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La Bibbia (dal greco antico βιβλίον, plurale βιβλία biblìa, che significa "libri") è il testo sacro della religione ebraica e di quella cristiana. È formata da libri differenti per origine, genere, composizione, lingua, datazione e stile letterario, scritti in un ampio lasso di tempo, preceduti da una tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito a partire dai primi secoli della nostra era. Diversamente dal Tanakh (Bibbia ebraica), il cristianesimo ha riconosciuto nel suo canone ulteriori libri scritti in seguito al "ministero" di Gesù. La Bibbia cristiana, quindi, risulta suddivisa in: Antico Testamento (o Antica Alleanza), corrispondente alla Bibbia ebraica, e Nuovo Testamento (o Nuova Alleanza), che descrive l'avvento del Messia e le prime fasi della predicazione cristiana. La parola "Testamento" presa singolarmente significa "patto", un'espressione utilizzata dai cristiani per indicare i patti stabiliti da Dio con gli uomini per mezzo di Mosè (antico testamento) e poi per mezzo di Gesù (nuovo testamento).
Il Nuovo Testamento (koin greca: ) la raccolta dei 27 libri canonici che costituiscono la seconda parte della Bibbia cristiana e che vennero scritti in seguito alla vita e alla predicazione di Ges di Nazareth. Nuovo Testamento o Nuovo Patto un'espressione utilizzata dai cristiani per indicare il nuovo patto stabilito da Dio con gli uomini per mezzo di Ges Cristo. I testi sono scritti in greco della koin e rivelano di fondo un ambiente semitico.
Il canone biblico è, nell'ambito ebraico e cristiano, l'elenco dei testi contenuti nella Bibbia, riconosciuti come ispirati da Dio e dunque sacri, normativi per una determinata comunità di credenti in materia di fede e di morale. La parola canone è la traduzione del greco κανὡν (kanon, letteralmente 'canna', 'bastone diritto'). Il termine in origine indicava un regolo, ossia una canna per misurare le lunghezze; da qui, già in greco, il significato traslato di regola, prescrizione, catalogo ufficiale, modello. Tra le differenti religioni e confessioni religiose si trovano notevoli diversità sia sul modo d'intendere l'ispirazione della Bibbia, sia sulle effettive liste dei libri considerati "canonici". Esistono pertanto diversi canoni: canone ebraico. canone samaritano. canone cristiano cattolico. canone cristiano ortodosso. canone cristiano protestante. canone cristiano copto. canone cristiano siriaco. canone cristiano armeno.Non sono accolti nei canoni ebraico e samaritano i libri relativi a Gesù identificati dai cristiani di comune accordo come Nuovo Testamento. Le chiese cristiane accettano come parte di quello che chiamano l'Antico Testamento tutti i libri inclusi in quello che gli ebrei denominano con l'acronimo di Tanakh ma hanno diverse vedute sulla qualifica di canonici da dare eventualmente a certi altri libri. I testi esclusi da una chiesa ma accolti da altre sono da essa chiamati "apocrifi".
Gli Apocrifi dell'Antico Testamento sono testi religiosi, definiti apocrifi in quanto esclusi dal canone della Bibbia ebraico e cristiano. che si riferiscono come contenuto o attribuzione pseudoepigrafa all'Antico Testamento. Per indicarli è ampiamente diffusa anche la dicitura Apocrifi giudaici, ma tale terminologia è impropria: non tutti sono nati in ambiente giudaico, bensì molti di essi derivano da autori cristiani o ci sono comunque pervenuti con pesanti rielaborazioni e/o aggiunte cristiane. La data di composizione dei testi è molto variegata. Quanto al genere letterario, appartengono a varie tipologie. Particolarmente numerose sono le apocalissi e i testamenti.
Gli apocrifi del Nuovo Testamento sono testi religiosi apocrifi (cioè esclusi dal canone della Bibbia cristiano) che si riferiscono come contenuto o attribuzione pseudoepigrafia al Nuovo Testamento. I tre criteri usati dalla Chiesa antica per considerare un testo canonico nell'ambito del Nuovo Testamento sono stati: Paternità apostolica: attribuibile all'insegnamento o alla diretta scrittura degli apostoli o dei loro più stretti compagni; Uso liturgico: testi letti pubblicamente nei riti liturgici delle prime comunità cristiane; Ortodossia: testi che rispettino le verità dogmatiche di fede (Unità di Dio, poi manifestatosi in carne (Gesù Cristo) 1Tim 3:16). Questo criterio ha favorito l'esclusione delle opere eretiche, seppure pseudoepigrafe;Gli apocrifi del Nuovo Testamento sono solitamente divisi in base a contenuto, genere e ambiente d'origine nelle seguenti categorie.
Le traduzioni o versioni della Bibbia possono essere suddivise in due categorie: quelle antiche, importanti soprattutto per la critica testuale, e quelle moderne, che spesso hanno avuto un influsso considerevole nella letteratura e nella lingua in cui furono tradotte.
Il termine apocrifo, dal greco ἀπόκρυϕος, derivato di ἀποκρύπτω «nascondere», indica «ciò che è tenuto nascosto», «ciò che è tenuto lontano (dall'uso)». In origine, il termine "apocrifo" è stato coniato dalle comunità che si servivano di tali testi, poiché erano libri che, in opposizione a quelli comuni, pubblici e manifesti, venivano esclusi dalla pubblica lettura liturgica, in quanto ritenuti portatori di tradizioni errate o contrastanti con quelle condivise e accettate. Nell'uso corrente, la parola è riferita comunemente alla tradizione giudaico-cristiana, all'interno della quale è stata coniata; in essa il termine "apocrifo" assume il significato di testo non incluso nell'elenco dei libri sacri della Bibbia ritenuti ispirati e pertanto non usato a livello dottrinale e liturgico. Visto che le differenti confessioni religiose hanno adottato diversi canoni dei libri della Bibbia, la qualifica di apocrifo varia a seconda della confessione di riferimento. In ambito protestante, "apocrifi" indica anche i libri presenti nel canone dell'Antico Testamento cristiano ma non in quello ebraico, che nella tradizione cattolica sono indicati come deuterocanonici. Al di fuori dell'ambito religioso, il termine "apocrifo" assume il significato di documento "non autentico", "non genuino", che non è dell'autore o dell'epoca che gli sono attribuiti.
Il Libro dei Salmi (ebraico תהילים, traslitterato tehillìm o tehilim (plurale maschile ebraico); greco Ψαλμοί, psalmòi; latino Psalmi) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e nell'Antico Testamento della Bibbia cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea, forse alla fine del III secolo a.C., raccogliendo testi di varia origine, composti da autori ignoti lungo i secoli precedenti (il salmo considerato più antico è il 104 che riprende l'egiziano Inno al Sole del XIV secolo a.C.). È composto da 150 capitoli, ognuno dei quali rappresenta un autonomo salmo o inno di vario genere: lode, supplica, meditazione sapienziale. Il Libro dei Salmi è incluso fra i Libri Sapienziali, è anche detto Lode o Salterio.
Per nomi di Dio nella Bibbia si intendono i vari appellativi ed espressioni utilizzati nella Bibbia e nella tradizione ebraica per riferirsi a Dio.