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Vincenzo Tobia Nicola Bellini (Torricella Peligna, 11 maggio 1744 – Catania, 8 giugno 1829) è stato un compositore italiano; detto anche Vincenzo Bellini senior o Vincenzo Tobia per distinguerlo dal nipote, fu attivo prevalentemente nel Mezzogiorno tra il XVIII e il XIX secolo.
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801 Puteaux, 23 settembre 1835) stato un compositore italiano, tra i pi celebri operisti dell'Ottocento. Gran parte di ci che noto della vita di Bellini e della sua attivit di musicista proviene da lettere scritte al suo amico Francesco Florimo, incontrato come compagno di studi a Napoli. Considerato, con Gioacchino Rossini e Gaetano Donizetti, il compositore per antonomasia dell'era del bel canto italiano, in particolare dell'inizio del XIX secolo, Bellini fu autore di dieci opere liriche in tutto, delle quali le pi famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani.
Il giardino Bellini (o Villa Bellini) è uno dei due giardini più antichi e uno dei quattro parchi principali di Catania. Localmente è spesso indicato semplicemente come "'a Villa".
Francesco Pastura (Catania, 16 agosto 1905 – Catania, 26 luglio 1968) è stato un critico musicale e compositore italiano. Inizialmente studiò prima presso il Conservatorio di S. Pietro a Majella, poi a Palermo presso il Conservatorio di musica Vincenzo Bellini, dove conseguì il 31 ottobre 1932 il diploma di «Licenza Superiore del Corso di Composizione» sotto la guida di Antonio Savasta. Durante la sua vita Pastura non ebbe particolare fama dall'attività di compositore; la conoscenza della musica gli fu da supporto nella sua attività di studioso e di critico musicale; uno degli aspetti più evidenti della sua personalità fu quello di essere un nostalgico conservatore del lirismo tonale, la fraterna amicizia con il Maestro Francesco Paolo Frontini lo portò a quella attenzione verso il canto popolare, impegnandolo come autore di alcune raccolte di canti come, Mandrerosse. Paesaggi uomini e canti di Libertinia, pubblicata nel 1939 (illustrazioni di Roberto Rimini), trenta canzoni popolari siciliane tra cui la famosa Ciuri, ciuri, ripresa e rimaneggiata dalla prima versione del 1883 di Frontini. Pastura sembra aver sufficientemente chiare le prospettive del suo lavoro futuro, l'insegnamento, l'attività giornalistica, la ricerca, lo studio per la tradizione musicale popolare. Insegna privatamente solfeggio, armonia e storia della musica. Nel 1931 è insegnante di armonia complementare presso l'Istituto dei Ciechi di Palermo. Dal 1934 è critico musicale de «Il popolo di Sicilia», e comincia a concretizzare i suoi interessi di ricerca verso i manoscritti belliniani. Tiene numerose conferenze, lezioni, commemorazioni, e nel 1935, in pieno anniversario belliniano, pubblica Le lettere di Bellini (1818-1835) ed Era felice un dì, "arietta inedita di Vincenzo Bellini" (in realtà una versione autografa di un'aria tratta dall'Andronico di Saverio Mercadante). Vincitore di concorso, nel 1938-39 insegna teoria e solfeggio nella Scuola di Musica dell'Ospizio di beneficenza di Catania. Egli si impegna anche, pur avendo a disposizione mezzi economici modestissimi, nel lavoro di costruzione della nascente biblioteca, con la funzione di «Incaricato bibliotecario». Nel 1950, a seguito della morte di Benedetto Condorelli, primo direttore del Museo Belliniano, Pastura fu chiamato a sostituirlo, un articolo pubblicato dal "Giornale dell'isola" (1º giugno 1950) lo definiva il più catanese dei maestri di musica, il più belliniano dei cultori del 'mito' belliniano, il più sentimentale e fra più preparati musicisti etnei. Nel 1959 esce il libro della sua vita al quale aveva lungamente lavorato: Bellini, secondo la Storia. All'ambito del suo lavoro didattico appartengono le Tesi di storia della Musica, 1952, rielaborazione di una precedente pubblicazione del 1937. Nell'ultimo decennio della sua attività (1958-1968) prosegue sempre intensamente l'impegno giornalistico e di ricerca. Nel 1968, l'anno della sua morte, viene pubblicato a Catania il suo ultimo libro: Secoli di musica catanese. Dall'«Odeon» al «Bellini».
Eduardo Scarpetta (Napoli, 12 marzo 1853 – Napoli, 29 novembre 1925) è stato un attore e commediografo italiano. Fu il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo. Creò il teatro dialettale moderno, ancora oggi in uso, e si specializzò nell'adattare la lingua napoletana in moltissime pochade francesi; alcune delle sue commedie più celebri (tra cui ad esempio Miseria e nobiltà) furono però creazioni originali del suo repertorio. Vanta una carriera lunghissima di commediografo (dal 1875), interrotta bruscamente da una celebre causa intentatagli da Gabriele D'Annunzio nel 1904. Scarpetta fu anche attore cinematografico agli albori della “settima arte”. Egli girò alcuni film per una casa di produzione milanese, la “Musical Film” di Renzo Sonzogno, tratti dalle sue commedie: Miseria e nobiltà (1914, diretto da Enrico Guazzoni), La nutrice (1914, diretto da Alessandro Boutet), Un antico caffè napoletano (1914), Tre pecore viziose (1915) e Lo scaldaletto (1915) diretti da Gino Rossetti. Di questi film ci rimangono solo alcune foto di scena di Scarpetta e di altri interpreti. Ebbe numerosi figli, ben nove (non tutti da lui riconosciuti): oltre a Vincenzo, Domenico, Maria Scarpetta, vi sono i celebri Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, Eduardo (De Filippo) in arte Passarelli e suo fratello Pasquale De Filippo.
La Comedìa, o Commedia, conosciuta soprattutto come Divina Commedia, è un poema allegorico-didascalico di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di endecasillabi (poi chiamate per antonomasia terzine dantesche) in lingua volgare fiorentina. L'opera non esiste nella sua forma originale: essendo stata prodotta prima dell'invenzione della stampa veniva scritta e ricopiata a mano; tra tutti i manoscritti giunti a noi oggigiorno non esistono due versioni uguali, come per tutti i testi antichi, i casi di diversificazione sono tantissimi e variano da semplici modifiche ortografiche, (diritta via o diricta via) fino all'uso di versi simili ma diversi, o parole completamente differenti che danno anche significati diversi, ad esempio il ruscello che esce dalle sorgenti di acqua bollente ..esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici che fu analizzato e commentato con il presupposto che ci fossero delle donne peccatrici, forse prostitute (?), lasciando molti dubbi, ma con un significato completamente stravolto rispetto al più ragionevole pettinatrici o pettatrici o pectatrici cioè le operaie che lavoravano la cardatura e la pettinatura dell lino nelle acque termali. Il titolo originale, con cui lo stesso autore designa il suo poema, fu Comedia (probabilmente pronunciata con accento tonico sulla i); e così è intitolata anche l'editio princeps del 1472. L'aggettivo «Divina» le fu attribuito dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante, scritto fra il 1357 e il 1362 e stampato nel 1477. Ma è nella prestigiosa edizione giolitina, a cura di Ludovico Dolce e stampata da Gabriele Giolito de' Ferrari nel 1555, che la Commedia di Dante viene per la prima volta intitolata come da allora fu sempre conosciuta, ovvero "La Divina Comedia". Composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna, la Commedia è il capolavoro di Dante ed è universalmente ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi, nonché una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale, tanto da essere conosciuta e studiata in tutto il mondo. Il poema è diviso in tre parti, chiamate «cantiche» (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale) formati da un numero variabile di versi, fra 115 e 160, strutturati in terzine. Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium mentis in Deum, attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica. È stato notato come tutte e tre le cantiche terminino con la parola «stelle» (Inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle"; Purgatorio: "Puro e disposto a salir a le stelle"; Paradiso: "L'amor che move il sole e l'altre stelle"). L'opera ebbe subito uno straordinario successo e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione e fino all'avvento della stampa in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa sessanta commenti e tra le 100.000 e le 200.000 pagine), dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi mai interrotta: si parla così di "secolare commento". La vastità delle testimonianze manoscritte della Commedia ha comportato un'oggettiva difficoltà nella definizione del testo: nella seconda metà del Novecento l'edizione di riferimento è stata quella realizzata da Giorgio Petrocchi per la Società Dantesca Italiana. Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio Lanza e Federico Sanguineti.La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, scopo didascalico e morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, espressa anche con l'uso di neologismi creati da Dante come «insusarsi», «inluiarsi» e «inleiarsi».È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.
La Cetra è stata una casa discografica italiana, attiva tra il 1933 e il 1957, anno in cui, fondendosi con la Fonit (Fonodisco Italiano Trevisan) diede vita alla Fonit Cetra.