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Vincenzo Cerami (Roma, 2 novembre 1940 – Roma, 17 luglio 2013) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista, drammaturgo e poeta italiano. È stato candidato all'Oscar nel 1999 per aver sceneggiato La vita è bella con Roberto Benigni, col quale ha collaborato altre volte come per la realizzazione del libro Johnny Stecchino tratto dall’omonimo film
Daniela Marcheschi (Lucca, 1953) è critico letterario, docente e studiosa di Letteratura e Antropologia delle Arti. Ha insegnato in università italiane e straniere fra le quali Uppsala, Salamanca, Firenze. Attualmente è in forza al CLEPUL, Centro Studi delle Letterature Europee e Lusofone della Facoltà di Lettere dell’Università di Lisbona per Letteratura e Multiculturalismo. Svolge attività di insegnamento, corsi, conferenze anche in Accademie e Conservatori italiani e nelle Università di diversi paesi stranieri (Svezia, Polonia, Germania, Francia, Brasile, Cile, USA, Belgio, Inghilterra, Svizzera). Suoi volumi e saggi singoli sono tradotti in inglese, tedesco, svedese, spagnolo, portoghese, neogreco, francese. Grazie ai suoi lunghi soggiorni e attività all’estero, traduce e insegna in diverse lingue.
La commedia dell'arte è nata in Italia nel XVI secolo ed è rimasta popolare fino alla metà del XVIII secolo, anni della riforma goldoniana della commedia. Non si trattava di un genere di rappresentazione teatrale, bensì di una diversa modalità di produzione degli spettacoli. Le rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma su dei canovacci, detti anche scenari; in origine, le rappresentazioni erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia italiana". Nella loro formula spettacolare, i comici della Commedia dell'Arte introdussero un elemento nuovo di portata dirompente e rivoluzionaria: la presenza delle donne sul palcoscenico. In un contratto stipulato con un notaio di Roma il 10 ottobre 1564, si ha la prima apparizione documentata di una donna: la "signora Lucrezia Di Siena" ingaggiata da una compagnia che si proponeva di far commedie nel periodo di carnevale, probabilmente un personaggio di elevata cultura in grado di comporre versi e di suonare strumenti. Solo alla fine del secolo le donne avrebbero preso posto a pieno titolo nelle compagnie teatrali. La denominazione veniva sostituita con altre: commedia all'improvviso (o improvvisa), commedia a braccio o commedia degli Zanni. Il nome "arte", nel Medioevo, significava "mestiere", "professione": quello del teatrante, infatti, era un vero e proprio mestiere. Bisogna però specificare che era considerato come tale, non per le compagnie amatoriali, ma solo per quelle compagnie associate che venivano riconosciute dai ducati e avevano un vero e proprio statuto di leggi e regole. Grazie a queste ultime, le compagnie associate sottomettevano le altre che venivano definite "ruba piazze".