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Neil Armstrong (Wapakoneta, 5 agosto 1930 – Cincinnati, 25 agosto 2012) è stato un astronauta e aviatore statunitense, primo uomo a posare piede sulla Luna alle 02:56:15 UTC del 21 luglio (22:56:15 EDT del 20 luglio) 1969. Prima di diventare un astronauta, Armstrong fu ufficiale della United States Navy e partecipò alla Guerra di Corea. Dopo la guerra, conseguì una laurea di primo livello presso la Purdue University e servì come pilota collaudatore presso il National Advisory Committee for Aeronautics, dove effettuò più di 900 voli. Successivamente completò gli studi alla University of Southern California. Partecipante ai programmi Man In Space Soonest della U.S. Air Force, con il quale gli statunitensi si proponevano di vincere la corsa allo spazio nei confronti dei sovietici, e del Boeing X-20 Dyna-Soar, per lo sviluppo di uno spazioplano, Armstrong entrò a far parte del NASA Astronaut Corps nel 1962. Il suo primo volo spaziale fu in qualità di comandante della missione Gemini 8 e fu uno dei primi civili a divenire astronauta. Durante questa missione, Armstrong e il pilota David Scott effettuarono il primo aggancio fra due navi spaziali in orbita. La sua seconda e ultima missione spaziale, nel luglio del 1969, lo vide comandante dell'Apollo 11, che realizzò il primo allunaggio con uomini del Programma Apollo. Nella missione, insieme con Buzz Aldrin, Armstrong effettuò un'attività extraveicolare sul suolo lunare per 2 ore e mezzo, mentre il terzo membro dell'equipaggio, Michael Collins, era rimasto in attesa sul modulo di comando in orbita intorno alla Luna. Al ritorno sulla Terra, ad Armstrong, così come ai suoi due compagni di missione Collins e Aldrin, fu conferita la Medaglia presidenziale della libertà dal presidente Richard Nixon. Ricevette inoltre la Congressional Space Medal of Honor nel 1978 da Jimmy Carter e la Medaglia d'oro del Congresso nel 2009.
Michele Mirabella (Bitonto, 7 luglio 1943) è un conduttore televisivo e regista teatrale italiano.
La locuzione mezzo di comunicazione di massa fu coniata insieme all'espressione «comunicazione di massa» nella prima metà del XX secolo in ambito anglosassone.Secondo la definizione di McQuail i "mezzi di comunicazione di massa", o "media di massa", in inglese mass media, sono mezzi progettati per mettere in atto forme di comunicazione «aperte, a distanza, con tante persone in un breve lasso di tempo». In altre parole la comunicazione di massa (quella classe dei fenomeni comunicativi che si basa sull'uso dei media) è costituita da organizzazioni complesse che hanno lo scopo di «produrre e diffondere messaggi indirizzati a pubblici molto ampi e inclusivi, comprendenti settori estremamente differenziati della popolazione».Per più di quattro secoli l'unico vero medium di massa è stata la «parola stampata», grazie all'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg (1455-57). Agli inizi del XIX secolo lo sviluppo delle ferrovie, insieme ai progressi nella distribuzione delle reti elettriche, crearono le condizioni per la nascita del secondo mezzo di comunicazione di massa, un vero e proprio salto qualitativo nel mondo delle comunicazioni: il telegrafo. A ciò seguirono con un crescendo sempre più rapido il telefono, la radio e la televisione. La nascita e l'apertura in senso commerciale delle reti telematiche, in particolare l'avvento di Internet, costituiscono al momento la tappa più recente di questo percorso. In virtù dei tratti peculiari che mostrano (peraltro non tutti in antitesi rispetto ai cosiddetti «media tradizionali»), ci si riferisce ai dispositivi basati sulle nuove tecnologie di comunicazione in rete con l'espressione «nuovi media».
Il termine industria culturale è un paradigma socio-culturale introdotto e usato per la prima volta da Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, due filosofi appartenenti alla Scuola di Francoforte. Il concetto apparve in Dialettica dell'Illuminismo (1947) per indicare il processo di riduzione della cultura a merce di consumo.
La Comedìa, o Commedia, conosciuta soprattutto come Divina Commedia, è un poema allegorico-didascalico di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di endecasillabi (poi chiamate per antonomasia terzine dantesche) in lingua volgare fiorentina. L'opera non esiste nella sua forma originale: essendo stata prodotta prima dell'invenzione della stampa veniva scritta e ricopiata a mano; tra tutti i manoscritti giunti a noi oggigiorno non esistono due versioni uguali, come per tutti i testi antichi, i casi di diversificazione sono tantissimi e variano da semplici modifiche ortografiche, (diritta via o diricta via) fino all'uso di versi simili ma diversi, o parole completamente differenti che danno anche significati diversi, ad esempio il ruscello che esce dalle sorgenti di acqua bollente ..esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici che fu analizzato e commentato con il presupposto che ci fossero delle donne peccatrici, forse prostitute (?), lasciando molti dubbi, ma con un significato completamente stravolto rispetto al più ragionevole pettinatrici o pettatrici o pectatrici cioè le operaie che lavoravano la cardatura e la pettinatura dell lino nelle acque termali. Il titolo originale, con cui lo stesso autore designa il suo poema, fu Comedia (probabilmente pronunciata con accento tonico sulla i); e così è intitolata anche l'editio princeps del 1472. L'aggettivo «Divina» le fu attribuito dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante, scritto fra il 1357 e il 1362 e stampato nel 1477. Ma è nella prestigiosa edizione giolitina, a cura di Ludovico Dolce e stampata da Gabriele Giolito de' Ferrari nel 1555, che la Commedia di Dante viene per la prima volta intitolata come da allora fu sempre conosciuta, ovvero "La Divina Comedia". Composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna, la Commedia è il capolavoro di Dante ed è universalmente ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi, nonché una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale, tanto da essere conosciuta e studiata in tutto il mondo. Il poema è diviso in tre parti, chiamate «cantiche» (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale) formati da un numero variabile di versi, fra 115 e 160, strutturati in terzine. Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium mentis in Deum, attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica. È stato notato come tutte e tre le cantiche terminino con la parola «stelle» (Inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle"; Purgatorio: "Puro e disposto a salir a le stelle"; Paradiso: "L'amor che move il sole e l'altre stelle"). L'opera ebbe subito uno straordinario successo e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione e fino all'avvento della stampa in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa sessanta commenti e tra le 100.000 e le 200.000 pagine), dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi mai interrotta: si parla così di "secolare commento". La vastità delle testimonianze manoscritte della Commedia ha comportato un'oggettiva difficoltà nella definizione del testo: nella seconda metà del Novecento l'edizione di riferimento è stata quella realizzata da Giorgio Petrocchi per la Società Dantesca Italiana. Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio Lanza e Federico Sanguineti.La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, scopo didascalico e morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, espressa anche con l'uso di neologismi creati da Dante come «insusarsi», «inluiarsi» e «inleiarsi».È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.
Il termine cultura deriva dal verbo latino colere, "coltivare". L'utilizzo di tale termine è stato poi esteso a quei comportamenti che imponevano una "cura verso gli dei", da cui il termine "culto" e a indicare un insieme di conoscenze. Non c'è univocità degli autori sulla definizione generale di cultura anche nella traduzione in altre lingue ed a seconda dei periodi storici, grosso modo oggi è intesa come un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e comportamenti che caratterizzano un gruppo umano particolare; un'eredità storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno di quel gruppo sociale e quelli con il mondo esterno.
La copertina è la parte esterna di un libro, di una rivista, di un quaderno, di un'agenda o di un disco, solitamente formata da carta o cartoncino più spessi dei fogli interni, sulla quale sono stampati il titolo dell'opera, l'autore e altre informazioni importanti quali, ad esempio, la casa editrice, l'anno di pubblicazione e il codice ISBN. Poiché si tratta dell'unica parte soggetta a contatto con l'esterno, normalmente la copertina dello stampato viene oggi plastificata per resistere maggiormente nel tempo e non danneggiarsi o scolorirsi. Talvolta la copertina è protetta da una sovraccoperta, sulla quale vengono stampate illustrazioni e/o tutte le informazioni relative alla pubblicazione. In tal caso spesso le indicazioni stampate sulla coperta diminuiscono. Il retro della sovraccoperta è sempre bianco, cioè non è mai stampato. Nel linguaggio tipografico, le quattro pagine della copertina prendono i nomi di "prima", "seconda", "terza" e "quarta di copertina"; la prima e seconda pagina sono anche dette copertina anteriore, la terza e la quarta pagina copertina posteriore. Le ripiegature interne della copertina, quando essa è ripiegata verso l'interno, e della sovraccoperta, che è sempre ripiegata verso l'interno, sono chiamati risvolti (o alette). Nei risvolti si trovano spesso notizie sull'opera e sull'autore o su sue precedenti pubblicazioni e nel risvolto posteriore il prezzo di copertina. Nella copertina coi risvolti la seconda e terza di copertina sono sempre bianche, cedendo le proprie informazioni appunto ai risvolti. Nei volumi cartonati o rilegati in tela, è tradizione stampare il titolo della pubblicazione con impressione in oro (o doratura) sul dorso e sul piatto anteriore rigido e quindi rivestire la copertina vera e propria con una sovraccoperta stampata su carta. In certi casi la copertina può essere rivestita di cuoio, con assi in legno e bordure di metalli anche preziosi. Sono particolarmente pregiate le copertine (o coperte) dei volumi antichi, come gli incunaboli e le cinquecentine con legature alle armi (ad. es. aldine in legature dogali). Se la copertina è stampata con la stessa carta usata per le pagine interne e quindi compresa nel conteggio delle pagine del menabò, allora si parla di stampato "autocopertinato"; questo può accadere, ad esempio, in un opuscolo.
Un'aldina è un libro impresso a Venezia dallo stampatore e umanista Aldo Manuzio, da cui prende il nome, dal 1495 al 1515. Le edizioni aldine sono tra i libri di maggior pregio e valore nella storia della stampa e sono caratterizzate da importanti novità tipografiche, che diffusero in tutta Europa un nuovo tipo di libro. Tra queste l'introduzione del carattere italico o corsivo e il formato in ottavo, diverso, per maneggevolezza e trasportabilità, da quelli più utilizzati all'epoca per i manoscritti e gli incunaboli; perciò le aldine sono anche considerate i precursori dei libri tascabili. La prima aldina in assoluto, almeno con data certa, è la grammatica greca, intitolata Erotemata, di Costantino Lascaris, che fu finita di stampare il 28 febbraio 1495 e completata con l'Alphabetum Graecum l'8 marzo. Fra le più celebri aldine si possono ricordare le molte editiones principes di classici greci (Teocrito, Aristotele, Aristofane, Sofocle, Euripide, Quinto Smirneo, Lisia, Pindaro, Licofrone, Platone), nonché volumi rarissimi, come la Galeomyomachia di Teodoro Prodromo (senza data, ma del 1495), e capolavori della stampa, quali il De Aetna di Pietro Bembo del 1496 e l'Hypnerotomachia Poliphili del 1499. Dopo la morte di Aldo, avvenuta il 6 febbraio 1515, il suocero Andrea Torresano, di cui Aldo aveva sposato la figlia Maria nel 1505 e che era in società con Aldo sin dal 1495, e i due cognati continuarono l'attività dell'officina tipografica fino alla maggiore età dei suoi figli (fra i quali lo stampatore e umanista Paolo Manuzio). Con la sottoscrizione tipografica "nelle case d'Aldo Romano & d'Andrea d'Asola suo suocero", fino alla morte di quest'ultimo nel 1528, furono stampate grandi edizioni, tra cui le editiones principes di Pausania, Strabone, Eschilo e Galeno. Per bellezza e rarità tali edizioni sono paragonabili alle aldine in senso stretto. La tipografia Aldina cessò l'attività dopo la terza generazione, con Aldo Manuzio il Giovane, nel 1590.
Alberto Abruzzese (Roma, 14 agosto 1942) è un sociologo, scrittore e saggista italiano. Dal 2005 al 2011 è stato professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi e direttore dell'istituto di comunicazione presso l'Università IULM di Milano, dove è stato Prorettore per l'Innovazione Tecnologica e le Relazioni Internazionali, Direttore dell'Istituto di Comunicazione e Preside della Facoltà di Turismo, Eventi e Territorio. Saggista prolifico, ha scritto di letteratura, di cinema, di sociologia della comunicazione e della pubblicità, di storia sociale dell'industria culturale e delle innovazioni tecnologiche, di mediologia, oltre ad aver pubblicato un romanzo (Anemia, 1982; da cui ha tratto successivamente un film omonimo) che è una variazione politica sul genere horror.