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L'adozione internazionale è l'adozione di un minore il cui stato di abbandono (e di adottabilità) sia stato dichiarato dalle competenti autorità di un Paese estero. La procedura di adozione avviene, almeno in parte, davanti alle autorità del Paese stesso. È regolamentata dalla Legge 4 maggio 1983, n.184, successivamente modificata dalla Legge 31 dicembre 1998, n. 476, che ha autorizzato il Presidente della Repubblica a ratificare la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale del 29 maggio 1993 (Convenzione dell'Aia), e ha costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). Inoltre, tra le normative di riferimento, ci sono quelle anche del Paese di provenienza del bambino ed eventuali convenzioni specifiche in materia tra i due Paesi. A causa del numero esiguo di minori adottabili in Italia rispetto alle domande di adozione, l'adozione internazionale è in costante aumento. Le autorizzazioni concesse all'ingresso di minori stranieri, corrispondente alla fase conclusiva dell'adozione internazionale, sono passate, dalle 1.797 del 2001, alle 4.130 del 2010., con un lieve calo nell'anno 2011, dove si sono fermate a 4.022.
L'adozione del configlio ("adozione del figliastro") è l'adozione di un eventuale figlio del proprio coniuge o del proprio compagno unito civilmente.
I diritti della persona sono un complesso di situazioni giuridiche strettamente collegate al concetto di persona. Vengono riconosciuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nella Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo in maniera internazionale. In Italia l'espressione «diritti della personalità» è contenuta testualmente nell'art. 24 della legge di riforma del diritto internazionale privato (Legge n. 218 del 1995): Art. 24 Diritti della personalità L'esistenza ed il contenuto dei diritti della personalità sono regolati dalla legge nazionale del soggetto; tuttavia i diritti che derivano da un rapporto di famiglia sono regolati dalla legge applicabile a tale rapporto. Le conseguenze della violazione dei diritti di cui al comma 1 sono regolate dalla legge applicabile alla responsabilità per fatti illeciti.
I diritti della comunità LGBT in Italia sono cambiati in maniera significativa nel corso degli ultimi anni, anche se le persone LGBT possono ancora affrontare ostacoli dal punto di vista legale non incontrati da cittadini non-LGBT per quanto riguarda le adozioni e il riconoscimento del matrimonio egualitario contratto all'estero. Nonostante ciò, l'Italia è considerata una nazione gay-friendly e l'opinione pubblica sull'omosessualità è generalmente considerata sempre più liberale, anche se le persone LGBT possono ancora essere vittime di casi di omofobia, in particolare nelle zone rurali, dove ancora prevale la mentalità conservatrice. In Italia, i rapporti omosessuali sia maschili sia femminili non sono più puniti per legge dal 1 gennaio 1890, con l'entrata in vigore del Codice Zanardelli. Con la legge numero 164 del 14 aprile 1982, l'Italia divenne il terzo paese al mondo, dopo la Svezia (1972) e la Germania (1980), ad aver consentito alle persone transgender di cambiare legalmente sesso. Nell'ottobre 1984, a Pescara, Gabriella Cacciagrano, di 23 anni, è stata la prima donna transessuale a contrarre matrimonio in Italia (con un ragazzo di 26 anni), dopo il riconoscimento del suo nuovo sesso nel 1982. Nel 1995 Marcella Di Folco diventa la prima donna apertamente sottopostasi a un'operazione per il cambio di sesso a coprire una carica pubblica al mondo, diventando consigliere comunale di Bologna. Il 25 febbraio 2016, dopo 30 anni di proposte in Parlamento, il Senato ha approvato una legge sulle unioni civili; nello stesso periodo un sondaggio ha dimostrato come una larga maggioranza degli italiani sia a favore delle unioni civili (69%), la maggioranza è a favore del matrimonio (56%), mentre solo il 37% è a favore del diritto all'adozione coparentale per le coppie LGBT.La legge n. 76 sulle unioni civili, più nota come "legge Cirinnà", approvata dalla Camera l'11 maggio 2016, garantisce la maggior parte dei diritti garantiti dal matrimonio. Il diritto di poter adottare il figlio del partner, però, è stato all'ultimo rimosso dalla legge e, pertanto, la questione si è spostata sul piano giudiziario. La stessa legge fornisce sia alle coppie omosessuali sia a quelle eterosessuali che si trovano in una situazione di convivenza alcuni diritti minimi. Le unioni civili e le convivenze di fatto sono legalmente riconosciute dal 5 giugno 2016, con l'entrata in vigore della legge. Sebbene le discriminazioni in campo lavorativo basate sull'orientamento sessuale siano vietate, in attuazione di una direttiva dell'Unione europea, sin dal 9 luglio 2003, nessun'altra legge nazionale contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale o l'identità di genere è stata al momento introdotta ampliando il divieto di discriminazione negli altri settori a livello nazionale; peraltro, alcune regioni italiane si sono mosse in tal senso con alcune leggi a efficacia limitata sin dal 2004. Secondo Ilga Europe 2020, l'Italia si classifica 35º su 49 paesi europei per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT, proprio a causa della mancanza di una legge specifica contro l'omobilesbotransfobia relativamente ai crimini e ai discorsi d'odio, il cui voto alla Camera dei deputati si è protratto dal 27 ottobre al 4 novembre 2020, con la sua approvazione, passando quindi all'esame del Senato. È dal 2006 che il Parlamento europeo richiede all'Italia di colmare questo vuoto legislativo. In ogni caso, anche se non presenti altre leggi esplicite contro le discriminazioni, gli atti omofobi vengono puniti in base ad altre norme di legge e spetta al giudice stabilire o meno l'aggravante dell'odio omotransfobico in caso di aggressioni. Il 30 settembre 2020 sulla Gazzetta Ufficiale viene riportato che l'AIFA ha stabilito che tutti i farmaci ormonali usati per il processo di femminilizzazione delle donne transgender e per il processo di virilizzazione degli uomini transgender saranno gratuiti in tutta Italia a partire dal 1º ottobre 2020. Tutti coloro che saranno in processo di transizione e che avranno ricevuto una diagnosi di disforia di genere o di incongruenza di genere da «una équipe multidisciplinare e specialistica dedicata avranno quindi il diritto di essere sostenuti dallo Stato. Potranno essere distribuiti, gratuitamente, solo nelle farmacie ospedaliere.»
La Convenzione ONU sui Diritti dell'infanzia (Convention on the Rights of the Child) fu approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. Essa esprime un consenso su quali sono gli obblighi degli Stati e della comunità internazionale nei confronti dell'infanzia. Tutti i paesi del mondo (ad oggi aderiscono alla Convenzione 194 Stati), ad eccezione degli Stati Uniti, hanno ratificato questa Convenzione. La Convenzione è stata ratificata dall'Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. L'ultimo paese ad aver ratificato la convenzione è stato la Somalia. La Convenzione è uno strumento giuridico e un riferimento a ogni sforzo compiuto in cinquant'anni di difesa dei diritti dei bambini; è composta da 54 articoli. La creazione della Convenzione è ricordata ogni anno, il 20 novembre, con la commemorazione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
I bambini dell'Olocausto hanno rappresentato il segmento più vulnerabile tra i gruppi che furono colpiti dalle politiche naziste di discriminazione, persecuzione razziale e genocidio, con un altissimo numero di vittime. La stragrande maggioranza di loro (tra un milione e un milione e mezzo) furono ebrei e a loro ci si riferisce specificamente e più propriamente come bambini della Shoah. Tra le vittime dell'Olocausto si annoverano anche numerosissimi bambini non ebrei (tra il 40% e il 50% dei 200.-250.000 "zingari" uccisi nell'Olocausto, oltre a svariate migliaia di polacchi, russi, serbi, disabili, figli di oppositori politici, vittime di rappresaglie, ecc.). I bambini che furono oggetto di persecuzione e sopravvissero all'Olocausto, nei ghetti e nei campi di concentramento o nella clandestinità o attraverso la fuga e l'emigrazione forzata, passarono tutti attraverso esperienze molto dure di privazioni personali e di separazione o perdita delle loro famiglie. Nel dopoguerra molti di essi hanno svolto un ruolo importante di testimoni nei processi e di fronte all'opinione pubblica.
L'adozione, in particolar modo di giovani di sesso maschile, fu nella storia romana una pratica particolarmente diffusa, radicalmente differente dall'attuale adozione legale. Legata in modo imprescindibile alla sfera politica e sociale, essa permetteva a chi adottava di assicurarsi un erede ed una discendenza: spesso, inoltre, garantiva a chi non riusciva a soddisfare questa necessità mettendo al mondo figli naturali, poiché non aveva la possibilità di sostenere gli oneri economici necessari al loro allevamento, la persistenza della stirpe. A livello politico, l'adozione era spesso adoperata come metodo, alla pari della politica matrimoniale, mediante il quale intrecciare alleanze e rapporti di collaborazione. Il meccanismo dell'adozione fu di fondamentale importanza durante il periodo imperiale, poiché molti imperatori non scelsero il loro successore tra gli eredi naturali, ma adottarono come erede la persona che ritenevano più degna di reggere lo stato.
L'adozione dell'euro in Croazia è il percorso che la Croazia ha intrapreso per adottare l'euro.