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Vittorio Locchi (Figline Valdarno, 8 marzo 1889 – Capo Matapan, 15 febbraio 1917) è stato uno scrittore e militare italiano.
Vincenzo Monti (Alfonsine, 19 febbraio 1754 – Milano, 13 ottobre 1828) è stato un poeta, scrittore, traduttore, drammaturgo e accademico italiano. Viene comunemente ritenuto l'esponente per eccellenza del Neoclassicismo italiano, sebbene la sua produzione abbia conosciuto stili mutevoli e sia stata a tratti addirittura vicina alla sensibilità romantica. Principalmente ricordato per la notissima traduzione dell'Iliade, fu al servizio sia della corte papale che di quella napoleonica, ed infine fu vicino agli austriaci dopo il Congresso di Vienna, manifestando spesso diversi cambi di visione politica e religiosa, anche repentini e radicali (ad esempio da reazionario a illuminista nel periodo rivoluzionario del 1793-1794), sia per l'entusiasmo del momento che per motivi di opportunità; pur riconoscendo il suo costante patriottismo di fondo, fu per questo definito da Francesco de Sanctis "segretario dell'opinione dominante" e ricevette critiche (ad esempio da Foscolo e Leopardi), sebbene dai più considerato tecnicamente un abile verseggiatore e traduttore, lodato anche da autori come Stendhal, Alfieri, Tommaseo, Carducci e Parini.
Ugo Ojetti (Roma, 15 luglio 1871 – Fiesole, 1º gennaio 1946) è stato uno scrittore, critico d'arte, giornalista e aforista italiano.
Ugo Foscolo, nato Niccolò Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, 10 settembre 1827), è stato un poeta, scrittore e traduttore italiano, uno dei principali letterati del neoclassicismo e del preromanticismo. Egli fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra Settecento e Ottocento, nel quale si manifestano o cominciano ad apparire in Italia le correnti neoclassiche e romantiche, durante l'età napoleonica e la prima Restaurazione. Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua patria (l'isola greca di Zacinto/Zákynthos, oggi nota in italiano come Zante), allora territorio della Repubblica di Venezia, si sentì esule per tutta la vita, strappato da un mondo di ideali classici in cui era nato e cresciuto, tramite la sua formazione letteraria e il legame con la terra dei suoi antenati (nonostante un fortissimo legame con l'Italia che considerò la sua madrepatria). La sua vita fu caratterizzata da viaggi e fughe, a causa di motivi politici (militò nelle forze armate degli Stati napoleonici, ma in maniera molto critica, e fu un oppositore degli austriaci, a causa del suo carattere fiero, dei suoi sentimenti italiani e delle sue convinzioni repubblicane), ed egli, privo di fede religiosa ed incapace di trovare felicità nell'amore di una donna, avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni.Come molti intellettuali della sua epoca, si sentì però attratto dalle splendide immagini dell'Ellade, simbolo di armonia e di virtù, in cui il suo razionalismo e il suo titanismo di stampo romantico si stemperano in immagini serene di compostezza neoclassica, secondo l'insegnamento del Winckelmann.Tornato per breve tempo a vivere stabilmente in Italia e nel Lombardo-Veneto (allora ancora parte del Regno d'Italia filofrancese) nel 1813, partì presto in un nuovo volontario esilio e morì povero qualche anno dopo a Londra, nel sobborgo di Turnham Green. Dopo l'Unità, nel 1871, le sue ceneri furono riportate per decreto del governo italiano in patria e inumate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, il Tempio dell'Itale Glorie da lui cantato nei Sepolcri (1807).
Il teatro Parioli Peppino De Filippo spesso abbreviato in teatro Parioli, è un teatro del quartiere Parioli di Roma situato al numero civico 20 di via Giosuè Borsi. Intitolato al celebre artista napoletano Peppino De Filippo sin dal 2011, fu costruito nel 1938 come sala cinematografica.
Niguarda (Ninguarda o Linguarda in dialetto milanese, IPA: [nĩˈɡwarda] o [lĩˈɡwarda]) è un quartiere di Milano posto nella zona settentrionale della suddetta città e appartenente al Municipio 9. Precedentemente comune autonomo, venne annesso a Milano nel 1923, così come gli era già successo nel 1808 durante il periodo del Regno d'Italia napoleonico, salvo essere nuovamente scorporato nel 1816 col ritorno degli austriaci.
L’Ajace è una tragedia in cinque atti composta da Ugo Foscolo tra il 1810 e il 1811. Essa venne rappresentata alla Scala di Milano il 9 dicembre del 1811 con un successo relativo. La tragedia ebbe una sola replica perché la polizia, che in essa aveva trovato delle allusioni a Napoleone Bonaparte, ne impedì ogni altra rappresentazione. La tragedia venne lasciata inedita e pubblicata la prima volta a Napoli nel 1828 da Urbano Lampredi con severe censure. La tragedia, che la maggior parte della critica teatrale ha considerato non attinente all'Aiace di Sofocle, è composta da lunghe parlate, anche se magnificamente verseggiate, e di lunghi monologhi che rendono anche lo svolgimento dell'azione, più narrata che rappresentata, lento e monotono. Non mancano momenti di alta ispirazione e di ottimo stile come la prima scena dell'ultimo atto dove viene rappresentato il delirio della principessa troiana Tecmessa, moglie di Ajace, che è senza dubbio una delle maggiori raffigurazioni dell'eterno femminino foscoliano. Tra l'altro, fu proprio l'ovazione di Teucro nell'ultimo atto ("O Salamini…") a determinare in sala uno scoppio di ilarità, tale da compromettere definitivamente il successo della tragedia.