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L'Orlando innamorato (titolo originale: L'Inamoramento de Orlando) è un poema cavalleresco scritto da Matteo Maria Boiardo. Narra una successione di avventure fantastiche, duelli, amori e magie. Scritto in ottave (strofe di otto versi endecasillabi che rimano secondo lo schema ABABABCC), per permettere lo sviluppo di un discorso piuttosto lungo, è diviso in tre libri: il primo di ventinove canti, il secondo di trentuno e il terzo, appena iniziato, di otto canti e mezzo; ogni canto è costituito da una sessantina di ottave per un totale di 35.432 versi (divisi in 4.429 ottave). Il poema fu pubblicato per la prima volta nel 1483, quando ancora l'autore non aveva messo mano al terzo libro. La prima edizione comprendente anche i restanti canti uscì postuma nel 1495. Di entrambe le stampe non è rimasta traccia. La più antica pubblicazione giunta sino a noi è quella di Piero de Plasiis del 1487, in due libri, conservata alla Biblioteca Marciana di Venezia. Dopo successive sedici edizioni, non fu più ripubblicato per quasi tre secoli.
Mandricardo è un personaggio del ciclo carolingio, presente nell Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e nell' Orlando furioso di Ludovico Ariosto.
L'Orlando innamorato raccontato in prosa è un romanzo di Gianni Celati del 1994.
Agricane è un re della Mongolia ed imperatore della Tartaria di cui parla Matteo Maria Boiardo nel poema cavalleresco Orlando innamorato. Appare nella trama quando assedia Angelica nel castello di Albracca, in Oriente; la donzella è difesa da Orlando, che ne è innamorato e che muta a suo favore le sorti della battaglia. Agricane affronta direttamente in duello il paladino di Francia. Combattono fino a tarda sera, e a causa delle tenebre sono costretti a sospendere la singolar tenzone. In perfetta tregua riposano nella pace della notte stellata e conversano su argomenti confacenti alla loro dignità; ma quando Agricane scopre che Orlando è innamorato di Angelica, e che non vuole rinunciare al suo amore, balza in sella e si affretta a riprendere il combattimento. Lo scontro, dapprima sfavorevole ad Orlando, termina con la morte del re tartaro, che durante l'agonia chiede di essere battezzato. Viene esaudito e la sua conversione alla religione cristiana avrà modo di compiersi prima che egli chiuda gli occhi per sempre. Il suo corpo sarà deposto in armi, come in un bel monumento funerario, presso la fontana dell'acqua con cui ha ricevuto il battesimo. Nell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto sarà invece protagonista di svariate avventure suo figlio Mandricardo, già introdotto peraltro nell’Innamorato.