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La naturopatia o medicina naturopatica è un insieme di pratiche di medicina alternativa, i cui fondamenti teorici furono raccolti da principi salutistici di diversa provenienza, forse formulati alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti per poi diffondersi, in diverse forme, nel resto del mondo, senza però mai riuscire a dare vita a una medicina autonoma, univocamente e coerentemente definita. Essa dichiara di avere come obiettivo la stimolazione della capacità innata di autoguarigione o di ritorno all'equilibrio del corpo umano, denominata omeostasi, attraverso l'uso di tecniche e di rimedi di diversa natura, oppure attraverso l'adozione di stili di vita sani e in armonia con i "ritmi naturali". Le pratiche naturopatiche possono essere molto varie: massaggi, riflessologia plantare, idroterapia, cromopuntura/cromoterapia, floriterapia, climatoterapia, aromaterapia e molte altre. La medicina scientifica è critica riguardo alla medicina naturopatica, perché i mezzi utilizzati dalla medicina "alternativa" non sono fondati scientificamente, si basano su costrutti teorici non dimostrati; inoltre, i suoi presunti risultati clinici non reggono solitamente alla verifica clinica in studi controllati, e molti dei suoi esponenti usano in maniera fuorviante e suggestiva termini scientifici che hanno in realtà significati molto diversi.
La medicina veterinaria è una branca delle scienze mediche che si occupa della salute e del benessere degli animali, del loro allevamento e dei prodotti che da essi ne derivano, alimentari e non alimentari.
La medicina è la pratica supportata da scienze che studia le malattie del corpo umano al fine di garantire la salute delle persone, in particolare riguardo alla definizione, prevenzione e cura delle malattie, oltre alle diverse modalità di alleviare le sofferenze dei malati (anche di coloro che non possono più guarire). In collegamento con altre discipline quali, ad esempio la farmacia, l'infermieristica, la biologia, la chimica, la fisica, la psicologia e la bioingegneria, la medicina è presente in ambiti giuridici con la medicina legale o quella forense. Il termine "medicina" denota anche l'esercizio dell'attività professionale da parte di un medico. Nell'uso comune del termine può indicare semplicemente un farmaco.
L'esperimento Rosenhan fu un famoso esperimento sulla validità della diagnosi psichiatrica, diretto dallo psicologo David Rosenhan nel 1973. Fu pubblicato sul giornale Science con il titolo "On being sane in insane places" (in italiano: "Sull'esser sani in luoghi folli"). Lo studio è considerato una critica importante e influente delle diagnosi psichiatriche. Lo studio di Rosenhan si svolse in due fasi. La prima fase coinvolse collaboratori sani o "pseudopazienti" (tre donne e cinque uomini) che simularono brevemente allucinazioni uditive nel tentativo di ottenere il ricovero in 12 diversi ospedali psichiatrici di cinque diversi stati in varie località degli Stati Uniti d'America. Furono tutti quanti ricoverati e vennero loro diagnosticati dei disturbi psichici. Dopo il ricovero gli pseudopazienti tornarono a comportarsi normalmente e dissero agli operatori che si sentivano bene e che non percepivano più allucinazioni. Tutti furono costretti ad ammettere di avere una malattia mentale e accettare di prendere farmaci antipsicotici come condizione del loro rilascio. Il tempo medio che gli utenti trascorsero negli ospedali fu di 19 giorni. A tutti tranne uno fu diagnosticata schizofrenia "in remissione" prima del loro rilascio. La seconda parte del suo studio riguardò un ospedale, tra quelli precedentemente coinvolti, che sfidava Rosenhan a inviare alla struttura alcuni pseudopazienti, che dovevano essere riconosciuti dagli operatori. Nelle settimane seguenti, su 193 nuovi pazienti dell'ospedale, gli operatori identificarono 41 pseudopazienti potenziali, con 19 di questi che ricevettero i sospetti di almeno uno psichiatra e un altro membro dello staff degli operatori. In realtà Rosenhan non aveva mandato all'ospedale nessuno pseudopaziente. Lo studio concluse "È chiaro che non possiamo distinguere i sani dai pazzi negli ospedali psichiatrici" e mostrava inoltre il pericolo della disumanizzazione e dell'etichettamento nelle istituzioni psichiatriche. Suggerì che l'uso di strutture comunitarie di salute mentale focalizzate su problemi e comportamenti specifici piuttosto che su etichette psichiatriche poteva essere una soluzione e formulò raccomandazioni agli operatori in campo psichiatrico affinché fossero più coscienti della psicologia sociale delle loro strutture. Tuttavia lo studio è stato criticato e accusato di essere pseudoscienza presentata come scienza.
La diagnostica prenatale è quella branca della medicina ed in particolare dell'ostetricia, che applica e studia le tecniche che svelano la normalità o la presenza di patologie di vario tipo, nel feto. Tutte le tecniche di diagnostica prenatale si eseguono durante la gravidanza e possono essere invasive o meno.
La diagnostica o diagnosi medica è il processo per determinare quale malattia o condizione spiega sintomi o le condizioni di una persona al fine di determinare diagnosi; questo avviene attraverso lo studio di una serie di rilevamenti eseguiti direttamente sull'ammalato o su dati forniti da quest'ultimo, al fine di ricondurre lo stato morboso di cui il paziente è affetto a una o più precise patologie. Le informazioni richieste per la diagnosi sono in genere raccolte da una storia clinica e dall'esame fisico della persona che richiede assistenza medica. Spesso, durante il processo vengono eseguite anche una o più procedure diagnostiche, come i test diagnostici. A volte la diagnosi postuma è considerata una sorta di diagnosi medica. Arrivare a una diagnosi può risultare difficile in quanto molti segni e sintomi non sono specifici di una determinata patologia. Ad esempio, il rossore della pelle (eritema), è un sintomo di molti disturbi e quindi non fornisce al medico una indicazione univoca della causa; in questi casi si effettua una diagnosi differenziale nella quale sono confrontate diverse possibili spiegazioni correlando le varie informazioni seguite dal riconoscimento e dalla differenziazione dei modelli. Occasionalmente il processo è reso facile da uno o più segnali o sintomi patognomonici, ovvero specifici di una sola causa. La diagnosi è una componente importante della procedura di visita di un medico. Dal punto di vista delle statistiche, la procedura diagnostica prevede test di classificazione. La diagnostica si divide secondo gli organi o gli apparati cui viene applicata: ne deriva una distinzione in diagnostica medica e diagnostica chirurgica; oppure, a seconda del metodo di rilevamento dell'elemento di studio, diagnostica radiologica (detta anche "radiodiagnostica"), diagnostica batteriologica, diagnostica biochimica. Nonostante questa diversificazione, gli elementi soggetti all'anamnesi o all'esame obiettivo per formulare il quadro diagnostico, in parte clinici, in parte di laboratorio e in parte istopatologici, rappresentano la componente unitaria della diagnostica. Esiste anche una diagnostica differenziale effettuata con l'uso di software specializzati. Questo tipo di diagnostica nulla toglie al medico che valuta di volta in volta i risultati offerti dal software.
La diagnosi infermieristica è un giudizio clinico-assistenziale sulle risposte dell'individuo, della famiglia o comunità a problemi di salute / processi vitali reali o potenziali. È la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici volti a conseguire dei risultati di cui l'infermiere è responsabile (Carpenito, p. 8). Non deve essere confusa con la diagnosi medica, con la quale spartisce il nome ma non le finalità. È opportuno sottolineare come oggi gli infermieri non si preoccupino solo di gestire situazioni correlate allo stato di malattia, ma trattano tutte quelle situazioni particolari (ma nello stesso tempo normali/comuni) che si presentano nella vita quotidiana, come la nascita di un figlio, l'invecchiamento dei genitori, un insuccesso scolastico, etc. (Carpenito, p. 11).
La diagnosi funzionale è un particolare atto previsto dalle leggi della Repubblica Italiana, di carattere diagnostico e relativo alla disabilità di un alunno diversamente abile.
Per diagnosi differenziale in ambito sanitario si intende il procedimento che tende a escludere fra varie manifestazioni simili in un dato soggetto quelle che non comprendono l'insieme di sintomi e segni che si sono riscontrati durante gli esami, fino a comprendere quale sia quella corretta. Per effettuarla si confrontano i segni e sintomi del soggetto malato. Il fine ultimo è una corretta diagnosi evitando possibili errori di valutazione. Importanti in questo senso sono una corretta anamnesi, l'esame obiettivo e i vari esami di laboratorio. Esiste anche una diagnostica differenziale effettuata con l'uso di software specializzati. Questo tipo di diagnostica nulla toglie al medico che valuta di volta in volta i risultati offerti dal software.