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La politica agricola comune (PAC) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 39% del bilancio dell'Unione europea. È prevista dal Trattato istitutivo delle Comunità.
I fondi strutturali europei sono lo strumento principale della politica degli investimenti dell’Unione europea, per favorire la crescita economica e occupazionale degli stati membri e delle loro regioni, e la cooperazione territoriale europea (CTE). Sono articolati in tre fondi, in stretto raccordo con la strategia Europa 2020: Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), focalizzato su innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese ed economia a basse emissioni di carbonio Fondo sociale europeo (FSE), concentrato su occupazione, istruzione, formazione, inclusione sociale e capacità istituzionale Fondo di coesione (FC), dedicato a trasporti e tutela dell'ambiente negli stati membri meno sviluppatiInsieme al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR, per la politica agricola comune) e al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP, per la politica comune della pesca) compongono l'insieme dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE), che sono deliberati e attuati con cicli di programmazione settennali. Tutti i fondi, per l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020, sono regolati dalle disposizioni comuni previste dal Regolamento UE 1303/2013, a cui si aggiungono norme a parte nei regolamenti specifici di ciascun fondo.
L'economia socialista comprende l'insieme delle teorie economiche, delle pratiche e le norme dei sistemi economici socialisti ipotetici ed esistenti. Il sistema economico socialista è caratterizzato dalla proprietà sociale e dallo sfruttamento dei mezzi di produzione, i quali possono assumere diverse forme tra cui quella di cooperative autonome o di proprietà pubblica diretta tramite quale viene effettuata la produzione esclusivamente e direttamente per l'uso. Ciò che contraddistingue i sistemi socialisti è l'utilizzo dei mercati per allocare input e beni capitali tra le unità economiche: ciò viene definito come socialismo di mercato. Quando viene utilizzata la pianificazione, il sistema economico è designato come "economia pianificata socialista". L'economia socialista è stata associata a molteplici scuole di pensiero economico. L'economia marxista ha fornito una base per il socialismo basato sull'analisi del capitalismo, l'economia neoclassica e l'economia evolutiva hanno provveduto a fornire modelli globali di socialismo. Nel corso del XX secolo, le proposte e i modelli sia per le economie pianificate che per il socialismo di mercato erano fortemente basati sull'economia neoclassica o al massimo, su una sintesi di economia neoclassica con influenze da parte dell'economia marxista o istituzionale. La definizione di economia socialista può anche essere applicata all'analisi dei sistemi economici precedenti ed esistenti che sono stati implementati negli stati socialisti, così come nelle opere dell'economista ungherese János Kornai.
L'economia della Danimarca è una moderna economia di mercato, orientata allo sviluppo del settore dei servizi.
L'economia d'Italia, a partire dal secondo dopoguerra, ha conosciuto profondi cambiamenti strutturali, che nei decenni successivi l'hanno resa una delle maggiori potenze economiche mondiali, grazie ad un continuo processo di crescita economica durato fino alla metà degli anni novanta del XX secolo. Durante questa fase, il progressivo ridimensionamento del settore primario (agricoltura, allevamento e pesca) a favore di quello industriale e terziario (in particolare, nel periodo del boom economico, negli anni cinquanta-settanta) si è accompagnato a profonde trasformazioni nel tessuto socio-produttivo, in seguito a massicce migrazioni dal Meridione verso le aree industriali del Centro-Nord grazie anche a una nuova forte spinta all'urbanizzazione, legate alla parallela trasformazione del mercato del lavoro.La fase di industrializzazione è arrivata a compimento negli anni ottanta ed è cominciata la terziarizzazione dell'economia italiana, con lo sviluppo dei servizi bancari, assicurativi, commerciali, finanziari e della comunicazione. Negli anni 2000 l'economia italiana entra in una fase di sostanziale stagnazione, caratterizzata da una crescita estremamente bassa. Infine sul finire del decennio, come effetto della crisi economica globale, il Paese entra in un periodo di vera e propria recessione negli anni 2012 e 2013. Per il 2014 la crescita è stata dello 0,1%, per il 2015 dello 0,7%, nel 2016 ha superato lo 0,9%, nel 2017 ha raggiunto l'1,6%, nel 2018 è cresciuto dello 0,9% e nel 2019 è prevista una crescita dello 0,3%.