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L'ecovillaggio è un tipo di comunità basata esplicitamente sulla sostenibilità ambientale. I principi di questo tipo di comunità, secondo l'ecologo ed agronomo australiano David Holmgren (che ne è uno dei maggiori teorici), sono i seguenti: adesione volontaria dei partecipanti e condivisione dei principi fondanti; nuclei abitativi progettati per ridurre al minimo l'impatto ambientale; uso di energie rinnovabili; autosufficienza alimentare basata su permacultura o altre forme di agricoltura biologica.Le realtà degli ecovillaggi intende dar vita a nuove forme di convivenza, tali da rispondere all'attuale disgregazione del tessuto familiare, culturale e sociale della condizione postmoderna e globalizzata. L'ecovillaggio costituisce un laboratorio di ricerca e sperimentazione verso stili di vita alternativi ai modelli socio-economici più diffusi. A differenza della «comunità», di dimensioni più ridotte, l'ecovillaggio tende al massimo dell'autosufficienza, in modo da soddisfare il più possibile, al suo interno, ogni esigenza dei suoi membri (lavoro, svago, espressione di sé, educazione, bisogni affettivi...). In questo senso, l'ecovillaggio si presta a costituirsi come un modello sostenibile, sul piano economico, sociale ed ecologico (uso di energie rinnovabili e tecnologie appropriate, difesa dell'ambiente e dell'economia locale...).
La bioarchitettura è l'insieme delle discipline dell'architettura che presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell'ecosistema. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarità e da un utilizzo parsimonioso delle risorse, la bioarchitettura tende a integrare le attività dell'uomo alle preesistenze ambientali ed ai fenomeni naturali, al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura.La bioarchitettura, pratica architettonica rispettosa dei principi della sostenibilità, ed ha l'obiettivo di instaurare un rapporto equilibrato tra l'ambiente e il costruito, soddisfacendo i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle generazioni future. La bioarchitettura -che si diffonde in Italia negli anni ’90 del Novecento soprattutto grazie al pensiero ed alle azioni di Ugo Sasso- ha chiare radici culturali nell’architettura organica. Questa, quasi in contrapposizione con la tendenza razionalista, si era affermata grazie alle tesi ed alle realizzazioni di Frank Lloyd Wright, Hans Scharoun, Alvar Aalto; in Italia con il forte supporto di Bruno Zevi. Alcuni dei principi progettuali alla base della bioarchitettura sono questi: ottimizzare il rapporto tra l'edificio ed il contesto. Compito dell'architetto, come afferma Christian Norberg-Schulz, è creare luoghi significativi per aiutare l'uomo ad abitare, ciò attraverso la comprensione ed il rispetto del genius loci – lo spirito del sito; privilegiare la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell'uomo; salvaguardare l'ecosistema; impiegare le risorse naturali (acqua, vegetazione, clima); non causare emissioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti); concepire edifici flessibili e riadattabili nel tempo con interventi di ampliamento o cambiamento di destinazione d'uso; prevedere un diffuso impiego di fonti energetiche rinnovabili; utilizzare materiali e tecniche ecocompatibili, preferibilmente appartenenti alla cultura materiale locale.Affinché tali principi possano integrarsi tra loro è necessaria una progettazione che si avvalga del contributo di numerosi specialisti. L'industria delle costruzioni ha un forte impatto ambientale a causa dell'altissimo consumo energetico, delle sue emissioni nell'atmosfera, dell'inarrestabile consumo del territorio e del diffuso utilizzo di materiali di origine petrolchimica che determinano gravi problemi di inquinamento durante tutto il loro ciclo di vita. Fine primario della bioarchitettura è dare all'edilizia un nuovo indirizzo rivolto al rispetto delle esigenze dell'ambiente.
L'architettura sostenibile (detta anche green building, bioarchitettura o architettura bioecologica) progetta e costruisce edifici in grado di limitare gli impatti nell'ambiente. Piuttosto che un ambito disciplinare, l'architettura sostenibile è un approccio culturale al progetto che fa riferimento alla Baubiologie (bioedilizia) nata negli anni settanta in Germania, e che si è poi sviluppata includendo i principi ecologici e il concetto di sviluppo sostenibile.
L'architettura organica è una branca dell'architettura moderna che promuove un'armonia tra l'uomo e la natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali propri dell'uomo (costruzioni, arredi, ecc.), e naturali dell'intorno ambientale del sito. Tutti divengono parte di un unico interconnesso organismo, spazio architettonico. Architettura organica corrisponde molto da vicino a società organica. Così si può sintetizzare ciò che affermava il maestro fondatore e il principale esponente di questa nuova maniera di concepire l'atto architettonico: Frank Lloyd Wright. Un'architettura che ha questa idea trainante, rifiuta la mera ricerca estetica o il semplice gusto superficiale, così come una società organica dovrebbe essere indipendente da ogni imposizione esterna contrastante con la natura dell'uomo. Indipendenza quindi da ogni classicismo, ma libertà interpretativa di affrontare qualsiasi tema, armonizzandolo con il tutto e cercandone soluzioni che in Wright sono formalmente perfette. Alcuni studiosi hanno contrapposto l'architettura organica a quella razionale, ritenendola discordante dal Movimento moderno o International Style, ma entrambe non vanno considerate necessariamente in antitesi, essendosi reciprocamente influenzate e sollecitate, tenendo anche conto che l'organicità contempla per sua natura un tipo di razionalità più complesso. Il pensiero organico può inoltre talvolta sfociare nel concetto di organwerk. «Risultato dell’arte del costruire dovrebbe essere una poetica serenità anziché una “efficienza” mortale.» F. L. Wright