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Banditi a Orgosolo è un film del 1961 diretto e prodotto da Vittorio De Seta. Con lo stesso titolo è stato pubblicato nel 1975 un libro dell'antropologo Franco Cagnetta, prima edizione monografica del saggio apparso sulla rivista Nuovi Argomenti nel 1954 con il titolo "Inchiesta su Orgosolo". È il primo lungometraggio del regista siciliano. Presentato in concorso alla 22ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha vinto il premio Migliore Opera Prima.Il film si svolge in Barbagia ed è interpretato da pastori sardi, attori non professionisti. Era stato preceduto da due documentari girati da De Seta negli anni 1950: Un giorno in Barbagia e Pastori ad Orgosolo.
Banditi a Orgosolo è un film del 1961 diretto e prodotto da Vittorio De Seta. Con lo stesso titolo è stato pubblicato nel 1975 un libro dell'antropologo Franco Cagnetta, prima edizione monografica del saggio apparso sulla rivista Nuovi Argomenti nel 1954 con il titolo "Inchiesta su Orgosolo". È il primo lungometraggio del regista siciliano. Presentato in concorso alla 22ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha vinto il premio Migliore Opera Prima.Il film si svolge in Barbagia ed è interpretato da pastori sardi, attori non professionisti. Era stato preceduto da due documentari girati da De Seta negli anni 1950: Un giorno in Barbagia e Pastori ad Orgosolo.
Graziano Mesina, noto anche con lo pseudonimo di Gratzianeddu (Orgosolo, 4 maggio 1942), è un criminale italiano; è stato il più famoso esponente del banditismo sardo del dopoguerra. È conosciuto per le numerose evasioni (ventidue, di cui dieci riuscite) e per il suo ruolo di mediatore nel sequestro di Farouk Kassam.
Miguel Alberto Asencio Prados Ponte, meglio noto come Miguel Atienza (Madrid, 1941 – Orgosolo, 17 giugno 1967), è stato un criminale e latitante spagnolo complice della banda di Graziano Mesina.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
Record aggiornato il: 2025-11-27T01:21:57.846Z