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Vitis labrusca L., 1753 è una pianta arbustiva rampicante della famiglia Vitaceae, appartenente al raggruppamento delle "viti americane", che comprende Parthenocissus quinquefolia, Vitis berlandieri, Vitis rupestris, Vitis riparia. Originaria dell'est degli USA, dove è diffusa dalla costa atlantica fino alle Grandi Pianure, questa vite è stata introdotta in Europa da antica data, la specie botanica ed i suoi ibridi sono conosciute con vari nomi. Tra queste la più nota è l'uva "Isabella" (detta anche "Fragola"), che ha preceduto di molto l'importazione della Fillossera importata in seguito con altre specie di viti americane. Le prime notizie risalgono agli inizi del XIX secolo. L'esatta identificazione botanica dei tipi della V. labrusca, come la Isabella, sono incerte, in particolare la Isabella si ipotizza che sia in realtà una ibridazione fra la V. labrusca e la Vitis vinifera. L'uva Isabella ha proprietà organolettiche del tutto particolari che possono non essere apprezzate dal consumatore europeo a causa del suo gusto di "selvatico". La specie è stata tuttavia interessata marginalmente dalla coltivazione per la vinificazione, la commercializzazione dei fermentati di tale uva (definendoli "vino") è comunque vietata. Infatti in osservanza delle leggi italiane e delle norme europee la definizione "vino" è applicabile solo con fermentati della Vitis vinifera (vite europea). Tra gli ibridi interspecifici, tra Vitis labrusca e vinifera si considera la Kyoho, che è il vitigno più coltivato al mondo per superficie. Contrariamente alle altre viti americane, la V. labrusca e i suoi ibridi non sono molto resistenti alla Fillossera, sono invece molto resistenti alle altre malattie, soprattutto alla Peronospora ed all'Oidio.
Il terroir (parola francese, pron. teru̯àr) può essere definito come un'area ben delimitata dove le condizioni naturali, fisiche e chimiche, la zona geografica ed il clima permettono la realizzazione di un vino specifico e identificabile mediante le caratteristiche uniche della propria territorialità.Il terroir definisce anche l'interazione tra più fattori, come terreno, disposizione, clima, viti, viticoltori e consumatori del prodotto. Questa parola non può essere banalmente tradotta in altre lingue con "territorio", in quanto il concetto è molto più complesso.Anche se, tradizionalmente, il termine è stato utilizzato dai francesi per il mondo vitivinicolo, oggi terroir è utilizzato (con concetto analogo) anche per altri prodotti agricoli (formaggi, salumi, ortaggi, pane, ecc.) e, in particolare, nell'olivocultura di qualità. Il suolo e il sottosuolo, la loro composizione geologica, le varie erosioni intervenute per fattori chimici, fisici e biologici (geomorfologia), i microrganismi, la macrofauna, la concimazione minerale in aggiunta alla concimazione organica, le caratteristiche del terreno con i molteplici approvvigionamenti idrici, i diversi tipi di clima e di conseguenza le diverse temperature, ventilazioni, esposizioni solari ed umidità, fanno sì che un vitigno impiantato in diversi terroir possa produrre uve con caratteristiche diverse, e di conseguenza vini molto differenti tra loro nella struttura e negli aromi. In termini più tecnici, il terroir è una combinazione, consolidatasi nel tempo (secoli o, almeno, alcuni lustri) dei seguenti fattori, che determinano un vino di alta qualità e immediatamente riconoscibile: posizione geografica, denominazione, terreno/suolo, clima, vitigno, modalità di cultura in vigna e di vinificazione/affinamento in cantina, modalità di commercializzazione e di consumo. Quindi non solo fattori fisici, chimici, ma anche antropici e storici. Con terroir, quindi, si intende un concetto molto vasto che riassume tutti i criteri che contribuiscono alla tipicità di un vino. Una traduzione che si avvicini a tale concetto potrebbe essere "terra tipica" o "luogo tipico". L'estremizzazione del concetto del terroir (anche e soprattutto in termini di livello qualitativo del prodotto) è quello di cru, che è un micro-terroir. Si pensi che nelle grandi regioni vinicole francesi, all'interno di un terroir, le diverse cru cambiano solo per pochi metri. Pure in Italia, comunque, il cru esiste dal punto di vista normativo (sebbene non ci sia una classificazione gerarchica come in Francia): le sottozone (un comune o una frazione) o le menzioni geografiche aggiuntive (un vigneto) sono esempi di cru, come i barolo Cannubi, Roncaglie o Bricco Manzoni.
La storia del vino risale alla Preistoria; è così antica da confondersi con la stessa storia dell'umanità. Le prime testimonianze archeologiche registrate di presenza della Vitis vinifera sono state rinvenute in alcuni siti degli odierni territori della Cina (7.000 anni a.C. circa), della Georgia (6.000 a.C.), dell'Iran (5.000 a.C.), della Grecia (4.500 a.C.) oltre che in Sicilia (4.000 a.C. circa). La prova più antica della produzione di vino (la vinificazione) seriale è stata trovata in Armenia (4.100 a.C. circa) con la scoperta della più antica cantina per la conservazione esistente. Il temporaneo stato alterato di coscienza riconducibile all'assunzione di vino (comunemente noto come ubriachezza) venne considerato in un ambito religioso fin dalle sue origini. Nell'Antica Grecia si adorò Dioniso e l'Antica Roma ne trasmise il culto tramite la figura di Bacco. Il consumo rituale di vino rimase parte integrante della pratica dell'ebraismo sin dai tempi biblici e, come parte della celebrazione eucaristica (il vino da messa) per commemorare il sacrificio di Gesù sulla croce, diventò ancora più essenziale per le origini del cristianesimo e la Chiesa nascente. Anche se - almeno nominalmente - l'Islam proibì la bevanda alcolica e conseguentemente anche la produzione e il consumo di vino, durante l'Epoca d'oro islamica studiosi di alchimia come Jabir ibn Hayyan ("Geber") risultarono essere dei veri e propri pionieri nel distillato di vino sia per scopi medicinali sia industriali, ad esempio nella creazione di profumi. La produzione e il relativo consumo di vino incrementarono costantemente a partire dal XV secolo in poi, nell'ambito delle esplorazioni geografiche. Nonostante la devastante infezione dovuta alla Daktulosphaira vitifoliae nella seconda metà del XIX secolo la scienza e la moderna tecnologia hanno fatto adattare la viticoltura e la produzione industriale di vino praticamente in tutto il mondo. Il vigneto e il vino sono stati una parte importante delle società fin dall'Antichità, intimamente associati alle loro economie e cultura popolare tradizionale. Il vino è sinonimo di festività, ubriachezza, convivialità; ha investito di sé il vasto campo dei valori simbolici ed è presente tutt'oggi nella maggior parte dei paesi. La sua esistenza è frutto di una storia lunga e turbolenta.
Le fillossere (Phylloxeridae) sono insetti della superfamiglia degli Aphidoidea (ordine Rhynchota, Homoptera Sternorrhyncha). Si tratta di insetti esclusivamente fitomizi che rientrano nel raggruppamento degli afidi sensu lato. Spesso, con il nome di fillossera, si fa riferimento alla specie più famosa, la Fillossera della vite (Daktulosphaira vitifoliae), ma la denominazione generica comprende l'intera famiglia.
Giovanni Battista Cerletti (Chiavenna, 19 maggio 1846 – Chiavenna, 12 settembre 1906) è stato un ingegnere ed enologo italiano, promotore della prima stazione enologica sperimentale italiana e fondatore della prima scuola di viticultura e di enologia.