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Con occupazione dei paesi baltici ci si riferisce all'insediamento militare in Estonia, Lettonia e Lituania da parte dell'Unione Sovietica avvenuto di concerto ai contenuti del patto Molotov-Ribbentrop del 1939 nel giugno 1940.Le tre repubbliche baltiche furono poi annesse all'URSS come repubbliche socialiste nell'agosto 1940, anche se la maggior parte delle potenze e delle nazioni occidentali non riconobbe mai l'incorporazione come legittima. Il 22 giugno 1941, la Germania nazista dichiarò guerra all'URSS e, nel giro di poche settimane, occupò i territori baltici. Nel luglio 1941, il Terzo Reich incorporò le regioni appena conquistate nel Reichskommissariat Ostland: l'autorità tedesca perdurò fino a quando l'Armata Rossa non avanzò verso ovest del 1944, ma alcune truppe della Wehrmacht e dei loro collaborazionisti rimasero bloccati nella sacca di Curlandia lasciando l'area solo al termine della guerra, nel maggio del 1945. L'incorporazione sovietica (in tedesco: Annexionsbesetzung) o occupazione sui generis degli stati baltici durò fino all'agosto 1991, quando i tre paesi riottennero la propria indipendenza. I governi in esilio dei baltici e quelli indipendenti attivi dopo il 1991, gli Stati Uniti e i tribunali nazionali, il Parlamento europeo, la Corte europea dei diritti dell'uomo e il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno tutti affermato che Estonia, Lettonia e Lituania furono invase, occupate e incorporate in maniera contraria al diritto internazionale nell'Unione Sovietica in base alle disposizioni del patto Molotov-Ribbentrop del 1939. Alla prima parentesi sovietica, seguì dunque in sintesi l'occupazione della Germania dal 1941 al 1944 e poi una seconda durata dal 1944 al 1991. Sulla scia di tale politica di non riconoscimento, si è sviluppata la teoria della continuità giuridica, secondo cui gli stati baltici non cessarono mai de iure di esistere tra il 1940 e il 1991.Nel periodo di rivalutazione della storiografia sovietica iniziato durante la perestrojka nel 1989, Mosca condannò il protocollo segreto del 1939 approvato con Berlino. Ciononostante, l'Unione Sovietica non ha mai considerato ufficialmente la sua presenza nei paesi baltici alla stregua di un'occupazione o di un'incorporazione forzata, sostenendo che la RSS Estone, Lettone e Lituana chiesero di propria volontà di unirsi a Mosca. La RSFS Russa classificò nel 1991 gli eventi accaduti nel 1940 come "annessione". I revisionisti storici russi e i libri di testo scolastici continuano a sostenere, sulla scia della posizione assunta in epoca sovietica, che negli stati baltici si verificarono delle rivoluzioni socialiste orchestrate dai popoli locali in maniera del tutto estranea all'influenza di altre potenze.La Federazione Russa, Stato successore dell'URSS, e i suoi funzionari statali insistono sul fatto che le procedure di accorpamento delle tre repubbliche fosse avvenuta in maniera conforme al diritto internazionale e che esse (le procedure) ottennero il riconoscimento de iure negli accordi stipulati nel febbraio 1945 a Jalta, nel luglio-agosto del 1945 alla Potsdam e in ultimo, negli Accordi di Helsinki del 1975, i quali dichiaravano l'inviolabilità delle frontiere fisicamente esistenti. La Russia accettò poi la richiesta dei membri già partecipanti di "assistere le persone deportate dagli Stati baltici occupati" al momento dell'adesione al Consiglio d'Europa nel 1996. Inoltre, quando la RSFS Russa firmò un trattato separato con la Lituania nel 1991, riconobbe in maniera espressa che l'annessione del 1940 violò la sovranità lituana e riconobbe la continuità de iure dello Stato lituano.La maggior parte dei governi occidentali sosteneva che la sovranità baltica non fosse scomparsa e quindi continuò a riconoscere gli stati baltici come entità politiche sovrane rappresentate dalle legazioni - nominate dai governi operanti prima del 1940 - che operavano a Washington DC e altrove. Estonia, Lettonia e Lituania recuperarono de facto l'indipendenza nel 1991 durante le fasi di dissoluzione dell'Unione Sovietica; la Russia iniziò a ritirare le truppe presenti nella regione geografica (a partire dalla Lituania) nell'agosto 1993, con il ritiro completo terminato esattamente dodici mesi più avanti. La Russia ha ufficialmente concluso la sua presenza militare sul posto nell'agosto 1998 disattivando la stazione radar Skrunda-1 operativa in Lettonia. Le installazioni smantellate furono rimpatriate in Russia e il sito tornò sotto il controllo lettone, con l'ultimo soldato russo che lasciò il suolo baltico nell'ottobre 1999.
Con il termine Paesi baltici, più raramente talvolta EstLaLia, Repubbliche baltiche oppure Stati baltici (in estone Balti riigid, in lettone Baltijas valstis, in lituano Baltijos valstybės, in russo Приба́лтика) in senso lato, si fa riferimento alle tre repubbliche sulla costa orientale del mar Baltico, ovvero Estonia, Lettonia e Lituania.
La Lituania (AFI: /lituˈanja/; in lituano: Lietuva; [lʲɪɛtʊˈvɐ]), ufficialmente Repubblica di Lituania (in lituano: Lietuvos Respublika; [lʲɪɛtʊˈvoːs rʲɛsˈpʊblʲɪkɐ]), è uno Stato membro dell'Unione europea, confinante a nord con la Lettonia, a est con la Bielorussia, a sud con la Polonia e a sud-ovest con l'exclave russa dell'Oblast' di Kaliningrad, mentre a ovest è bagnata dal mar Baltico. Ha una superficie di 65200 km² e 2.793.397 abitanti. Fa parte dell'area geopolitica dei Paesi Baltici, di cui è lo Stato più meridionale e il più popoloso. Abitata per secoli da numerose tribù, la Lituania venne unificata nel XIII secolo da Mindaugas, costituendo prima un Regno e poi un Ducato. Ultima nazione europea ad abbandonare il paganesimo, tra XIV e XV secolo ebbe una rapida espansione territoriale, fino a diventare la nazione più estesa d'Europa, il cui controllo copriva anche l'odierna Bielorussia e le regioni occidentali dell'Ucraina. Nel 1569 il Granducato di Lituania formò una confederazione col vicino Regno di Polonia ed assieme a quest'ultimo subì, nella seconda metà del XVIII secolo, varie spartizioni territoriali, fino all'annessione all'Impero russo nel 1795. Tornata indipendente nel 1918, la Lituania, assieme alle confinanti Lettonia ed Estonia, venne occupata ed annessa all'Unione Sovietica nel 1940, in base a quanto previsto dal Patto Molotov-Ribbentrop, come RSS Lituania. Dopo l'occupazione tedesca, segnata dalla persecuzione degli ebrei e da vari eccidi, nel 1944 ritornarono le truppe sovietiche, contro le quali operò per quasi un decennio una resistenza armata. Nel 1990 fu la prima tra le repubbliche sovietiche a dichiarare la propria indipendenza. La Lituania è uno Stato membro dell'ONU, della NATO, del Consiglio d'Europa, dell'OCSE. Il 1º gennaio 2015 ha adottato l'euro, sostituendolo al litas. È una repubblica semipresidenziale, il cui attuale Presidente è Gitanas Nausėda, mentre il Ministro presidente è Ingrida Šimonytė.
La Lettonia, ufficialmente Repubblica di Lettonia (in lettone Latvijas Republika), è uno Stato membro dell'Unione europea (64589 km², 2 252 060 abitanti secondo i dati del 2012, capitale Riga); situata nell'Europa nord-orientale, confina a nord con l'Estonia (267 km), a est con la Russia (217 km), a sud-est con la Bielorussia (141 km) e a sud con la Lituania (453 km), ed è bagnata a ovest dal Mar Baltico. La Lettonia è una repubblica parlamentare; la carica di primo ministro è attualmente ricoperta da Arturs Krišjānis Kariņš, dal 23 gennaio 2019, mentre l'attuale presidente è Egils Levits, dall'8 luglio 2019. La lingua ufficiale è il lettone. Dal primo gennaio 2014 la nazione baltica ha adottato l'euro, divenendo il diciottesimo Stato dell'area euro. L'euro ha sostituito il lats, precedente valuta ufficiale dello Stato.
L'energia eolica è l'energia del vento, cioè l'energia cinetica di una massa d'aria in movimento. Fonte di energia alternativa a quella prodotta dalla combustione dei combustibili fossili, rinnovabile e a sostegno dell'economia verde, pulita, che non produce emissioni di gas serra durante il funzionamento e richiede una superficie di terra non eccessivamente vasta, gli effetti sull'ambiente sono in genere meno problematici rispetto a quelli provenienti da altre fonti di energia, ed è possibile sfruttarla grazie ad esempio all'utilizzo di aerogeneratori che producono energia elettrica, pompe eoliche per la movimentazione di acqua, tramite mulini a vento che producono energia meccanica per macinare cereali o altri materiali o vele per il movimento di veicoli aerei o acquatici (deltaplano, barca a vela, windsurf, ecc.). È una fonte mediamente stabile di anno in anno, ma con una variazione significativa su scale di tempo più brevi: l'intermittenza del vento crea raramente problemi quando essa viene utilizzata per fornire fino al 20% della domanda totale di energia elettrica, ma se la richiesta è superiore vi è necessità di particolari accorgimenti alla rete di distribuzione e una capacità di produzione convenzionale. Alcuni metodi per la gestione della potenza prodotta, come quello di possedere sistemi di stoccaggio (come stazioni di pompaggio), turbine geograficamente distribuite, fonti alternative, accordi di esportazione e importazione di energia per aree limitrofe o la riduzione della domanda quando la produzione eolica è bassa, possono ridurre notevolmente questi problemi. Inoltre, le previsioni del tempo consentono alla rete elettrica di essere preparata tempestivamente a seconda delle variazioni previste nella produzione.Grandi parchi eolici sono costituiti da centinaia di singoli aerogeneratori collegati alla rete di trasmissione di energia elettrica. L'eolico off-shore è più stabile, fornisce più energia e possiede un minor impatto visivo, tuttavia i costi di realizzazione e manutenzione sono notevolmente più alti. Piccoli impianti eolici on-shore forniscono elettricità a luoghi isolati. Le società elettriche acquistano sempre di più elettricità in eccesso prodotta da piccoli aerogeneratori domestici.Il paese a più alta generazione eolica è la Danimarca, in cui il 43,4% del consumo elettrico derivava dal vento nel 2017. Sono almeno 83 gli altri paesi del mondo che utilizzano regolarmente l'energia eolica per il fabbisogno elettrico. Nel 2018 la capacità di generazione elettrica eolica installata nel mondo è aumentata del 9,6%, fino a 591 GW. Nel 2017 la produzione annuale di energia eolica è cresciuta del 17%, fino a coprire il 4,4% del fabbisogno elettrico planetario (nel 2010 era il 2,5%), fornendo l'11,6% dell'energia elettrica nell'Unione europea.
Il tema dei diritti delle donne si è sviluppato giuridicamente sul finire del XVIII secolo grazie alla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, 1791) di Olympe de Gouges, la quale si ispirò al modello della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) e della Rivendicazione dei diritti della donna (A Vindication of the Rights of Woman, 1792) di Mary Wollstonecraft.La rivendicazione per le donne dei diritti civili, della condizione economica femminile e dei diritti politici (suffragio femminile) nonché di un miglioramento della condizione femminile costituiscono la base del femminismo a partire dal XIX secolo attraverso la prima ondata femminista e sviluppatasi nel corso del XX secolo. In alcuni paesi questi diritti sono istituzionalizzati o supportati dalla legge, dall'abitudine locale e dal comportamento, mentre in altri vengono ignorati e soppressi. Essi si differenziano dalle nozioni più ampie dei diritti umani attraverso le pretese di un giudizio storico e tradizionale inerente all'esercizio di tali diritti a favore della controparte maschile. I problemi comunemente associati alla nozione di diritti femminili includono, tuttavia non limitandosi ad essi, al diritto all'integrità e all'autonomia corporea, di essere liberi dalla paura di violenza sessuale (più in genere violenza contro le donne), di votare e reggere pubblici uffici, di stipulare contratti legali, di avere uguali diritti nel diritto familiare, di lavorare ed ottenere una retribuzione equa o uguale a quella maschile, di avere diritti riproduttivi, di possedere proprietà ed infine di avere accesso all'istruzione.
I diritti per le persone persone LGBT in Estonia affrontano delle limitazioni legali non vissute dalle persone eterosessuali. L'attività sessuale maschile e femminile con persone dello stesso sesso è legale in Estonia. Si considera uno dei paesi più liberali tra quelli dell'ex Unione Sovietica quando si tratta di diritti gay.
La Croazia, ufficialmente Repubblica di Croazia (in croato Republika Hrvatska), è uno Stato indipendente dell'Unione europea con una popolazione di 4076246 abitanti nel 2019. La sua capitale è Zagabria. Confina a nord con la Slovenia, a nord-est con l'Ungheria, a est con la Serbia, a sud con la Bosnia ed Erzegovina e il Montenegro, mentre a ovest è affacciata sul mare Adriatico. La sua superficie territoriale è di 56594 km² di cui 620 di acque interne. La Croazia è una repubblica parlamentare la cui lingua ufficiale è il croato. La regione istriana adotta ufficialmente il bilinguismo (croato e italiano), ma la sua attuazione varia a livello comunale. Tra il 1102 e il 1918 la Croazia fu unita al Regno d'Ungheria, seguendone le sorti; fu successivamente un'unità territoriale della Jugoslavia fino al 1991 — fatta eccezione per l'effimero Stato Indipendente di Croazia, Paese-fantoccio al soldo della coalizione nazifascista dell'Asse italo-tedesco — divenendone indipendente all'inizio delle guerre dei Balcani. La Croazia aderisce alla NATO dal 1º aprile 2009 e dal 1º luglio 2013 è il 28º membro dell'Unione europea. Al pari di Cipro, Bulgaria e Romania, la Croazia fa parte di quei Paesi sottoscrittori della convenzione di Schengen pur restando fuori dal relativo spazio per mancanza di adeguamenti tecnici, mantenendo quindi i controlli alle frontiere. Il Paese ha due giorni di festa nazionale: il 25 giugno, anniversario dell'indipendenza dichiarata, e l'8 ottobre, anniversario di quella effettiva, dalla Jugoslavia nel 1991.
I Cosacchi (in polacco kozacy; in russo: казаки?, traslitterato: kazaki; in ucraino: козаки?, traslitterato: kozaky; forse dalla parola turco-tartara qazaq', nomade o uomo libero) sono un'antica comunità militare che vive nell'Europa orientale, in maggioranza nella steppa ubicata tra Ucraina e gli zarati del nord est. Inizialmente con tale termine furono individuate le popolazioni nomadi tartare delle steppe del sud-est della Russia. Tuttavia, a partire dal XV secolo, il nome fu attribuito a gruppi di slavi (per lo più slavi e slavi ucraini) che popolavano i territori che si estendevano lungo il basso corso dei fiumi Don e Dnepr (questi ultimi erano noti come cosacchi dello Zaporož'e); in questo senso, i cosacchi non costituiscono un gruppo etnico vero e proprio. Altre zone di colonizzazione successiva furono la pianura ciscaucasica (bacini dei fiumi Kuban' e Terek), il basso Volga, la steppa del bacino dell'Ural e alcune zone della Siberia orientale nel bacino del fiume Amur. Il nome cosacco apparirebbe per la prima volta nel 1395, nelle Cronache della Repubblica di Novgorod, ma secondo altri storici solo nel 1444, in un manoscritto russo, per designare soldati mercenari nomadi e liberi (ovverosia non soggetti agli obblighi feudali), che spesso offrivano i loro servigi ai vari principi. Durante la guerra civile russa (1918-1922) i cosacchi, che inizialmente avevano appoggiato la rivoluzione contro lo Zar, si schierarono in gran parte con le Armate Bianche in opposizione ai bolscevichi, mentre nella seconda guerra mondiale lottarono invece sia per gli Alleati sia per l'Asse.