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Tommaso d'Aquino (Roccasecca, 1225 – Abbazia di Fossanova, 7 marzo 1274) è stato un religioso, teologo, filosofo e accademico italiano. Frate domenicano esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che dal 1567 lo considera anche dottore della Chiesa. Tommaso rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica: egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele, e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come Plotino. Fu allievo di sant'Alberto Magno, che lo difese quando i compagni lo chiamavano "il bue muto" dicendo: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!».
Il tomismo è il pensiero filosofico di san Tommaso d'Aquino, da molti considerato il più significativo dell'età medievale. Secondo Tommaso: «sebbene la verità della fede cristiana superi la capacità della ragione, tuttavia i princìpi naturali della ragione non possono essere in contrasto con codesta verità.»
La Quaestio disputata de Malo (pubblicata in traduzione italiana anche col titolo Il male) è un'opera di Tommaso d'Aquino dedicata al tema del male che si compone di 16 questioni per un totale di 101 articoli: Lo studio sul male di Tommaso d'Aquino segue le strutture fondamentali dell'insegnamento proprie della scolastica che comprendevano la lectio, che riguardava il commento di un testo, e la disputatio, che consisteva nell'esaminare un determinato problema, basandosi sulle considerazioni tratte da tutti quegli argomenti che si potevano addurre a favore o contro. Tali considerazioni venivano raccolte sotto forma o di "Commentari" o di "Questioni". Le quaestiones disputatae sono le più diffuse e conosciute, presentandosi come il risultato delle disputationes ordinariae che professori di teologia tenevano durante i loro corsi sui più importanti problemi filosofici e teologici. Le Quaestiones disputatae di Tommaso d'Aquino sono certamente le più celebri; la De Malo è la terza, e prende in esame il male e le sue suddivisioni e probabilmente fu tenuta pubblicamente a Parigi quando Tommaso vi soggiornò per la seconda volta (1268-70).
L'ontologia, una delle branche fondamentali della filosofia, è lo studio dell'essere in quanto tale, nonché delle sue categorie fondamentali. Il termine deriva dal greco ὄντος, òntos (genitivo singolare del participio presente del verbo εἶναι, èinai, «essere») e da λόγος, lògos («discorso»), e quindi letteralmente significa «discorso sull'essere», ma può anche derivare direttamente da τά ὄντα, ovvero "gli enti", variamente interpretabili in base alle diverse posizioni filosofiche.
La giustizia l'ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento istituzionale dei comportamenti di una persona o di pi persone coniugate in una determinata azione secondo la legge o contro la legge. Per l'esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunit umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria. Al di l dell'azione giudiziaria istituzionalizzata, che opera con una giustizia impositiva e codificata, esiste un senso della giustizia, definito talvolta naturale in quanto ritenuto innato, che impegna ogni singolo individuo a tenere nei confronti dei propri simili o gruppi, in situazioni ordinarie o straordinarie di usare criteri di giudizio, e di conseguente comportamento, rispondenti a giustizia nel senso di onest , correttezza e non lesivit del prossimo. in questo senso che la giustizia diventa una virt morale, quindi privata e non codificata e istituzionalizzata, che per di enorme portata assiologica, in base alla quale si osservano regole comportamentali che riguardano s e gli altri nei doveri e nelle aspettative. La giustizia, per s , per gli altri e per chiunque, si traduce comunque in un dovere e in un diritto che coinvolge chiunque appartenga a una certa comunit , in senso riduttivo, e ogni persona umana in generale, in senso estensivo. La giustizia la costante e perpetua volont , tradotta in azione, di riconoscere a ciascuno ci che gli dovuto; questo l'ufficio, deontologico e inviolabile, che il magistrato preposto deve porre in atto nei luoghi deputati a rendere giustizia: i tribunali. La giustizia, che messa in atto sempre come volont del popolo, anche azione repressiva, potere legittimo di tutelare i diritti di tutti, quindi rendere a ognuno, nelle circostanze riconosciute, di accordare giustizia ascoltando richieste per essa e in nome di essa accordando ci che giusto quando dovuto e a chi dovuto. La negazione della giustizia, ovvero la mancata applicazione dei criteri di giustizia, l'ingiustizia, con diversi gradi di gravit della sua realizzazione a danno di una o pi persone.
L'etica, anche chiamata filosofia morale, è una branca della filosofia che "indica quella parte della filosofia che si occupa del costume, ossia del comportamento umano". Il termine deriva dal greco antico ἦθος(trasl. êthos), cioè «carattere», «comportamento», o, meno probabilmente, da ἔθος (trasl. èthos) cioè «costume», «consuetudine». L'Etica studia i fondamenti che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale (ad esempio una data morale). Come disciplina affronta questioni inerenti della moralità umana definendo concetti come il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la virtù e il vizio, la giustizia e il crimine. Come campo di indagine intellettuale, la filosofia morale è legata ad altre discipline come la psicologia morale, l'etica descrittiva e la teoria dei valori. Questa ultima insieme all'estetica, riguarda questioni di valore e comprende etica e estetica unite nella branca della filosofia chiamata Assiologia o " ‘dottrina dei valori’, cioè ogni teoria che consideri quanto nel mondo è o ha valore e per tale aspetto si distingue da quanto è invece mera realtà di fatto.".
Nato a Roccasecca (nei pressi di Aquino) nel 1225, Tommaso d'Aquino frequentò l'Università di Napoli e, mentre vi si trovava, entrò nell'Ordine dei Domenicani. Poi si diresse al nord per proseguire i suoi studi sotto Alberto Magno, anche lui un domenicano, a Parigi e Colonia. Venne nominato lettore e successivamente professore all'Università di Parigi, ma poi ritornò a Napoli per organizzarvi la casa domenicana di studio. Tommaso morì nel 1274, mentre si dirigeva a Roma per prender parte al Secondo Concilio di Lione, colpito alla testa da un ramo troppo basso, e venne canonizzato cinquanta anni dopo.Il placido decorso di vita dell'aquinate cela la magnificenza della sua opera. Questo frate taciturno, della cui modesta personalità poco si conosce, viene annoverato tra i più grandi teologi, a livelli raggiunti soltanto da Paolo di Tarso e Agostino d'Ippona. Delle sue pubblicazioni, il fulcro è rappresentato dalla gigantesca Summa Theologiae. Nella sua maniera secca, dinamica, semplice, questo formidabile compendio di teologia, metafisica, etica e psicologia va dalle celebrate dimostrazioni dell'esistenza di Dio alla vita morale, a Cristo e ai sacramenti. Oggi la Summa forma gran parte delle fondamenta della Chiesa cattolica, sebbene a suo tempo non godesse di tale considerazione privilegiata: rappresentava semplicemente una delle tante scuole scolastiche medievali e a volte era fortemente controversa.
La Critica della ragion pratica (in originale Kritik der praktischen Vernunft) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790). Nella Ragion pratica, il filosofo conduce l'analisi critica della ragione nel caso in cui essa sia indirizzata all'azione ed al comportamento, alla pratica per l'appunto. Lo scritto è affine ad altre due opere kantiane, la Fondazione della metafisica dei costumi (1785) e La metafisica dei costumi (1797): nella Fondazione e nella Critica Kant pone il problema della fondazione e dei principi della "critica", in una parte della Metafisica dei costumi, dal titolo Dottrina della virtù (l'altra parte dell'opera è la Dottrina del diritto), Kant passa dalla "critica" al "sistema", ovvero espone i "doveri" e la sua etica. Come nella Ragion pura il filosofo si proponeva di mostrare non cosa l'uomo conosce, ma "come" conosce, ovvero evidenziare i principi della conoscenza umana, allo stesso modo ora si pone di fronte al problema della morale: egli non vuole definire quali precetti etici debbano essere seguiti dall'uomo, bensì "come" quest'ultimo debba comportarsi per compiere un'azione autenticamente morale, e quindi in cosa consiste realmente la morale. La morale della Critica della ragion pratica vuole essere, come già chiarisce la "Prefazione" all'opera, una morale formale, vuole indicare una "formula della moralità", la forma della morale, ma non il suo contenuto (le norme morali). Le norme della moralità, i singoli doveri, non sono in contrasto con l'intento della morale kantiana nel suo complesso, ma rientrano nei compiti non della Critica della ragion pratica, ma della "Dottrina della virtù" della Metafisica dei costumi (1797) che contiene il sistema dei doveri che derivano dalla ragione pratica.