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Rivoluzione passiva è un termine che si riferisce al mutamento significativo ma non brusco di un sistema politico, sociale e economico. Si tratta di una trasformazione lenta e graduale che può necessitare anni o generazioni per effettuarsi. È un'espressione coniata dal politico e filosofo Antonio Gramsci durante il periodo interbellico in Italia.Gramsci utilizza il termine rivoluzione passiva in vari contesti con significati leggermente differenti. Nella sua opera, l'uso principale si centra nel contrasto della trasformazione passiva della società borghese del XIX secolo, con l'attivo processo rivoluzionario della borghesia in Francia. Identifica anche l'ascesa del fascismo in Italia come un processo di rivoluzione passiva.La rivoluzione passiva è una trasformazione delle strutture politiche e istituzionali attuata al fine di evitare un processo sociale forte o veramente rivoluzionario. Gramsci usa il termine anche per riferirsi alle mutazioni delle strutture dell'economia capitalista, specialmente nell'analizzare lo sviluppo del sistema di fabbrica statunitense degli anni 1920 e 1930.Oltre ad utilizzare il termine rivoluzione passiva come un strumento descrittivo dell'analisi storica, Gramsci lo impiega come una possibile via della lotta dei lavoratori. In una società sussunta nel capitale, Gramsci considera che l'unica via per conseguire una rivoluzione è quella relativamente passiva attraverso degli istituti della società civile.
Antonio Gramsci, nome completo, così come registrato nell'atto di battesimo, Antonio Sebastiano Francesco Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937), è stato un politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia, divenendone esponente di primo piano e segretario dal 1924 al 1927, ma nel 1926 venne ristretto dal regime fascista nel carcere di Turi. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove trascorse gli ultimi anni di vita. Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo e tra i massimi esponenti del marxismo occidentale, nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società. Elaborò in particolare il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l'obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, comprese quelle subalterne.
Le Tesi di Lione sono il documento politico, elaborato da Antonio Gramsci, e presentato, a nome della maggioranza dei delegati, al III Congresso del Partito Comunista d'Italia svoltosi clandestinamente a Lione dal 20 al 26 gennaio 1926. Vi parteciparono 70 delegati, con tutti i maggiori responsabili: Gramsci, Bordiga, Tasca, Grieco, Leonetti, Scoccimarro; vi era anche Serrati, che aveva lasciato da poco il Partito socialista di cui era stato a lungo dirigente di primo piano. Assisteva, a nome dell'Internazionale comunista, Jules Humbert-Droz. Il Congresso, con l'approvazione delle Tesi da parte della grande maggioranza dei delegati, segnò la fine dell'egemonia politica, esercitata fino ad allora nel Partito, della corrente della sinistra comunista di Amadeo Bordiga.
Amadeo Bordiga (pronuncia /borˈdiɡa/) (Ercolano, 13 giugno 1889 – Formia, 25 luglio 1970) è stato un politico, giornalista e rivoluzionario italiano, famoso soprattutto per i suoi contributi alle posizioni ideologiche della sinistra comunista. Portatore di una visione del comunismo di trazione marxista pura da contaminazioni totalitarie di stampo stalinista e critico verso molte posizioni bolsceviche, ebbe anche da ridire sulla filosofia del materialismo dialettico (portatrice automatica dell'ateismo filosofico in ambito comunista). Bordiga fu a capo della principale corrente (quella degli astensionisti del PSI) che portò alla fondazione del Partito Comunista d'Italia dopo la scissione avvenuta al Congresso di Livorno del PSI nel 1921. Da militante rivoluzionario, lottò apertamente contro l'egemonia stalinista nella Terza Internazionale e "contro le degenerazioni del movimento rivoluzionario mondiale"
Il Museo Diocesano d'Arte Sacra "Andrea Guardi" di Piombino, in provincia di Livorno, ha sede in alcuni ambienti dell'ex Convento degli Agostiniani, adiacente alla Concattedrale di sant'Antimo.
Il Museo diocesano Leonello Barsotti è un museo d'arte sacra di Livorno. Fortemente voluto dal vescovo Simone Giusti, la struttura è stata inaugurata il 22 dicembre 2008 ed ulteriormente ampliata, un anno dopo, il 22 dicembre 2009. Il nucleo originario del museo è ospitato nella ex-cappella biblioteca del Seminario Girolamo Gavi, ubicato nel cuore della città ottocentesca, nei pressi del Cisternone e del Complesso Gherardesca. Qui sono conservate diverse opere d'arte di proprietà della Diocesi di Livorno, precedentemente sparse sul territorio, come un ostensorio risalente al 1692 in argento e metallo dorato, pregiate vesti liturgiche realizzate da importanti manifatture attive tra il XVII e XIX secolo, una raccolta di numerosi ex voto e un tabernacolo portatile donato all'inizio del XVII secolo dal granduca Ferdinando I de' Medici per il Duomo cittadino. Tra i dipinti conservati, meritano di essere ricordate due tavole di scuola giottesca, provenienti dalla chiesa di San Jacopo in Acquaviva e depositate in passato presso il Museo nazionale di San Matteo, a Pisa. Inoltre, il museo è stato tra i primi d'Italia ad utilizzare la tecnologia del "bee tag", attraverso la quale i visitatori hanno la possibilità di apprendere notizie sulle opere esposte mediante l'uso del proprio telefono cellulare.
Questa è una lista che elenca i musei diocesani esistenti in Italia.
Livorno (pronuncia: [liˈvorno], ) è un comune italiano di 156 299 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana. Terza città della regione per popolazione (dopo Firenze e Prato), ospita da sola quasi la metà degli abitanti della propria provincia; con i comuni limitrofi di Pisa e Collesalvetti costituisce inoltre un vertice di un "triangolo industriale", la cui popolazione complessiva ammonta a oltre 260 000 abitanti. È situata lungo la costa del Mar Ligure ed è uno dei più importanti porti italiani, sia come scalo commerciale sia come scalo turistico, centro industriale di rilevanza nazionale, da tempo in declino, tanto da essere riconosciuta nel 2015 come "area di crisi industriale complessa". Tra tutte le città toscane è solitamente ritenuta la più moderna, sebbene nel suo territorio siano presenti diverse testimonianze storiche, artistiche e architettoniche sopravvissute ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale e alla successiva ricostruzione. La città, notevolmente sviluppatasi dalla seconda metà del XVI secolo per volontà dei Medici prima e dei Lorena in seguito, fu importante porto franco frequentato da numerosi mercanti stranieri, sede di consolati e compagnie di navigazione. Ciò contribuì ad affermare, sin dalla fine del Cinquecento, i caratteri di città multietnica e multiculturale per eccellenza, dei quali sopravvivono importanti vestigia, quali chiese e cimiteri nazionali, palazzi, ville e opere di pubblica utilità indissolubilmente legate ai nomi delle importanti comunità straniere che frequentarono il porto franco fino alla seconda metà dell'Ottocento. Questa vocazione internazionale portò a identificare la città come Leghorn nel Regno Unito e negli Stati Uniti d'America, Livourne in Francia, Liorna in Spagna, ecc., analogamente alle più importanti capitali di stato dell'epoca. Tra il XIX secolo e i primi anni del Novecento, parallelamente all'avvio del processo di industrializzazione, Livorno fu anche una meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di rinomati stabilimenti balneari e termali, che conferirono alla città l'appellativo di Montecatini al mare. Livorno è sede dell'Accademia navale della Marina Militare, del comando e di due reggimenti della Brigata paracadutisti "Folgore" dell'Esercito Italiano, del 1º Reggimento carabinieri paracadutisti "Tuscania", del 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin" inquadrato nelle forze speciali dell'Esercito Italiano e del Gruppo di intervento speciale dei Carabinieri; inoltre è sede di Direzione Marittima del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera.
Con la parola fordismo si indica una peculiare forma di produzione basata principalmente sull'utilizzo della tecnologia della catena di montaggio (assembly-line) al fine di incrementare la produttività. Il significato è variabile nei diversi Paesi. Spesso connotato negativamente, il concetto fu teorizzato da Antonio Gramsci e dal socialista Henri de Man.Il termine fu coniato attorno agli anni trenta per descrivere il successo ottenuto nell'industria automobilistica a partire dal 1913 dall'industriale statunitense Henry Ford (1863 - 1947); ispiratosi alle teorie proposte dal connazionale Frederick Taylor (1856 - 1915), ebbe poi un considerevole seguito nel settore dell'industria manifatturiera, tanto da rivoluzionare notevolmente l'organizzazione della produzione a livello globale e diventare uno dei pilastri fondamentali dell'economia del XX secolo, con notevoli influenze sulla società. Con l'aggettivo fordista si usa indicare un regime di produzione ispirato al paradigma adottato da Ford, o una sua stretta evoluzione.