Elezioni amministrative italiane del 1946
Le elezioni comunali del 1946 furono le prime dopo la caduta del fascismo in Italia, comportando il ristabilimento di tutte le amministrazioni municipali, dopo che i comuni erano stati retti da sindaci e giunte provvisorie nominate dall'AMGOT al Sud e dal CLN al Nord.
A causa dello stato di devastazione in cui si trovava il territorio nazionale, la data di svolgimento fu demandata alla determinazione dei singoli prefetti, e vari da marzo finanche all'autunno.
Le elezioni videro dunque il rinnovo di 5.722 comuni pari al 71,6% della popolazione in cinque tornate: 10 marzo (436 comuni), 17 marzo (1.033 comuni), 24 marzo (1.469 comuni), 31 marzo (1.560 comuni) e 7 aprile. Altri 1.383 comuni furono rinnovati in autunno con altre otto tornate elettorali il 6 ottobre (272 comuni), 13 ottobre, 20 ottobre (286 comuni), 27 ottobre (188 comuni), 3 novembre, 10 novembre, 17 novembre e 24 novembre.
La legge elettorale approvata col decreto legislativo luogotenenziale n 1 del 1946 stabil il sistema elettorale proporzionale con metodo D'Hondt per i comuni sopra i 30.000 abitanti, e il sistema elettorale maggioritario plurinominale con voto limitato ai quattro quinti dei seggi per gli altri. Nulla venne invece deciso per le province, che rimasero affidate alle deputazioni provvisorie nominate dai prefetti.
Va ricordato che queste furono le prime elezioni in Italia alle quali le donne furono chiamate a votare (le prime elezioni politiche, insieme al Referendum istituzionale monarchia-repubblica, si tennero il 2 giugno 1946).