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Sentimento del tempo è una raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti. Il tema centrale è la percezione fra il presente, il passato e l'eterno. Si è parlato, per questa raccolta del 1933 (poi '36 e '42), sia d'una forma di sensibilità barocca (ispirata, per ammissione del poeta stesso, dal paesaggio romano), sia d'un neoclassicismo che succederebbe all'espressionismo dell'Allegria. In entrambi i casi, si tratta di una distensione della poesia ungarettiana entro forme garantite dalla tradizione, in coerenza con la "restaurazione" che si venne operando in Italia, a partire all'incirca dagli anni venti, dopo l'acceso sperimentalismo delle avanguardie. Il rinnovamento è riscontrabile sul piano contenutistico e su quello formale. In questa raccolta di poesie inoltre, si avverte un'ansia religiosa. L'opera appare ricca di figure mitologiche, fanno infatti comparsa alcune divinità. Non a caso la sezione principale dell'opera prende il nome di La fine di Crono, Crono padre di Zeus (simboleggia il tempo). Roma è vista come la città barocca per eccellenza, e come la città eterna ove non esistono leggi temporali, città incapace di tramontare nel tempo.
L'allegria è una raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti pubblicata nel 1919 con il titolo Allegria di naufragi e in seguito, con il suo titolo finale, nel 1931. L'edizione definitiva, dopo ulteriori rimaneggiamenti, è del 1942. La maggior parte dei testi poetici, scritti tra il 1914 e il 1919, esprime soprattutto i sentimenti nati dall'esperienza della Prima guerra mondiale, come dolore ma anche come scoperta dei valori più autentici di fratellanza ed umanità. Il titolo porta all'idea di un'esultanza che si presenta nei momenti più terribili del conflitto contro la morte ma che incitano il poeta a continuare il viaggio con maggiore ottimismo.
Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è stato un poeta, scrittore, traduttore e accademico italiano.
Con il termine ermetismo si intende non un vero e proprio movimento letterario del Novecento, ma un atteggiamento assunto da un gruppo di poeti. Il termine, adottato da Francesco Flora nel 1936, rimanda ad una concezione mistica della parola poetica perché fa riferimento alla figura leggendaria e mistica di Ermete Trismegisto (Ermes il tre volte grandissimo) risalente al periodo ellenistico, al quale erano stati attribuiti testi filosofico-misterici e spirituali del II-III secolo d.C., che si ispirava all'antica sapienza egizia, celata nell'enigmatico linguaggio dei geroglifici. Tuttavia un possibile legame si può trovare anche verso Ermete, dio delle scienze occulte, proprio per sottolineare la difficoltà di comprensione di questo genere di poesia. Nel 1938 Carlo Bo pubblicò un saggio su Il Frontespizio, Letteratura come vita, contenente i fondamenti teorico-metodologici della poesia ermetica.