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Il proverbio (dal latino proverbium) è una massima che contiene norme, giudizi, dettami o consigli espressi in maniera sintetica, molto spesso in metafora e in rima, e che sono stati desunti dall'esperienza comune.
I Proverbi fiamminghi è un dipinto a olio su tavola (117x163 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1559 e conservato nella Gemäldegalerie di Berlino. È firmato in basso a destra "BRVEGEL 1559".
Il Libro dei Proverbi (ebraico משלי, mishlèy; greco Παροιμίες, paroimíes; latino Prouerbia) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V secolo a.C., raccogliendo testi composti da autori ignoti lungo i secoli precedenti fino al periodo monarchico (XI-X secolo a.C.). È composto da 31 capitoli contenenti vari proverbi e detti sapienziali.
Elenco delle locuzioni latine, molte delle quali in uso presso gli antichi Romani.
Il termine dizionario è usato con riferimento a due concetti. Può indicare: l'elenco alfabetico delle parole e delle locuzioni di una lingua (ed eventualmente anche altri elementi linguistici ad esso legati come ad esempio prefissi, suffissi, sigle, lettere) fornendone informazioni quali il significato, l'uso, l'etimologia, la traduzione in un'altra lingua, la pronuncia, la sillabazione, i sinonimi, i contrari (in questo senso, è detto anche lessico); un'opera che raccoglie, in modo ordinato secondo criteri anche variabili da un'opera all'altra, biografie e nozioni inerenti ad un particolare settore del sapere umano (una scienza, uno sport, un'arte, una tecnica ecc.) o anche il sapere umano nel suo complesso, fornendone una trattazione.
Luna di grappoli a gennaio luna di racimoli a febbraio, è uno di quei proverbi popolari che si occupa di informarci sui tempi ottimali della coltivazione. Mentre quasi tutti i proverbi mostrano un'uniformità di opinioni sul periodo utile per incominciare la zappatura, sul tempo della potatura le discordanze sono maggiori, a causa delle diversità di latitudine.Come spesso capita nella indagine storica di un proverbio, sono emerse varie versioni e varianti sviluppate nel corso delle generazioni.
Il Folclore d'Italia riguarda numerose leggende e racconti popolari diffusi sul territorio italiano. Su di esso, infatti, si sono succeduti nel tempo diversi popoli, ognuno dei quali ha lasciato le proprie tracce nell'immaginario popolare. Alcuni racconti provengono anche dalla cristianizzazione, specie quelli riguardanti demòni, che sono a volte riconosciuti dalla demonologia cristiana. Col termine folclore si può intendere tuttavia anche la scienza o la dottrina che studia quelle tradizioni, attraverso ricerche e opere sull'argomento.
Per la santa Candelora se nevica o se plora dell'inverno siamo fora, è un antico proverbio popolare, riferito al rituale della Candelora, introdotto dal patriarca di Roma Gelasio intorno all'anno 474 d.C., in sostituzione della cerimonia pagana dei Lupercali. È un proverbio che riguarda le stagioni. In Umbria e luoghi limitrofi si usa dire: "La Madonna Candelora dell'inverno semo fora, ma se piove o tira vento nell'inverno semo drento".
Il Qoelet o Ecclesiaste (ebraico קהלת, Qohelet, "radunante", dallo pseudonimo dell'autore; greco Ἐκκλησιαστής, Ekklesiastès, "radunante"; latino Ecclesiastes o Qoelet), è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico (con diversi aramaicismi) e la sua redazione è avvenuta in Giudea nel IV o III secolo a.C. ad opera di un autore ignoto che afferma di essere il Re Salomone, perché in quel periodo si era soliti attribuire opere a personaggi storici considerati sapienti. Lo stesso artificio è stato adoperato dal Libro della Sapienza scritto nel I secolo a.C.Qoelet è composto di 12 capitoli contenenti varie meditazioni sapienziali sulla vita, molte delle quali caratterizzate da un tenore pessimistico o di rassegnazione.
Il folclore romagnolo può essere definito come l'insieme delle pratiche tradizionali condivise dagli abitanti della Romagna, che sono entrate stabilmente a far parte della sua cultura materiale, orale e simbolica: Cultura materiale: dimore rurali, artigianato, vita agricola e marinara; Cultura orale: canti delle stagioni, orazioni, insieme ai gesti e alle danze che li accompagnano. Cultura simbolica: personaggi mitologici, santi protettori.Il più importante trattato di indagine (e forse anche il primo per completezza in Italia) sul folclore romagnolo lo si deve al forlivese Michele Placucci, con l'opera intitolata Usi e pregiudizj de' contadini della Romagna. Operetta serio-faceta (1818). Placucci scriveva che i contadini romagnoli usavano mangiare fave "nell'anniversario dei morti" (cioè il 2 novembre), perché comunemente si riteneva che questa pianta avesse il potere di rafforzare la memoria, così che nessuno dimenticasse i propri defunti. Altra tradizione riportata dal Placucci è quella di confezionare il ripieno dei cappelletti privo di carne. Ma il trattato del Placucci non è il più antico: nel 1778 il sacerdote riminese Giovanni Antonio Battarra pubblicò a Roma un'opera denominata Pratica agraria, in cui indagava sugli usi, le credenze e le tradizioni dei contadini romagnoli. Parliamo quindi di una società del passato, in cui la maggior parte della popolazione non era alfabetizzata e svolgeva un'attività agricola di sussistenza. Oggi, in Romagna, il folclore viene mantenuto vivo da benemerite associazioni culturali: alcune raccolgono e catalogano le cante romagnole, altre fanno rivivere la magia della spanocchiata e della sfujareja; altre ancora organizzano vere e proprie sagre che durano dai due ai sette giorni. Tali manifestazioni non sono da confondere con le "Feste medievali" e simili, che sono invece una moda del nostro tempo.
La meteorognostica (dal greco μετέωρος, metéōros, ‘cose celesti’ e γνῶσις, gnôsis, ‘conoscenza’) si può considerare in un certo qual modo la versione “non scientifica” o “popolare” della meteorologia: si tratta, infatti, della previsione dei fenomeni atmosferici legata alle credenze popolari (soprattutto contadine, per le esigenze del raccolto), basate oltre che su antiche osservazioni di tipo astrologico anche sull'osservazione di vari fenomeni naturali (non solo atmosferici, ma anche della fauna e della flora), e associate spesso ad un determinato periodo, mese, data, ecc. e che si esprime attraverso le cosiddette “regole meteorognostiche”, vale a dire dei proverbi – spesso in rima – del tipo Rosso di sera, bel tempo si spera, Una rondine non fa primavera o Candelora, candelora, de l'inverno semo fora.Le regole meteorognostiche, chiamate anche "proverbi meteorologici", erano tramandate oralmente e anche in seguito dai cosiddetti “almanacchi meteorognostici” o "lunari meteorognostici", la cui specifica funzione è quella di contenere delle previsioni per ogni singolo giorno dell'anno. Per questo tipo di previsioni assumono particolare rilevanza alcune date – associate normalmente, nelle regole meteorognostiche al santo del giorno – considerate importanti anche per determinare il tempo dei giorni a venire e che fungono così da veri e propri "indicatori meteorologici". Questi giorni, che, secondo le superstizioni popolari, possono avere anche altri ruoli nella determinazione del destino (non solo in campo meteorologico), non hanno un vero e proprio nome in italiano, così come ce l'hanno, ad esempio in tedesco, dove vengono chiamati Lostage (lett.: "giorni del destino").Sull'attendibilità delle regole meteorognostiche si può certamente dubitare, anche se - ovviamente - non è detto che le previsioni non si possano verificare. Bisogna poi aggiungere che, visti gli sconvolgimenti climatici verificatisi nel corso dei decenni, molte non sono più valide; altre “regole”, invece, fanno riferimento ancora al vecchio calendario (come alcune per il giorno di Santa Lucia). In ogni caso, fino a qualche decennio fa, tali proverbi rappresentavano un importante punto di riferimento per chi viveva di agricoltura e doveva conoscere i giorni più adatti per la semina, il raccolto, ecc. Di regole meteorognostiche (o proverbi meteorologici) se ne trovano nelle varie lingue: in inglese si chiamano weather proverbs o weather sayings, in spagnolo si chiamano proverbios meteorológicos, in tedesco Bauernregeln (lett. “regole contadine”) o Wetterregeln, in nederlandese weerspreuken, ecc. Molte sono corrispondenti anche da un Paese all'altro, altre non sono concordanti per via delle diverse condizioni climatiche a latitudini differenti.