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Campi di internamento dell'Abruzzo

L'Abruzzo nelle prime fasi della seconda guerra mondiale non fu direttamente coinvolto, se non per la presenza di campi d'internamento o prigionia fascisti, costruiti a partire dal 1939. Nel 1940 erano operativi oltre una decina di campi, dove venivano rinchiusi prigionieri politici, dissidenti ed ebrei. I campi in Abruzzo furono 15, alcuni dei quali ancora esistenti. Essi erano divisi in campi di reclusione, ossia dei palazzi o delle ville, per prigionieri politici di guerra e dissidenti, rinchiusi per lo più in case o palazzi scelti. A differenza i campi di prigionia e di lavoro per più persone, soprattutto prigionieri di guerra ed ebrei, erano vere e proprie carceri provviste di casermetta e sistema di controllo, di cui si ricordano il Campo di prigionia 21 di Chieti Scalo (che nel dopoguerra verrà intitolata alla M.O.V.M. Enrico Rebeggiani) e il campo di Fonte d'Amore a Sulmona. Per quest'ultimo venne realizzata un'intera area de reclusione per prigionieri di guerra, nella località, mentre l'ex Badia Morronese dei Celestini divenne un carcere per dissidenti politici, essendo già una prigione dall'unità d'Italia.

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