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Serie: Studi Ricerche ; Informazioni statistiche
Serie: Informazioni statistiche. Studi e ricerche
"Il Museo di storia naturale dell'Accademia dei Fisiocritici (conosciuto anche con l'acronimo di MUSNAF) costituisce parte integrante dell\xe2\x80\x99Accademia, insieme alla Biblioteca e all\xe2\x80\x99Archivio storico, ed \xc3\xa8 collocato dal 1816 nell\xe2\x80\x99ex convento di Santa Mustiola, appartenuto all\xe2\x80\x99ordine camaldolese e risalente al XII secolo.\nIl museo riveste un ruolo primario nella realizzazione degli scopi istituzionali dell\xe2\x80\x99Accademia, quali la divulgazione della scienza e la promozione della tutela dell\xe2\x80\x99ambiente.\n\xc3\x88 articolato in quattro sezioni principali (geologica, zoologica, anatomica e botanica) e in una serie di raccolte minori. Le collezioni in esposizione sono situate per la maggior parte sui due piani delle gallerie del chiostro che circonda una corte in cui si trova un pozzo risalente alla fine del XVI secolo; altre raccolte si trovano in alcune sale del piano terreno e nei locali del seminterrato. Il fascino di un criterio ostensivo ottocentesco \xc3\xa8 mantenuto inalterato dalla sistemazione delle collezioni in antiche vetrine, tale da rendere adeguata la definizione di \xe2\x80\x9cmuseo nel museo\xe2\x80\x9d. Grazie alla provenienza prevalentemente regionale delle collezioni, il museo pu\xc3\xb2 essere definito una \xe2\x80\x9cfinestra\xe2\x80\x9d da cui osservare la storia naturale della Toscana meridionale.\n\n"
"Il Museo archeologico nazionale di Firenze \xc3\xa8 un museo statale italiano. \xc3\x88 sito Palazzo della Crocetta, risalente al 1619-21, quando Giulio Parigi, su disposizione di Cosimo II, ristrutturando e ampliando alcuni immobili dei Medici ne fece la residenza della principessa Maria Maddalena de' Medici, sorella di Cosimo, affetta da gravi disabilit\xc3\xa0 fisiche.\nIl museo raccoglie il meglio degli scavi di tutta la Toscana, ma anche reperti provenienti dal Lazio e dall'Umbria, con importantissimi reperti etruschi e romani, e raccolte relative ad altre civilt\xc3\xa0, come un'importante sezione egizia e una di vasi greci, molti dei quali rivenuti in tombe etrusche, a testimonianza dei numerosi scambi commerciali nel Mediterraneo.\nDal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attivit\xc3\xa0 culturali lo gestisce tramite il Polo museale della Toscana, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.\n\n"
'I furti napoleonici, o pi\xc3\xb9 correttamente \xe2\x80\x9cspoliazioni napoleoniche\xe2\x80\x9d, furono una serie di sottrazioni di beni, in particolare opere d\'arte (ed in genere di opere preziose), attuate dall\'esercito francese (o da funzionari napoleonici) nei territori del Primo Impero francese, quali la penisola italiana, la Spagna, il Portogallo, i Paesi Bassi e il Belgio, l\'Europa centrale. Le spoliazioni vennero costantemente perpetrate nell\'arco di venti anni, dal 1797 fino al Congresso di Vienna nel 1815. Secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni napoleoniche rappresentarono "il pi\xc3\xb9 grande spostamento di opere d\'arte della storia", che provoc\xc3\xb2 anche diversi danni in quanto "\xc3\xa8 difficile stabilire con esattezza quante opere d\'arte di valore unico andarono distrutte o disperse in quei giorni".Durante il Congresso di Vienna, Austria, Spagna, stati tedeschi e Inghilterra ordinarono l\'immediata restituzione di tutte le opere sottratte "senza alcun negoziato diplomatico" sostenendo come "la spoliazione sistematica di opere d\'arte \xc3\xa8 contraria ai principi di giustizia e alle regole della guerra moderna". Venne in fine affermato il principio di come non ci potesse essere alcun diritto di conquista che permettesse alla Francia di detenere il frutto di spoliazioni militari e che tutte le opere d\'arte dovessero essere restituite.\nSecondo la storica Mackay Quynn, gli stati europei, ma specilamente quelli italiani separati dalle Alpi dalla Francia, si trovarono davanti ad elevatissimi costi di trasporto e all\'ostinata resistenza dell\'amministrazione francese. I Prussiani, vedendosi negato l\'accesso alle gallerie del Mus\xc3\xa9e Napol\xc3\xa9on, minacciarono di spedire in prigione in Prussia il Direttore Vivant Denon in persona se questi non avesse lasciato agire i propri ufficiali. La strategia dovette funzionare, se in meno di qualche settimana tutti i capolavori dei Prussiani erano pronti per l\'imballaggio fuori dai cancelli dell\'ex Mus\xc3\xa9e Napol\xc3\xa9on, divenuto Louvre. La Spagna invi\xc3\xb2 funzionari dell\'esercito insieme a un discreto numero di militari prima delle conclusioni del Congresso di Vienna, i quali, rompendo i portoni del Mus\xc3\xa9e Napol\xc3\xa9on, si ripresero tutte le opere con la forza. Anche Belgio ed Austria mandarono il proprio esercito, senza attendere la conclusione del Congresso di Vienna. Giova ricordare come i furti napoleonici ebbero lunghi strascichi nella storia europea. Durante la guerra franco-prussiana, la Germania di Bismarck chiese alla Francia di Napoleone III la restituzione delle opere d\'arte ancora detenute dai tempi delle spoliazioni napoleoniche ma che non erano state restituite.Per quanto riguarda le citt\xc3\xa0 italiane, queste si mossero disunite, lente e disorganizzate, prive del supporto di un esercito nazionale, di un corpo diplomatico motivato, e nel disinteresse delle dinastie straniere ai simboli nazionali, oltre che a pagare di tasca propria le spese di spedizione. In Italia le spoliazioni napoleoniche erano sconfinate nelle ruberie e nel vandalismo. Secondo lo storico dell\'arte Steinman, gli ufficiali francesi progettarono di staccare gli affreschi di Raffaello dalle Stanze Vaticane e di spedire in Francia la Colonna Traiana. I napoleonici fusero il tesoro della Basilica di San Marco, bruciarono il Bucintoro, la nave ammiraglia della flotta, per ottenerne l\'oro delle decorazioni e pagare l\'esercito, smantellando l\'Arsenale di Venezia, ancora colmo dei trofei militari della Serenissima. I napoleonici tagliarono a pezzi il pi\xc3\xb9 grande Rubens in Italia, la Trinita Gonzaga, per poterlo vendere meglio sul mercato, mentre i due pannelli laterali vennero spediti a Nancy e ad Anversa, dove ancora oggi si trovano. Alla ricerca di oro, gli ufficiali francesi tentarono anche di fondere le opere del manierista Benvenuto Cellini. Per la Lombardia e il Veneto, che erano sotto gli Asburgo d\'Austria, il governo di Vienna negozi\xc3\xb2 ma non richiese le opere d\'arte portate via dalle chiese, come l\'Incoronazione di spine \xc3\xa8 di Tiziano, commissionata per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, che non fu restituita perch\xc3\xa9 non fu richiesta ufficialmente al Governo francese. Il governo toscano, sotto gli Asburgo-Lorena, non richiese i capolavori sottratti alle chiese sostenendo che sarebbero serviti a pubblicizzare la grandiosit\xc3\xa0 dell\'arte toscana, lasciando cos\xc3\xac in Francia capolavori assoluti quali le stigmate di San Francesco di Giotto, la Maest\xc3\xa0 di Cimabue o L\'Incoronazione della Vergine del Beato Angelico. Per Parma, sotto ex-moglie di Napoleone, Maria Luigia, adott\xc3\xb2 un\'istanza mediatrice, lasciando met\xc3\xa0 delle opere in Francia e rimpatriandone laltra met\xc3\xa0. Il governo pontificio prefer\xc3\xac non richiedere tutto, soprattutto i quadri conservati nei musei delle province francesi come molti Perugino sottratti alle chiese di Perugia, per non turbare la ri-cristianizzazione delle campagne francesi uscite dal giacobinismo. Antonio Canova, delegato dallo Stato della Chiesa ai rimpatri, era dotato di documentazione archivistica assai limitata, e si affidava ai funzionari dell\'esercito austriaci. Secondo il catalogo del Canova, dei 506 dipinti portati in Francia, 248 rimasero in Francia, 249 tornarono in Italia, 9 vennero indicati come non rintracciabili, raro caso in Europa di opere catalogate e non restituite.'
"Il Museo del Novecento di Milano \xc3\xa8 una esposizione permanente di opere d'arte del XX secolo ospitata all'interno del Palazzo dell'Arengario e dell'adiacente Palazzo Reale di Milano. Il museo ha assorbito le collezioni del precedente Civico Museo d'Arte Contemporanea (CIMAC) il quale era collocato presso il secondo piano di Palazzo Reale e che venne chiuso nel 1998.\n\n"
'Il Ducato di Modena e Reggio, con capitale Modena, fu uno degli antichi Stati italiani. Fu sotto dominio estense dal 1452 al 1796 e asburgico-estense dal 1815 al 1859.\n\n'
'Tra le grandi citt\xc3\xa0 italiane Torino \xc3\xa8 una di quelle pi\xc3\xb9 ricche di musei artistici, storici e scientifici: vi si trovano quattro musei nazionali (museo del cinema, dell\'automobile, della montagna, e del risorgimento) e numerosi altri musei di rilevanza nazionale ed internazionale, primo fra tutti il museo egizio, che ospita un\'imponente collezione fra le prime al mondo.\nNel 2015 il sistema museale dell\'area metropolitana torinese ha accolto un totale di 4,7 milioni di visitatori. Nel 2017 la classifica "Travelers\' Choice Musei" di TripAdvisor ha premiato l\'Egizio (primo), il Museo nazionale del cinema (settimo) e quello dell\'automobile (nono), mentre Il Giornale dell\'Arte ha certificato che, in riferimento al 2016, la Venaria si \xc3\xa8 affermata come quinto museo d\'Italia per numero di visitatori, l\'Egizio settimo e quello del cinema nono.\n\n'
'La museologia \xc3\xa8 una disciplina che, assieme alla museografia, si occupa di musei. L\'uso dei due termini, anche in ambito scientifico e professionale, non \xc3\xa8 uniforme. Il significato e il ruolo che si tende a attribuire a l\'uno o a l\'altro termine cambia con il variare del contesto.\nLa museologia \xc3\xa8 una disciplina giovane: \xc3\xa8 nata nel 1955, distaccandosi dalla gi\xc3\xa0 strutturata museografia settecentesca, che si basava soprattutto sulle idee dei teorici tedeschi. Le due discipline si rivolgono allo studio del museo da due differenti angolazioni: la museologia si occupa dell\'istituzione museo dal punto di vista teorico-storico ed \xc3\xa8 quindi tesa alla ricerca dei significati e dell\'essenza del museo; la museografia invece attiene pi\xc3\xb9 strettamente all\'ambito operativo-architettonico, \xc3\xa8 quindi tesa allo studio analitico-descrittivo.\nConsiderando il museo come il prodotto di una specifica ed istintiva attitudine dell\'uomo alla raccolta di documenti (che pu\xc3\xb2 identificarsi nella pulsione del collezionista di scongiurare la caducit\xc3\xa0 umana attraverso la raccolta di beni materiali di particolare rilevanza, l\'istinto vitale che spinge a conservare insieme ad un reperto la memoria), ma anche come necessit\xc3\xa0 spirituale di espressione di s\xc3\xa9, della propria societ\xc3\xa0 e della storia che trova concretizzazione attraverso l\'esposizione di oggetti significanti, esso si configura come metodo di tale raccolta e la museologia la messa in pratica di tale metodo.\nMentre la museografia \xc3\xa8 l\'insieme di tecniche e pratiche concernenti il funzionamento del museo, la museologia \xc3\xa8 lo studio del museo nelle sue funzioni essenziali: conservativa, scientifica, didattica.\nBench\xc3\xa9 i termini e le definizioni delle due discipline abbiano sub\xc3\xacto, dal settecento ad oggi, svariate messe a punto, le problematiche ad esse legate discendono da radici antiche. \xc3\x88 con il Rinascimento italiano che i termini di "museo pubblico", collezione acquistano un significato reale: \xc3\xa8 infatti il collezionismo, che in Italia si sviluppa fra Quattrocento e Cinquecento, la prima materia di studio della museologia.\nIn generale possiamo affermare che, per quanto riguarda l\'Italia, la museologia si occupa del museo in quanto tale. Dunque oggetto della museologia sono la storia dei musei, gli aspetti conservativi e quelli afferenti al patrimonio. La disciplina si occupa di analizzare la struttura del museo, il funzionamento, narra la sua natura e il ruolo sociale.\nN.B. Parte del testo \xc3\xa8 in stretto riferimento al libro: Cristina de Benedictis "Per la storia del collezionismo italiano. Fonti e documenti" ed. Milano, Ponte alle Grazie, 1998.\n\n'