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La tomba di Giulio II è un progetto architettonico e scultoreo di Michelangelo Buonarroti che, nella sua versione definitiva ma ridotta, è collocato nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. Lo scultore viene incaricato dal Papa stesso della costruzione del proprio monumento sepolcrale nel 1505, data che vede il rinvio dell'inizio dei lavori fino al 1544: in tutto questo periodo di "stallo artistico", Michelangelo vive una profonda sensazione di irrequietezza, delusione ed avvilimento, preceduto dalla forte esaltazione del periodo romano del primo commissionamento. Lui stesso non esitò a riferirsi a questo progetto come la "tragedia della sepoltura", un autentico calvario che fino agli ultimi giorni della sua vita fu fonte di inesauribili accuse, tormenti e rimorsi. Scrisse il suo biografo ufficiale Ascanio Condivi che l'impresa gli arrecò «infiniti impacci, dispiaceri e travagli e, quel ch'è peggio, per la malizia di certi uomini, infamia, della quale appena dopo molti anni s'è purgato». Da un monumentale mausoleo a pianta rettangolare con più di quaranta statue (primo progetto, 1505) si finì per arrivare a un monumento addossato a una parete di una basilica secondaria romana (1545), con appena sette statue di cui solo tre di Michelangelo e una sola (il Mosè) degna della sua fama: l'artista, ormai estenuato, avrebbe poi fatto scrivere al suo biografo che «questa sola statua è bastante a far onore alla sepoltura di Papa Giulio II».
In questo Stradario di Livorno sono compresi i nomi di strade, piazze e luoghi del territorio comunale di Livorno e la loro storia, sia di quelli attuali che di quelli non più esistenti.
La storia di Roma riguarda le vicende della città, dalla sua fondazione sino ad oggi, per oltre 27 secoli.
La stazione di Livorno Porto Vecchio, in passato denominata Stazione Marittima, era uno scalo merci ubicato nell'area portuale di Livorno.
Il Pantheon (in greco antico: Πάνθεον [ἱερόν], Pántheon [hierón], «[tempio] di tutti gli dei»), in latino classico Pantheum, è un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Fu fondato nel 27 a.C. dall'arpinate Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 120 e il 124 d.C., dopo che gli incendi dell'80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.È composto da una struttura circolare unita a un portico in colonne corinzie (otto frontali e due gruppi di quattro in seconda e terza fila) che sorreggono un frontone. La grande cella circolare, detta rotonda, è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica in calcestruzzo che ospita al suo apice un'apertura circolare detta oculo, che permette l'illuminazione dell'ambiente interno. L'altezza dell'edificio calcolata all'oculo è pari al diametro della rotonda, caratteristica che rispecchia i criteri classici di architettura equilibrata e armoniosa. A quasi due millenni dalla sua costruzione, la cupola intradossata del Pantheon è ancora oggi una delle cupole più grandi di tutto il mondo, e nello specifico la più grande costruita in calcestruzzo romano.All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana chiamata Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni inflitte dai papi agli edifici della Roma classica. Gode del rango di basilica minore ed è l'unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora un capitolo. Gli abitanti di Roma lo chiamavano popolarmente la Rotonna ("la Rotonda"), da cui derivano anche il nome della piazza e della via antistanti. Proprietà demaniale dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo ha gestito tramite il Polo museale del Lazio, e dal dicembre 2019 attraverso la Direzione Musei statali di Roma. Nel 2019 ha fatto registrare 8.955.569 visitatori, risultando il sito museale statale italiano più visitato.
Le catacombe di Roma sono antiche aree cimiteriali sotterranee ebraiche e cristiane. Erano solitamente scavate nel tufo al di fuori dell'antica cinta muraria della città, dato che all'interno di quest'ultima non era possibile seppellire i defunti (hominem mortuum in urbe neve sepelito neve urito, "Non si seppellisca né si cremi nessun cadavere in città"). Nel sottosuolo di Roma esistono più di 40 catacombe che si snodano per circa 150 km e su più livelli.
Francesco Maria Bourbon del Monte Santa Maria (Venezia, 5 luglio 1549 – Roma, 27 agosto 1626) fu un vescovo, cardinale e diplomatico italiano presso la Santa Sede. Fu inoltre un collezionista d'arte ed uno dei più importanti committenti di Caravaggio, nonché protettore di Galileo Galilei. Ricoprì la carica di marchese del Monte Santa Maria (1615-1626). Era figlio del marchese Ranieri, primo conte di Monte Baroccio, e di Minerva Pianosa, ed apparteneva alla linea dei Bourbon di San Faustino.
Per campanilismo si intende l'attaccamento alla propria città o paese, ai suoi usi e alle sue tradizioni. La difesa di tali valori può talvolta determinare uno spirito di rivalità anche molto acceso con i centri vicini. Tra i campanilismi contemporanei, anch'essi spesso non privi di radici storiche, rientrano le rivalità tra città - vicine e non - soprattutto legate a competizioni sportive quali ad esempio i derby calcistici.Il campanilismo può assumere un'asserzione positiva qualora lo si ritenga sinonimo di "difesa delle tradizioni"; in questo caso è comune l'espressione sano campanilismo. Generalmente però, il campanilismo si manifesta nell'odiare o invidiare gli usi e i costumi dei "vicini di casa", peraltro simili tra loro. Il termine deriva dalla parola campanile, e ha un significato importante, in quanto è proprio il campanile stesso a determinare la divisione tra paesi. Pertanto il campanilismo, pur avendo esempi su ampia scala, caratterizza soprattutto le divisioni culturali, sociali e sportive tra piccoli paesi e province. All'interno della stessa città si verifica anche tra quartieri.
Giulio Especo Y Vera (Roma, 27 aprile 1801 – Roma, 19 maggio 1883) è stato un militare italiano dell'esercito pontificio, nato in una nobile famiglia viterbese di origini spagnole (gli Especo y Vera erano Marchesi) e di forti tradizioni militari. Giovanissimo diventò Ufficiale di Artiglieria dell'Esercito dello Stato Pontificio e servì in quell'Arma per tutta la sua carriera militare, fino a raggiungere il grado di Tenente Colonnello. Partecipò in prima persona alla Repubblica romana del 1849. Dopo la Presa di Roma nel 1870, si avvicinò alla Chiesa Evangelica Valdese e ne diventò un esponente rilevante, contribuendo fortemente a svilupparne la presenza in Roma.