Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Pubblicazione: Firenze : Olschki, 1978
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese:
"Pietro Aretino (Arezzo, 20 aprile 1492 \xe2\x80\x93 Venezia, 21 ottobre 1556) \xc3\xa8 stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano.\nFu chiamato Il Divino Pietro Aretino.\xc3\x88 conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequent\xc3\xb2.\nFu letterato tanto amato quanto discusso, se non odiato (e per molti fu semplicemente un arrivista e uno spregiudicato cortigiano).Questa, che oggi potrebbe apparire incoerenza, fu per molti versi un modello dell'intellettuale rinascimentale, autore anche di apprezzati Ragionamenti.\n\n"
'Cazzo \xc3\xa8 una parola della lingua italiana di registro colloquiale basso che indica, in senso proprio, il pene. Non \xc3\xa8 un semplice sinonimo del termine anatomico, bens\xc3\xac rappresenta una forma dell\'espressivit\xc3\xa0 letteraria e popolare. Talvolta nella lingua parlata pu\xc3\xb2 essere utilizzato per il compiacimento nell\'uso di un termine proibito o di registro eccessivo, il che non pu\xc3\xb2 essere reso dal semplice uso di \xc2\xabpene!\xc2\xbb. Il termine \xc3\xa8 usato piuttosto spesso nella lingua parlata anche senza correlativo semantico, con la funzione linguistica di "rafforzativo del pensiero", ovvero come un intercalare con funzione emotiva per rendere un\'espressione colorita o enfatica. L\'uso come intercalare sembra essere pi\xc3\xb9 diffuso in Italia che nel Canton Ticino.\nPresumibilmente di origine dialettale ma in uso gi\xc3\xa0 nella letteratura rinascimentale, ha il suo omologo femminile in fica (o figa), frutto della stessa selezione fra le definizioni locali regionali.\n\n'
'Fica e figa sono termini volgari della lingua italiana di uso comune impiegati per indicare una parte dell\'apparato genitale femminile, ossia la vulva e, per estensione, anche la stessa vagina. Come il termine cazzo, non si tratta di semplici sinonimi del termine anatomico, bens\xc3\xac rappresentano una forma dell\'espressivit\xc3\xa0 letteraria e popolare.\nIl termine viene dal tardo latino fica "frutto del fico", come femminile di ficus, "l\'albero del fico" (Ficus carica) ma anche dell\'apparato sessuale femminile. La dicotomia al frutto del fico usata in latino infatti \xc3\xa8 sempre parallela alla parte anatomica femminile, fatto lamentato dallo stesso Aristotele, (300 a.C.). Il significato per la parte sessuale femminile era gi\xc3\xa0 presente nella parola greca (\xcf\x83\xcf\x85\xce\xba\xce\xbf\xce\xbd) sykon "fico", usato g\xc3\xac\xc3\xa0 da Aristofane nelle proprie commedie. Si tratterebbe quindi di un calco che dal greco \xc3\xa8 passato alla lingua italiana tramite il tardo latino. \nIl termine greco per\xc3\xb2 deriva direttamente attraverso il fenicio dal precedente accadico: p\xc4\xabqu, ovvero s\xc4\xabqu (2300 A. C) in cui assume propriamente e solo il significato comune dell\'organo sessuale, ed anche a verbi ed aggettivi associati alla copula ed alla penetrazione.\nIn latino venne usato in parallelo come termine pi\xc3\xb9 gentile per sostituire il pi\xc3\xb9 volgare cunnus (in italiano conno, termine poco usato) e viene descritto come una ferita in locis uericundioribus, ovvero nei posti pi\xc3\xb9 vergognosi. \nL\'assunzione semantica del termine con valore prettamente sessuale, presto trasformato in senso osceno, ha fatto s\xc3\xac che, molto pi\xc3\xb9 tardi con la formazione del volgare, il nome del frutto dell\'albero del fico in italiano, venisse "censurato" e passato al maschile, cos\xc3\xac come \xc3\xa8 l\'albero, cio\xc3\xa8 "fico", in deroga all\'usuale regola della lingua italiana (mela frutto del melo, pera frutto del pero ecc.), dove il nome del frutto \xc3\xa8 il nome dell\'albero passato al femminile.\nNei dialetti e nelle lingue romanze in cui fica non ha assunto il senso primario di "vulva", il frutto \xc3\xa8 rimasto al femminile (ad esempio francese la figue, nel napoletano, nel ligure, nei dialetti reggino e salentino fica o figa).\nIn tali linguaggi il significato sessuale od osceno \xc3\xa8 espresso da altri termini.\nIn alcuni dialetti italiani meridionali si usano termini direttamente derivanti dal lemma latino cunnus.\nAd esempio cunno o cunnu nel catanzarese viene utilizzato sia nel significato di "apparato genitale femminile" sia come offesa per l\'interlocutore. Nell\'accezione dispregiativa vuole indicare la scarsa intelligenza della persona apostrofata con questo termine, nei significati di fesso, bonaccione, tonto, imbecille.\nNella variante campidanese della Lingua sarda, invece, il termine cunnu indica esclusivamente l\'apparato genitale e viene usato anche, nel gergo giovanile cagliaritano, il termine "cunnata", con cui si intende una cosa bella, gradevole, come nell\'equivalente italiano "figata".\nIl termine fa parte di uno dei filoni principali della letteratura - a volte anche alta - e dello scrivere tipico della goliardia.\nTermini volgari analoghi in altre lingue sono cunt in inglese, con in francese e co\xc3\xb1o in spagnolo, tutti e tre dal latino cunnus.\n\n'
'La museologia \xc3\xa8 una disciplina che, assieme alla museografia, si occupa di musei. L\'uso dei due termini, anche in ambito scientifico e professionale, non \xc3\xa8 uniforme. Il significato e il ruolo che si tende a attribuire a l\'uno o a l\'altro termine cambia con il variare del contesto.\nLa museologia \xc3\xa8 una disciplina giovane: \xc3\xa8 nata nel 1955, distaccandosi dalla gi\xc3\xa0 strutturata museografia settecentesca, che si basava soprattutto sulle idee dei teorici tedeschi. Le due discipline si rivolgono allo studio del museo da due differenti angolazioni: la museologia si occupa dell\'istituzione museo dal punto di vista teorico-storico ed \xc3\xa8 quindi tesa alla ricerca dei significati e dell\'essenza del museo; la museografia invece attiene pi\xc3\xb9 strettamente all\'ambito operativo-architettonico, \xc3\xa8 quindi tesa allo studio analitico-descrittivo.\nConsiderando il museo come il prodotto di una specifica ed istintiva attitudine dell\'uomo alla raccolta di documenti (che pu\xc3\xb2 identificarsi nella pulsione del collezionista di scongiurare la caducit\xc3\xa0 umana attraverso la raccolta di beni materiali di particolare rilevanza, l\'istinto vitale che spinge a conservare insieme ad un reperto la memoria), ma anche come necessit\xc3\xa0 spirituale di espressione di s\xc3\xa9, della propria societ\xc3\xa0 e della storia che trova concretizzazione attraverso l\'esposizione di oggetti significanti, esso si configura come metodo di tale raccolta e la museologia la messa in pratica di tale metodo.\nMentre la museografia \xc3\xa8 l\'insieme di tecniche e pratiche concernenti il funzionamento del museo, la museologia \xc3\xa8 lo studio del museo nelle sue funzioni essenziali: conservativa, scientifica, didattica.\nBench\xc3\xa9 i termini e le definizioni delle due discipline abbiano sub\xc3\xacto, dal settecento ad oggi, svariate messe a punto, le problematiche ad esse legate discendono da radici antiche. \xc3\x88 con il Rinascimento italiano che i termini di "museo pubblico", collezione acquistano un significato reale: \xc3\xa8 infatti il collezionismo, che in Italia si sviluppa fra Quattrocento e Cinquecento, la prima materia di studio della museologia.\nIn generale possiamo affermare che, per quanto riguarda l\'Italia, la museologia si occupa del museo in quanto tale. Dunque oggetto della museologia sono la storia dei musei, gli aspetti conservativi e quelli afferenti al patrimonio. La disciplina si occupa di analizzare la struttura del museo, il funzionamento, narra la sua natura e il ruolo sociale.\nN.B. Parte del testo \xc3\xa8 in stretto riferimento al libro: Cristina de Benedictis "Per la storia del collezionismo italiano. Fonti e documenti" ed. Milano, Ponte alle Grazie, 1998.\n\n'