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Il Fondo Edifici di Culto è un ente dello Stato italiano dotato di personalità giuridica. È amministrato attraverso la Direzione centrale per l'amministrazione del Fondo Edifici di Culto, organo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. A livello provinciale è amministrato dai prefetti.
Il culto del Glorioso Alberto è un fenomeno religioso extra-canonico, iniziato negli anni cinquanta del Novecento in Italia meridionale, che si presenta come espressione di sentimento di devozione popolare nato e diffusosi dal minuscolo borgo di Serradarce, nel comune di Campagna, in provincia di Salerno, dove, negli anni sessanta, venne eretto anche un apposito luogo di culto noto come tempio "del Beato Alberto", divenuto un santuario, meta di importanti pellegrinaggi provenienti soprattutto dalla Campania, dalla Basilicata e da luoghi di intensa emigrazione meridionale, anche esteri. Il neo-culto è frutto di un'elaborazione "interamente [..] folclorica", sviluppatasi con un processo analogo a quello che ha interessato la devozione che ha circonfuso la figura di Padre Pio da Pietrelcina. La sua fioritura, nel secondo dopoguerra italiano, è avvenuta in contesti che mostravano chiari segni di sottosviluppo economico e sociale, substrati sociologici e antropologici sospesi tra persistenti retaggi di arcaicità e il manifestarsi dei primi segni di un incipiente processo di modernizzazione che si sarebbe dispiegato, di lì a poco, sotto la spinta dello sviluppo sociale ed economico del boom italiano. La matrice antropologica del culto consiste nel suo essere espressione di una "religiosità arcaica" e popolare, fiorita in un alveo cattolico, seppur priva di qualsiasi riconoscimento ufficiale e, anzi, maturata nell'ostilità della Chiesa cattolica nell'atmosfera post-conciliare. Oggetto del culto è la figura di una'"anima buona", quella del Glorioso Alberto (o Alberto Glorioso, a volte chiamato anche, dai suoi fedeli, Beato Alberto o Santo Alberto), un giovane morto per l'investimento da parte di un camion, il cui spirito si sarebbe manifestato ai devoti incarnandosi ogni giorno, alla stessa ora, nel corpo di una medium, la zia paterna Giuseppina Gonnella. Il culto, dopo i primi passi nella seconda metà degli anni cinquanta, raggiunse un folto seguito tra gli anni '60 e '70, con flussi di pellegrini valutati tra i 300 ai 500 devoti al giorno nell'epoca della sua acme. Il fenomeno religioso subì un durissimo contraccolpo nel 1972, con l'assassinio della donna-medium da parte di un fedele deluso, un accadimento tragico che determinò una svolta radicale: pur drasticamente scemato di intensità, il fenomeno non si è mai sopito del tutto, continuando ad attirare schiere di fedeli, sebbene molto più sparute di un tempo, anche alle soglie del XXI secolo. Il culto tributato ad Alberto si sviluppò in un contesto geografico segnato da pesante arretratezza economica e sociale, permeato dai segni di presenza di quel mondo magico elaborato dalla cultura contadina. Esso costituisce "il caso più notevole nel dopoguerra" italiano di quella dimensione dell'esperienza antropologico-religiosa del sud Italia costituita dai guaritori, un fenomeno, di per sé, "particolarmente rilevatore dei tratti arcaici della cultura popolare meridionale" Nel caso specifico del Glorioso Alberto, la taumaturgia si sostanziò nella "sovrapposizione" tra morto e guaritrice