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Con letteratura latina augustea si intende un periodo della storia della letteratura latina il cui inizio è convenzionalmente fissato nel 31 a.C. (anno della fine della Repubblica romana con la battaglia di Azio), e la cui fine con la morte del primo imperatore romano, Augusto, nel 14 d.C.. Faceva parte del cosiddetto periodo aureo, chiamato anche classico o di transizione (dalla Repubblica all'Impero), insieme al periodo ciceroniano o cesariano. Fu certamente uno dei migliori periodi dell'intera storia della letteratura mondiale, grazie alla molteplicità di ingegni che fiorirono contemporaneamente, paragonabile all'età di Pericle o a quella di Luigi XIV di Francia.
Le Elegie di Properzio (in latino Elegiarum libri IV o più semplicemente Elegiae) sono una raccolta di poesie elegiache pubblicate nella seconda metà del I secolo a.C. dal poeta latino Sesto Properzio.
L'elegia è la denominazione del genere letterario che raggruppa i componimenti lirici della poesia greca e latina accomunati da una forma metrica specifica e da una diversità di argomenti in opposizione all'epica. Il termine elegia, dopo un periodo di abbandono in età medievale, ricompare nella poesia europea, ma la sua definizione fu collegata al contenuto e non più alla forma metrica.
Sesto Aurelio Properzio (Assisi o Urvinum Hortense, 47 a.C. circa – Roma, dopo il 16 a.C.) è stato un poeta romano.
Il paraclausithyron (in greco antico: παρακλαυσίθυρον, paraklausíthyron, da παρακλαίω, radice παρακλαυ-, "piangere presso", e θύρα, "porta": letteralmente "lamento presso la porta chiusa") è un motivo letterario tipico della poesia elegiaca d'amore greca e romana, ripreso in seguito anche dalla poesia trobadorica della letteratura medievale. Consiste essenzialmente nel rappresentare l'amante (un exclusus amator, che a volte può essere il poeta stesso) in veglia notturna di fronte alla porta sbarrata della casa del custos, protettore-padrone della donna desiderata; l'amante si lascia andare alla disperazione per il divieto di incontrare la sua domina prima che sopraggiunga l'alba, non esimendosi dal lanciare imprecazioni contro il custos. Questo luogo poetico è spesso accompagnato da espedienti narrativi, quali il dialogo con la porta, che non vuole aprirsi, come avviene in Catullo, o il monologo della porta stessa (Properzio). Ovidio scrive un paraclausithyron negli Amores, in cui parla con uno schiavo messo a guardia della porta (ianitor). In Properzio e Tibullo la "porta chiusa" rappresenta un impedimento all'avventura amorosa; al contrario, nell'opera ovidiana, paradossalmente, il custos viene ringraziato, per aver fatto in modo di rendere più focosi e passionali gli incontri tra i due amanti.
Elegie duinesi (Duineser Elegien) è una raccolta lirica di Rainer Maria Rilke, incominciata nel gennaio 1912 in contemporanea con i Sonetti a Orfeo Il poeta si trovava presso il castello dei principi Thurn und Taxis, appunto a Duino. Solo le prime due elegie vengono completate subito, nei mesi di gennaio e febbraio; le altre verranno stese in un arco di tempo più ampio che si protrarrà fino all'11 febbraio 1922 ( questa la data della lettera a Marie von Thurn und Taxis in cui comunica la conclusione della stesura del ciclo) presso Muzot in Svizzera. La prima edizione fu pubblicata nell'ottobre 1923 dalla casa editrice Insel di Lipsia. La prima traduzione italiana è opera di Vincenzo Errante, in Rainer Maria Rilke, Liriche (Milano, Alpes, 1929).
Albio Tibullo (in latino: Albius Tibullus; Gabii o Pedum, 54 a.C. circa – Roma, 19 a.C.) è stato un poeta romano del I secolo a.C., tra i maggiori esponenti dell'elegia erotica.
La letteratura latina è l'insieme della produzione letteraria in lingua latina e delle problematiche che gravitano intorno al suo studio.
Baldassarre, Baldassar o Baldesar Castiglione (Casatico, 6 dicembre 1478 – Toledo, 8 febbraio 1529) è stato un umanista, letterato, diplomatico e militare italiano, al servizio dello Stato della Chiesa, del Marchesato di Mantova e del Ducato di Urbino. La sua prosa e la lezione che offre sono considerate una delle più alte espressioni del Rinascimento italiano. Soggiornò in molte corti, tra cui quella di Francesco II Gonzaga a Mantova, quella di Guidobaldo da Montefeltro a Urbino e quella di Ludovico il Moro a Milano. Al tempo del sacco di Roma fu nunzio apostolico per papa Clemente VII. La sua opera più famosa è Il Cortegiano, pubblicata a Venezia nel 1528 e ambientata alla corte d'Urbino, presso la quale l'autore aveva potuto vivere pienamente la propria natura cortigiana. Tema cardine del libro è la trattazione, in forma dialogata, di quali siano gli atteggiamenti più consoni a un uomo di corte e a una "dama di palazzo", dei quali sono riportate raffinate ed equilibrate conversazioni che l'autore immagina si tengano durante serate di festa alla corte dei Montefeltro attorno alla duchessa Elisabetta Gonzaga.