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Forti di Roma

I Forti di Roma sono l'insieme delle opere militari di difesa fissa costituenti il campo trincerato della città, composto da quindici forti di tipo "prussiano" e da quattro batterie a pianta esagonale. Furono erette a difesa della fascia di territorio immediatamente circostante la città di Roma, allora in piena campagna, fra il 1877 e il 1891, mantenendo una distanza di circa 4-5 km dalle Mura aureliane e di circa 2-3 km l'uno dall'altro, per uno sviluppo complessivo di circa 40 km. Dopo varie controversie sui progetti, i forti furono commissionati con Regio Decreto n. 4007 del 12 agosto 1877. I primi sette forti (Monte Mario, Braschi, Boccea, Aurelia Antica, Bravetta, Portuense e Appia Antica) furono realizzati a partire dallo stesso anno 1877 e tutti, tranne l'Appia Antica, sulla destra del Tevere, a difesa da eventuali sbarchi sul litorale del mare Tirreno. La costruzione dei restanti otto (Antenne, Ardeatina, Casilina, Ostiense, Pietralata, Prenestina, Tiburtina e Trionfale) fu avviata nel 1880 grazie a nuovi fondi e, con Regio Decreto del 1º novembre 1882, furono denominati con i nomi delle strade su cui sorgevano. Le quattro batterie furono costruite in posizione intermedia e arretrata rispetto ai forti: Tevere (sulla riva destra del fiume sotto Monte Mario), Appia Pignatelli, Porta Furba e Nomentana. Tutte le strutture caddero presto in disuso, a causa dell'eccessiva vicinanza alla città che si stava espandendo e all'evoluzione delle tecniche balistiche e delle strategie militari, e con Regio Decreto n. 2179 del 9 ottobre 1919 vennero radiati dal novero di fortificazioni dello Stato, per essere utilizzati come caserme e depositi militari. Successivamente finirono inglobati nel tessuto urbano e alcuni sono stati consegnati a Roma Capitale, talvolta però inutilizzati e abbandonati.

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