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Le credenze religiose di Adolf Hitler sono state oggetto di un'accesa discussione tra gli storici. Alla luce di prove consistenti sul suo rifiuto dei principi del cristianesimo quand'era ancora nell'età dell'adolescenza e gli sforzi faticosi compiuti per ridurre l'influenza e l'indipendenza del cristianesimo in Germania a seguito della sua ascesa al potere, i maggiori biografi accademici di Hitler concludono che egli fosse un agguerrito avversario della religione cristiana. Lo storico britannico Laurence Rees non ha trovato alcuna prova che "Hitler, nella sua vita personale, abbia mai espresso una qualche fede nei principi fondamentali della chiesa cristiana" Le osservazioni fatte da Hitler ai confidenti, come vengono descritte nei Diari di Joseph Goebbels (capo del Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda-Ministero del Reich per l'istruzione pubblica e la propaganda), nelle Memorie del Terzo Reich dell'architetto del Führer Albert Speer e nelle trascrizioni delle conversazioni private di Hitler registrate da Martin Bormann in conversazioni a tavola di Hitler sono un'ulteriore testimonianza della sua cristianofobia; queste fonti registrano una serie di osservazioni private in cui Hitler ridicolizza la dottrina cristiana come assurda e socialmente distruttiva. Hitler, che tentò sempre di fare appello alle masse tedesche durante la sua campagna politica (vedi temi propagandistici del nazionalsocialismo) e durante gli anni che passò al vertice della Germania nazista, talvolta fece dichiarazioni pubbliche a sostegno della religione e contro l'ateismo. Ebbe a dichiarare in un discorso che l'ateismo (un concetto da lui strettamente collegato al comunismo e al "materialismo ebraico") era stato "tagliato fuori" e nel contempo vietò la lega tedesca del libero pensiero. Hitler nacque e fu cresciuto da una madre cattolica praticante, Klara Pölzl, venne battezzato da neonato e ricevette la confermazione all'età di quindici anni secondo i precetti e la dottrina della Chiesa cattolica, ma cessò di partecipare alla messa e ai sacramenti a partire dalla prima giovinezza.. Nel suo libro Mein Kampf e nei discorsi pubblici dichiarò una propria fede nel cristianesimo. Hitler e il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori promossero il cosiddetto Cristianesimo positivo, un movimento che respinse le tradizionali dottrine cristiane come la divinità di Gesù, così come gli elementi ebraici dell'Antico testamento; lo storico britannico dell'Università della Columbia Britannica John S. Conway ha affermato che "solo pochi radicali sull'ala estrema del cristianesimo liberale protestante riconoscerebbero un tale guazzabuglio come il vero cristianesimo". Hitler affermò di continuare a credere in una divinità attiva e in un discorso pubblico dichiarò che teneva Gesù in grande stima nella sua qualità di "combattente ariano" che lottava contro l'ebraismo. Mentre un piccolo numero di scrittori accetta queste opinioni pubblicamente dichiarate come espressioni autentiche della sua spiritualità la grande maggioranza crede invece che Hitler fosse uno scettico nei confronti della religione in generale, ma riconosce anche che egli poteva essere eletto al governo solo se avesse fatto un impegno di fede pubblica nei confronti del cristianesimo. Hitler stesso fu sempre riluttante a compiere attacchi pubblici alla Chiesa per motivazioni eminentemente politiche; Goebbels scrisse nell'aprile del 1941 che anche se Hitler era "un avversario feroce" del Vaticano e del cristianesimo in generale, purtuttavia "mi impedisce di lasciare la chiesa per ragioni tattiche". Una volta eletto alla carica di Cancelliere del Reich Hitler e il suo regime cercarono di ridurre l'influenza del cristianesimo sulla società civile. A partire dalla metà degli anni '30 il suo governo fu sempre più dominato da anticristiani militanti come Bormann, Goebbels, Heinrich Himmler, Alfred Rosenberg e Reinhard Heydrich, che Hitler stesso nominò ai posti principali di comando. Questi radicali intrisi di anticlericalismo vennero solitamente accettati o addirittura incoraggiati a perpetrare la persecuzione nazista della Chiesa cattolica in Germania. Il regime avviò uno sforzo per attuare il coordinamento dei protestanti tedeschi sotto la denominazione di Chiesa evangelica tedesca (ma a questo stato di cose resistette con forza la Chiesa confessante) e si diresse presto nella direzione dell'eliminazione del cattolicesimo politico. Hitler acconsentì al Reichskonkordat (avvenuto nel 1933) ma in seguito lo ignorò regolarmente fino a permettere le persecuzioni anticattoliche. Le minoranze religiose presenti all'epoca all'interno del territorio nazionale dovettero affrontare una repressione ancora più dura, con gli ebrei tedeschi prima espulsi e poi costretti a subire la Shoah, il tutto sulla base della politica razziale nella Germania nazista. I Testimoni di Geova furono perseguitati spietatamente per aver rifiutato sia il servizio militare obbligatorio tramite l'obiezione di coscienza sia il giuramento di fedeltà al movimento hitleriano. Hitler ebbe a dichiarare che aveva solo anticipato il palese crollo del cristianesimo a seguito dei progressi scientifici e che il nazismo e la religione non avrebbero potuto coesistere a lungo termine. Anche se egli era disposto a ritardare i conflitti per motivi politici gli storici sembrano concludere che il suo fine ultimo fosse la distruzione del cristianesimo sul suolo tedesco, o condurre almeno ad una sua distorsione o sottomissione alla prospettiva ideale nazista.
L'illuminismo in Inghilterra (Enlightenment) è un movimento culturale e filosofico iniziato nella seconda metà del secolo XVII, caratterizzato dalla discussione su quei temi gnoseologici, etici e politici che anticipano il pensiero francese del Settecento. L'illuminismo inglese, che aveva già ampiamente trattato, ad opera di John Locke, e approfondito, con il pensiero di David Hume, le questioni sulla gnoseologia, sull'etica e la politica - tematiche queste considerate acquisite e riprese dalla cultura francese del Settecento - si interessa soprattutto del problema morale e religioso. Le ragioni di questa scelta risiedono nella particolare situazione storica inglese. Mentre infatti in Francia l'illuminismo diffonde le esigenze della borghesia progressista tesa ad abbattere l'assolutismo monarchico, in Inghilterra i benefici effetti della "gloriosa rivoluzione" del 1688 avevano contribuito a risolvere i problemi del rapporto tra l'istituto monarchico e il parlamento. Nonostante l'Atto di Tolleranza del 1689 che decretava la fine delle persecuzioni religiose, il ricordo delle discriminazioni religiose al tempo dell'assolutismo degli Stuart e della dittatura di Oliver Cromwell faceva sentire negli animi il rischio di un ritorno a quella condizione di intolleranza. Per questo il dibattito degli intellettuali sulla religione non si ferma e costituisce la particolare caratteristica dell'illuminismo in Inghilterra.
Il deismo (dal latino: deus) è una filosofia razionalista e anticlericale sviluppatasi nei secoli XVII e XVIII in Gran Bretagna, diffusa successivamente in Francia, Germania e Stati Uniti d'America. Nato in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione, il deismo intendeva porre fine ai contrasti fra le religioni rivelate in nome di quell'univocità della ragione sentita, in particolare nell'ottica dell'Illuminismo, come l'unico elemento in grado di unire in fratellanza tutti gli esseri umani. In quest'ambito Kant nella Critica della ragion pura diede una definizione dei due termini di deismo e teismo: Il deismo assume quindi a priori l'esistenza di un Essere Supremo, creatore e regolatore delle leggi dell'universo, indispensabile a spiegarne l'ordine, l'armonia e la regolarità. Nega però sia la necessità di una rivelazione, dalla quale comunque prescinde ritenendo che sia solo per gli incolti, sia la storicità di qualsiasi pretesa rivelazione. Nega anche qualsiasi forma di provvidenza. La negazione della rivelazione ha come conseguenza il rifiuto di qualsiasi dogma, testo sacro o autorità religiosa. L'uso corretto della ragione consente all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa e autosufficiente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Il deismo infatti viene definito anche come "religione naturale", fondata non su testi sacri ma sulla ragione che, ribadendo l'esistenza di Dio, lo configura in termini differenti da quelli delle religioni rivelate. Esso assume anche alcuni elementi del panteismo di Spinoza, ma riconferma l'esternalità di Dio rispetto all'universo.