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Nell'accezione scolastico-antologica della Storia della letteratura italiana delle origini, la poesia comico-realistica è individuata come quel genere che tratta alcune tematiche importanti, come la vita e l'amore, ma viste in una chiave meno spirituale, in contrapposizione, ad esempio, alla visione del Dolce stil novo. In contrapposizione alla poesia d'alto stile della poesia lirica siciliana e del Dolce stil novo, nasce nel XIII secolo un movimento poetico che compone poesie con uno stile basso e con un linguaggio popolare. Si diffonde soprattutto in Toscana, intorno al 1260.
L'arte della gioia è un romanzo di Goliarda Sapienza; finito di scrivere nel 1976, la prima parte fu pubblicata nel 1994 e l'edizione integrale postuma nel 1998. Il testo è scritto per la maggior parte in prima persona (di Modesta), ma talvolta anche in terza persona, soprattutto nella prima parte del romanzo, e vengono spesso cambiati i registri linguistici..
La goliardia è il tradizionale spirito che anima le comunità di studenti, soprattutto in ambito universitario, in cui alla necessità dello studio si accompagnano il gusto della trasgressione, la ricerca dell'ironia, il piacere della compagnia e dell'avventura. I tratti connotativi del fenomeno sono comuni a più gruppi italiani, ma sono anche simili ad altre organizzazioni europee e statunitensi. La goliardia ha progressivamente perso le sue caratteristiche iniziali e oggi «...gli antichi ed autentici goliardi sopravvivono soltanto come importante elemento per la ricostruzione storica e letteraria del passato medievale.'».
I clerici vagantes (o clerici vagi, al singolare clericus vagans, espressione della latinità medievale per «chierici vaganti» a cui si affiancò anche il nome di goliardi) sono gli studenti girovaghi che, nel Basso medioevo, erano soliti spostarsi in tutta Europa per poter seguire le lezioni che ritenevano più opportune (la cosiddetta peregrinatio academica). Erano appunto definiti chierici perché avevano gli ordini minori e dunque potevano godere di alcuni privilegi ecclesiastici. La loro figura sociale fu importante e sintomatica di una fase di grande risveglio culturale, snodo epocale di cui furono partecipi e interpreti, del quale "rispecchiarono le condizioni sociali e la fisionomia morale".