Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Il teatro (dal greco (th atron, che significa "spettacolo"), dal verbo (the omai, ossia "vedo") un insieme di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano l'esecuzione di un evento spettacolare dal vivo. Esso comprende le arti tramite cui viene rappresentata, sotto forma di testo recitato o drammatizzazione scenica, una storia (un dramma, parola derivante dal verbo greco drao = agisco). Una rappresentazione teatrale si svolge davanti ad un pubblico utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualit , musica, danza, vocalit , suono e, potenzialmente, ogni altro elemento proveniente dalle altre arti performative. Non sempre necessaria la presenza di un testo: il movimento del corpo in uno spazio con fini artistici ed illustrativi, eseguito di fronte ad uno spettatore, definito di per s teatro. Oltre al teatro di prosa in cui la parola (scritta o improvvisata) l'elemento pi importante, il teatro pu avere forme diverse, come l'opera lirica, il teatro-danza, il kabuki, la danza katakali, l'opera cinese, il teatro dei burattini, la pantomima, che differiscono non solo per area di nascita, ma per il differente utilizzo sia delle componenti che costituiscono la rappresentazione, sia per i fini artistici che esse definiscono. La particolare arte del rappresentare una storia tramite un testo o azioni sceniche la recitazione, o arte drammatica. In molte lingue come il francese (jouer), l'inglese (to play), il russo ( - pron. igrat'), il tedesco (spielen), l'ungherese (j tszik) il verbo "recitare" coincide col verbo "giocare". Il termine italiano, invece, pone l'accento sulla finzione, sulla ripetizione del gesto o della parola ("citare due volte"). Come qualsiasi altra forma artistica e culturale anche il teatro si evoluto dalle origini ad oggi, nelle diverse epoche e luoghi. La storia del teatro occidentale pone come origine di questa disciplina la rappresentazione teatrale nella cultura dell'antica Grecia: i precedenti esempi teatrali (Egitto, Etruria ed altri) ci aiutano a comprendere la nascita di questo genere, ma non vi sono sufficienti fonti per delinearne le caratteristiche.
Il giardino dei ciliegi (rus. , Vi n vyj sad) l'ultimo lavoro teatrale di Anton echov. Fu rappresentato per la prima volta il 17 gennaio 1904 al Teatro d'Arte di Mosca sotto la direzione di Kostantin Sergeevi Stanislavskij e di Vladimir Nemirovi -Dan enko. Sei mesi dopo echov mor di tubercolosi. echov concep quest'opera come una commedia poich contiene alcuni elementi di farsa. Tuttavia Stanislavski la diresse come una tragedia. Dopo questa produzione iniziale, i registi hanno dovuto attenersi alla duplice natura dell'opera. L'opera narra le vicende di un'aristocratica russa e della sua famiglia al ritorno nella loro propriet (che comprende anche una grande coltivazione di amareni, il giardino dei ciliegi dell'accettata ma imprecisa traduzione italiana), in seguito messa all'asta per riuscire a pagare l'ipoteca. Principalmente la storia ruota intorno alle varie possibilit per conservare la tenuta, ma la famiglia non si adopera in questo senso e alla fine costretta a lasciare la propriet ; la scena finale mostra la famiglia che se ne va mentre il rumore degli alberi abbattuti fa da sottofondo. L'opera contiene il tema della futilit culturale (sia la futilit dell'aristocrazia per mantenere la relativa condizione, sia la futilit della borghesia nel trovare i significati nel materialismo appena scoperto). Riflette inoltre le forze culturali che interagiscono nel mondo in quel periodo, incluse le dinamiche socio-economiche del lavoro in Russia alla fine del XIX secolo e la nascita della borghesia dopo l'abolizione del sistema feudale nel 1861 che ha portato alla conseguente decadenza dell'aristocrazia. Dopo la prima realizzazione al Teatro d'Arte di Mosca, l'opera viene tradotta in molte lingue e viene prodotta in tutto il mondo, diventando un classico della letteratura drammatica. Fuori dall'ambito russo alcuni dei pi famosi direttori hanno eseguito quest'opera, ciascuno interpretandola in maniera diversa. Tra questi figurano Charles Laughton, Peter Brook, Eva Le Gallienne, Jean-Louis Barrault e Giorgio Strehler. L'influenza della rappresentazione, inoltre, stata ampiamente rinvenuta negli impianti drammatici di molti autori, compresi Eugene O'Neill, George Bernard Shaw ed Arthur Miller.
Dame Helen Mirren, pseudonimo di Helen Mironoff (Londra, 26 luglio 1945), è un'attrice britannica. È vincitrice di un Premio Oscar, tre Premi Golden Globe, quattro Premi BAFTA, cinque Screen Actors Guild Awards, quattro Emmy Awards e di un Tony Award. Tra le più apprezzate attrici cinematografiche, è attiva da quattro decenni in teatro (in particolare shakespeariano), in televisione e nel cinema. La Mirren ha vinto il primo dei suoi numerosi Emmy nel 1993 per la sua interpretazione di Jane Tennison nell'acclamata serie TV Prime Suspect (1991-2006). È tra le poche attrici nella storia del cinema ad essersi aggiudicata due Prix d'interprétation féminine al Festival di Cannes, rispettivamente nel 1984 per Cal e nel 1994 per La pazzia di Re Giorgio. Ha ottenuto il plauso della critica con la sua interpretazione di Elisabetta II del Regno Unito in The Queen - La regina (2006), per il quale vince l'Oscar alla miglior attrice, il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico, un BAFTA, uno Screen Actors Guild Award e una Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia. Ha recitato in numerosi altri film importanti, tra cui 2010: L'anno del contatto (1984), Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (1989), Killing Mrs. Tingle (1999), Gosford Park (2001), Calendar Girls (2003), The Last Station (2009), Red (2010), Hitchcock (2012), Amore, cucina e curry (2014), Woman in Gold (2015), L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo (2015) e Il diritto di uccidere (2016). Nel 2013, ha ripreso il ruolo della Regina Elisabetta II nell dramma teatrale The Audience, per il quale ha vinto un Tony Award, un Drama Desk Award e un Olivier Award come migliore attrice. Nel 2020 riceve l'Orso d'oro alla carriera durante la 70ª edizione del Festival del Cinema di Berlino.