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Lucio Anneo Seneca (in latino Lucius Annaeus Seneca; Corduba, 4 a.C. Roma, 65), anche noto semplicemente come Seneca o Seneca il giovane, stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo eclettico di et imperiale, o nuova Sto , attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, alla quale, in qualit di senatore e questore, diede un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola, ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiam a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approv l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" o "quinquennio felice" (54-59), in cui Nerone govern saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo ed il maestro si allontanarono sempre di pi , portando il filosofo al ritiro politico che aveva sempre desiderato. Tuttavia Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, e venne costretto al suicidio dall'imperatore. Seneca influenz profondamente lo stoicismo romano di epoca successiva: suoi allievi furono Gaio Musonio Rufo (maestro di Epitteto) e Aruleno Rustico, nonno di Quinto Giunio Rustico, che fu uno dei maestri dell'imperatore filosofo Marco Aurelio.
Posizione politica di Seneca è una pagina di approfondimento che tratta l'evoluzione del pensiero politico di uno dei massimi autori della letteratura latina, Seneca, dal principato di Caligola a quello di Claudio e Nerone. L'analisi dello sviluppo dei rapporti di Seneca con la politica è qui studiata attraverso l'analisi delle sue opere letterarie.
Le lettere di Paolo sono tredici testi del Nuovo Testamento attribuiti dalla tradizione all'apostolo Paolo di Tarso. In esse Paolo scrive a varie comunità da lui fondate o visitate nei suoi viaggi apostolici; alcune lettere sono inoltre dedicate a persone a lui care. In passato la Chiesa cattolica attribuì a Paolo di Tarso la Lettera agli Ebrei, nella quale non è indicato il nome dell'autore; tale lettera è oggi ritenuta, pressoché unanimemente, essere di un altro autore. Si sono inoltre conservate alcune lettere che affermano di essere state scritte da Paolo ma che sono ritenute apocrife dalla maggioranza degli esegeti.
Con il titolo complessivo di Dialoghi (lat. Dialogi o Dialogorum libri XII) è conosciuto un insieme di opere del filosofo latino Lucio Anneo Seneca.
Medea è una tragedia di cui è autore il filosofo latino di epoca imperiale Lucio Anneo Seneca. L'opera si ispira alla Medea di Euripide e all'omonima tragedia perduta di Ovidio.
Lucilio il Giovane chiamato da Seneca Lucilius Iunior (... – ...) è stato un poeta e storico romano vissuto nel I secolo. Fu Procurator Augusti per la provincia romana di Sicilia durante il regno di Nerone, amico e corrispondente di Seneca e probabilmente autore dei Aetna, un poema sopravvissuto soltanto in parte.
Epicuro (in greco antico: Ἐπίκουρος, Epíkouros, "alleato" o "compagno, soccorritore", in latino: Epicurus; Samo, 10 febbraio 341 a.C. – Atene, 270 a.C.) è stato un filosofo greco antico. Discepolo dello scettico democriteo Nausifane e fondatore di una delle maggiori scuole filosofiche dell'età ellenistica e romana, l'epicureismo, che si diffuse dal IV secolo a.C. fino al II secolo d.C., quando, avversato dai Padri della Chiesa subì un rapido declino, per essere poi rivalutato secoli dopo dalle correnti naturalistiche dell'Umanesimo, del Rinascimento e dal razionalismo laico illuminista.
Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (lett. "Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole") è una frase latina tratta dalle Epistole a Lucilio (107, 11, 5) di Seneca, il quale cita un verso del filosofo stoico Cleante. Dopo aver esortato il suo amico Lucilio all'accettazione di tutto ciò che proviene dalla divinità, nella consapevolezza che è la divinità a dirigere e a governare il mondo (secondo i precetti etici dello stoicismo), Seneca, stando a quanto egli stesso afferma, traduce dei versi del filosofo stoico Cleante, che esemplificano tale morale di conformità alla ragione divina. Il quinto e ultimo di tali versi ("Ducunt... trahunt", appunto), dal momento che manca di una corrispondente attestazione in greco, divide la critica, incerta se attribuirlo a Cleante o a Seneca stesso. Al giorno d'oggi, tale frase viene utilizzata con tono ironico o sarcastico per evidenziare l'inutilità di un'opposizione ad una decisione presa dall'alto. Con tale frase, nella forma Ducunt fata volentem, nolentem trahunt, si conclude Il tramonto dell'Occidente del filosofo Oswald Spengler.
Sera parsimonia in fundo est è una locuzione e un proverbio latino, che può essere tradotta "È tardi risparmiare, quando si è giunti al fondo". La sentenza si trova nella prima lettera delle Epistulae morales ad Lucilium di Seneca, che a sua volta riprende una frase di Esiodo ne Le opere e i giorni 369. Il filosofo stesso spiega la frase aggiungendo non enim tantum minimum in imo sed pessimum remanet, cioè "infatti ciò che rimane non solo è poco ma è anche pessimo".