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La Vita nova la prima opera di attribuzione certa di Dante Alighieri, scritta tra il 1292 ed il 1294. Si tratta di un prosimetro nel quale sono inserite 31 liriche (25 sonetti, 1 ballata, 5 canzoni) e 42 capitoli.
Figura, soprattutto nell'esegesi cristiana medievale, indica un fatto storico, concreto, che ne preannuncia un altro, altrettanto concreto: in altri termini il primo evento può essere interpretato come prefigurazione del secondo, e, il secondo come adempimento del primo.
Dante Alighieri, nel Paradiso, terza cantica della Divina Commedia, descrive la visione del proprio viaggio nell'oltretomba; qui il Paradiso è diviso in cieli, che sono nove e ricalcano il sistema cosmologico aristotelico-tomistico: i primi sette infatti corrispondono ciascuno a un pianeta del Sistema solare. Si noti che la sede propria dei beati è in realtà l'Empireo, ma a essi la Grazia divina ha concesso di spartirsi nel cieli inferiori per manifestarsi a Dante a seconda del loro operare terreno e delle loro inclinazioni. La disposizione delle anime nel Paradiso è spiegata nel canto IV (e in parte nel canto III), mentre la corrispondenza con le gerarchie angeliche è spiegata nel canto XXVIII. Dal Paradiso terrestre, Dante e Beatrice ascendono al Paradiso attraverso la Sfera del fuoco, che separa il mondo contingente da quello incorruttibile ed eterno.
Beatrice Portinari, detta Bice, coniugata de' Bardi (Firenze, 1266 circa – Firenze, 8 giugno 1290), è, secondo alcuni critici letterari, la donna che Dante trasfigura nel personaggio di Beatrice, musa e ispiratrice del poeta. Morì a ventiquattro anni, causando in Dante una profonda crisi.