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I cinque libri delle Tusculanae disputationes costituiscono un'opera filosofica di Marco Tullio Cicerone, che vide la luce all'incirca nel 45 a.C.Lo scopo dell'opera era di divulgare a Roma la filosofia stoica. Il titolo (Conversazioni a Tuscolo) deriva dal fatto che Cicerone affermava di averle composte nella sua villa di Tusculum.
La locuzione latina Otium cum dignitate significa tempo libero da poter dedicare, con tranquillità, alle proprie attività intellettuali (Cicerone De Oratore Libro I, 1-2). Con questa espressione Cicerone cerca di autoconvincersi che questo trascorrere il tempo in attività amene sia l'ideale del civis romanus ritiratosi dalla vita pubblica. Anche in questa occasione il famoso oratore parla di sé stesso. Esautorato da ogni carica per opera di Giulio Cesare, definisce "otium" dignitoso il lavoro svolto, durante questa forzata inattività politica, per comporre le Tusculanae disputationes.
Omnia munda mundis è un celebre motto latino, di forte sapore antimoralistico e religioso al tempo stesso. Tradotto letteralmente significa "tutto è puro per i puri" (s'intende, "per chi è puro di cuore e d'animo"), o anche "all'anima pura, tutte le cose (appaiono) pure". Lo stesso concetto è espresso dall'analogo motto Omnia immunda immundis: "tutto è impuro per gli impuri".
Damocle è il protagonista di un racconto aggiunto tardivamente alla cultura greca classica. La figura appartiene più propriamente alla leggenda che alla mitologia greca. L'aneddoto sembra essere contenuto per la prima volta nell'opera perduta dello storico Timeo di Tauromenio (356 - 260 a.C.), Storia di Sicilia. Ci viene tramandato da Cicerone, nelle sue Tusculanae disputationes (libro V, capitoli 61 - 62), e viene ripreso successivamente anche da altri scrittori quali Orazio, Persio e Boezio.