenzale. L'occitano non va però confuso né con il francoprovenzale (arpitano), né con il francese, sebbene tutte lingue d'origine romanza siano appartenenti al ramo galloromanzo. Queste lingue si consolidarono soprattutto durante la graduale latinizzazione della Gallia tardo-antica e altomedievale (dal IV al XII secolo circa), con locuzioni latine miste a termini franco-gallici. Oggi, queste varietà linguistiche risultano di particolare interesse filologico, e sono state riconosciute e affiancate alle lingue ufficiali di ogni nazione appartenente. La lingua occitana venne poi usata dalla poesia trobatorica, la composizione letteraria sorta nella regione d'Aquitania intorno all'XI secolo e, più tardivamente, diffusa in buona parte dell'Europa. A partire dal XV secolo circa, la distinzione geografica fu soprattutto linguistica, per differenziarla sia dalla lingua centro-orientale delle Alpi Graie, dove si parlava un francoprovenzale settentrionale detto arpitano, sia dalla estesa Francia centro-settentrionale, dove invece si parlava la lingua d'oïl, cioè la "madre" dell'attuale francese). Altre caratteristiche dell'Occitania risiedono in alcune tradizioni secolari come le musiche e le danze popolari.
La letteratura occitanica — talvolta ancora chiamata letteratura provenzale — si sviluppò nel sud della Francia con una produzione di liriche prevalentemente amorose in lingua d'oc e si svolse parallelamente alla produzione letteraria in lingua d'oïl che diede l'avvio alla letteratura francese. Essa nacque nelle ricche e raffinate corti feudali, in un ambiente di costumi detti per questo cortesi e canta soprattutto l'amore secondo quel modello che verrà teorizzato nel trattato De amore, scritto in prosa latina da Andrea Cappellano nella corte di Champagne verso il 1184. Nella lirica provenzale la donna amata viene rappresentata dai trovatori come castellana o signora (domina), l'amante come vassallo fedele, l'amore come servizio (omaggio e devozione assoluta). Si tratta quindi di un amore-vassallaggio, frutto evidente della mentalità feudale. L'amore cortese si basa sull'idea che amore e desiderio siano una cosa sola, e si realizza quindi nel mantenimento di una costante mezura, misura, distanza, tra desiderio di essere appagati e paura di suggellare in tal modo la scomparsa dello stesso: così si spiega quel sentimento complesso proprio dell'amore, fatto di sofferenza e piacere, di angoscia ed esaltazione. Per questa ragione, anche, esso non può realizzarsi dentro il matrimonio, e l'amore cortese è quindi adultero per definizione. Esso è desiderio fisico, ma soprattutto motivo di elevazione spirituale nell'uomo: serve a nobilitarne l'animo e non può esistere in un animo volgare, ma solo in un animo cortese, dando modo così all'amante vassallo (pertanto senza feudo) di raggiungere i propri signori, se non ad una parità nobiliare almeno spirituale. La lirica occitanica pertanto non rappresenta l'amore come una reale passione ma attraverso formule di alta astrazione. I poeti provenzali utilizzarono per la loro lirica una lingua costituita da un francese arcaico.
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