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Scandicci è un comune italiano di 50 694 abitanti della città metropolitana di Firenze in Toscana, conosciuto come Casellina e Torri fino al 1929. Sorge nell'area collinare a ovest di Firenze, e di tutti i comuni facenti parte dell'hinterland fiorentino è quello che presenta una maggiore continuità urbanistica col capoluogo, con il quale non esiste soluzione di continuità.
La chiesa di Sant'Andrea a Mosciano si trova nel comune di Scandicci.
Ugo di Toscana, o di Tuscia, detto a volte Il Grande (951/953 – Pistoia, 21 dicembre 1001), fu marchese di Toscana dal 961 circa fino alla sua morte e duca di Spoleto e Camerino dal 989 al 996.
La pieve di San Giuliano è un luogo di culto cattolico che si trova a Pieve a Settimo, frazione di Scandicci, in provincia di Firenze.
Dino Carlo Giuseppe Campana (Marradi, 20 agosto 1885 – Scandicci, 1º marzo 1932) è stato un poeta italiano.
La Raccolta geopaleontologica del Gruppo A.V.I.S. Mineralogia Paleontologia di Scandicci (G.A.M.P.S.), inaugurata nel 2001, raccoglie ed espone oltre ad una collezione di minerali, un vasto repertorio di reperti fossili provenienti dai terreni della Toscana, tipico esempio della ricca biodiversità che caratterizzava tale regione durante il Pliocene. La raccolta ha sede in piazza Vittorio Veneto, 1 a Badia a Settimo, (Scandicci, Firenze).
I Cadolingi furono una famiglia comitale feudale toscana, di probabile origine longobarda, attestati dalle fonti documentarie tra il 923 e il 1113. Secondo alcuni storici deriverebbero da un singolo ceppo familiare comune con altre due famiglie comitali che ebbero ruolo importante nella storia toscana: i Della Gherardesca e i Guidi (quelli che tentarono ai tempi di Matilde di Toscana con Guido Guerra II di elevarsi a dinastia ducale toscana).
La basilica abbaziale di San Miniato si trova in uno dei luoghi più elevati della città di Firenze, ed è uno dei migliori esempi di romanico fiorentino. Ha la dignità di basilica minore. A Firenze e dintorni sono esistite cinque abbazie: a nord la Badia Fiesolana, a ovest la Badia a Settimo, a sud l'abbazia di San Miniato, a est la Badia a Ripoli e al centro la Badia fiorentina.
L'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 fa parte di una serie di straripamenti del fiume Arno che hanno mutato, nel corso dei secoli, il volto della città di Firenze. Avvenuta nelle prime ore di venerdì 4 novembre 1966 fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia, a seguito di un'eccezionale ondata di maltempo che causò forti danni non solo a Firenze, ma anche a Pisa, in gran parte della Toscana e, più in generale, in tutto il Paese. Diversamente dall'immagine che in generale si ha dell'evento, l'alluvione non colpì solo il centro storico di Firenze, ma l'intero bacino idrografico dell'Arno, sia a monte sia a valle della città. Sommersi dalle acque furono anche diversi quartieri periferici della città come Rovezzano, Brozzi, Peretola, Quaracchi, svariati centri del Casentino e del Valdarno in Provincia di Arezzo, del Mugello (dove straripò anche il fiume Sieve), alcuni comuni periferici come Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Lastra a Signa e Signa (dove strariparono i fiumi Bisenzio ed Ombrone Pistoiese e praticamente tutti i torrenti e fossi minori) e varie cittadine a valle di Firenze, come Empoli e Pontedera. Dopo il disastro, le campagne rimasero allagate per giorni, e molti comuni minori risultarono isolati e danneggiati gravemente. Nelle stesse ore, sempre in Toscana, una devastante alluvione causò lo straripamento del fiume Ombrone, colpendo gran parte della piana della Maremma e sommergendo completamente la città di Grosseto. Nel frattempo, altre zone d'Italia vennero devastate dall'ondata di maltempo: molti fiumi del Veneto, come il Piave, il Brenta e il Livenza, strariparono, e ampie zone del Polesine furono allagate portando anche all'alluvione di Venezia; in Friuli lo straripamento del Tagliamento coinvolse ampie zone e comuni del suo basso corso, come Latisana; in Trentino la città di Trento fu investita pesantemente dallo straripamento dell'Adige.