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Aldo Moro fu sequestrato il 16 marzo 1978 a Roma dalle Brigate Rosse; il suo corpo senza vita fu ritrovato il 9 maggio successivo in via Caetani, nel centro della Capitale, al termine di 55 giorni di prigionia. Tali 55 giorni furono caratterizzati da indagini spesso senza costrutto, lunghi dibattiti politici sull'opportunità di trattare per la liberazione dell'ostaggio, pubblicazioni di messaggi delle BR e lettere dello stesso Aldo Moro. Alcuni dati quantitativi rendono l'idea della imponente, seppur risultata inutile, risposta messa in atto dallo Stato: 72 460 posti di blocco (6 296 nei pressi di Roma) 37 702 perquisizioni domiciliari (6 933 a Roma) 6 413 713 persone controllate (167 409 a Roma) 3 383 123 ispezioni di autoveicoli (96 572 a Roma).(Dalla relazione di minoranza della "Commissione Moro", Leonardo Sciascia e altri, Vol. II, pagg. 402 e 421)
Per caso Moro si intende l'insieme delle vicende relative all'agguato, al sequestro, alla prigionia e all'uccisione di Aldo Moro, nonché alle ipotesi sull'intera vicenda e alle ricostruzioni degli eventi, spesso discordanti fra loro. La mattina del 16 marzo 1978, giorno in cui il nuovo Governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, l'auto che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati, fu intercettata e bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse. In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i brigatisti rossi uccisero i due carabinieri a bordo dell'auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci), i tre poliziotti che viaggiavano sull'auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto «tribunale del popolo» istituito dalle stesse Brigate Rosse e dopo che queste ultime avevano chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Moro fu ucciso. Il suo cadavere fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, distante circa 150 metri sia dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano che da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana.
Le ipotesi sul caso Moro sono state oggetto di diverse speculazioni e teorie del complotto.
Aldo Romeo Luigi Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico, accademico e giurista italiano. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante alla Costituente, ne divenne prima segretario (1959) e poi presidente (1976) e fu più volte ministro. Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, guidò governi di centro-sinistra (1963-68) promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta strategia dell'attenzione verso il Partito Comunista Italiano attraverso il cosiddetto compromesso storico. Fu rapito il 16 marzo 1978 e assassinato il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse. È uno dei quattro Presidenti del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ad aver ricoperto questa carica per un periodo cumulativo maggiore di cinque anni.
L'agguato di via Fani (o strage di via Fani) fu un sanguinoso attacco terroristico compiuto da militanti delle Brigate Rosse il mattino del 16 marzo 1978 in via Mario Fani a Roma, per uccidere i componenti della scorta di Aldo Moro e sequestrare l'importante esponente politico della Democrazia Cristiana. Questo tragico fatto di sangue degli anni di piombo, portato a termine con successo dai brigatisti rossi, fu il primo atto del rapimento dell'esponente politico che si concluse dopo 55 giorni con il ritrovamento del cadavere di Moro nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani. Le modalità precise dell'agguato (denominato in codice all'interno delle Brigate Rosse operazione «Fritz»), i dettagli operativi, le circostanze precedenti e successive all'attacco, le responsabilità, i componenti del gruppo di fuoco terroristico, l'eventuale presenza di altre componenti estranee alle Brigate Rosse o di connivenze e aiuti esterni, sono tutti aspetti della vicenda aspramente dibattuti in sede processuale, parlamentare e pubblicistica.