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Terza Repubblica francese (in francese: Troisième Republique) fu il nome assunto dallo Stato repubblicano nato in Francia dopo la sconfitta di Sedan (1º settembre 1870) durante la guerra franco-prussiana. Questa forma di governo, che sostituì quella del Secondo Impero, durò in Francia per quasi settant'anni, fino all'invasione tedesca del paese del 1940 quando fu a sua volta sostituita dal regime autoritario del cosiddetto Governo di Vichy. La politica interna della Terza Repubblica fu caratterizzata da governi molto instabili, a causa di maggioranze divise o poco superiori di numero alle opposizioni. Il disorientamento per la grave sconfitta subita e l'instabilità politica favorirono vari scandali finanziari (Panama, Stavisky, ecc) ed episodi di antisemitismo come l'affare Dreyfus. Il forte nazionalismo di alcuni ambienti militari alimentò inoltre scontri istituzionali che portarono a situazioni vicine al colpo di Stato (come per il caso Boulanger o per le ripercussioni dell'affare Dreyfus). Non mancarono, tuttavia, vaste riforme sociali, alcune di stampo anticlericale, attuate soprattutto dalla Sinistra. La politica estera fu caratterizzata dall'espansionismo coloniale (Africa e Indocina), dal sentimento di rivalsa nei confronti della Germania (revanscismo) e da un isolamento che perdurò fino a quando Russia e Gran Bretagna non riscontrarono nella Germania un pericolo maggiore della Francia. Attaccata dalla Germania nella prima guerra mondiale, la Terza Repubblica vide nella vittoria del 1918 il suo momento di maggiore prestigio, ma anche l'inizio di un processo che la condurrà, nel 1940, alla sua fine.
La storia degli ebrei in Francia - corrispondente al territorio attualmente occupato - sembra risalire al I secolo dell'era volgare, per poi proseguire fino ai giorni nostri, facendo in tal modo della presenza comunitaria ebraica francese una delle più antiche nell'intera Europa occidentale. Giunti nel territorio della Gallia, poco dopo la Conquista della Gallia (58-51) ad opera degli eserciti di Giulio Cesare, gli ebrei vi rimasero sotto la dinastia dei Merovingi prima e dei Carolingi poi, conoscendo un periodo di relativa prosperità. Nel corso dell'XI secolo la Francia medievale divenne un centro fiorente di apprendimento della cultura ebraica: era abitata a settentrione dalle comunità degli Aschenaziti - ove fiorì nella Champagne la scuola di Rashi e dei suoi continuatori Tosafisti - mentre in meridione trovò un notevole sviluppo la storia degli ebrei in Provenza e Linguadoca. La situazione cominciò a deteriorarsi fortemente con l'avvio della Prima crociata (1095-99), per poi proseguire con i processi pubblici intentati contro il Talmud (1240-42) e le espulsioni, inizialmente temporanee ed in seguito definitive. Un millennio dopo la loro istituzione non esistettero praticamente più ebrei nel regno di Francia. Le uniche comunità di un certo peso e rilievo, poste comunque al di fuori dei confini del regno, rimangono gli "Ebrei del papa" ad Avignone (vedi Contado Venassino) e quelli dell'Alsazia. Circa un secolo dopo l'espulsione degli ebrei dalla penisola iberica (1492), alcuni cripto-ebrei originari del regno del Portogallo iniziarono ad insediarsi a Bordeaux e a Bayonne. Nel corso del XVII secolo anche gli ebrei alsaziani e della Lorena si vennero a ritrovare sotto la giurisdizione francese, a seguito della pace di Westfalia (1648). Gli ebrei francesi furono i primi europei a godere dell'emancipazione ebraica, che venne loro concessa all'inizio della Rivoluzione francese, sia nel territorio metropolitano che nelle colonie. Tuttavia il "franco-giudaismo", nell'ambito della laicità in Francia, viene a corrispondere con un accresciuto antisemitismo in Francia il quale - persistendo nonostante l'uguaglianza giuridica - si esaspera in particolar modo nel contesto dell'affare Dreyfus (1895) prima e sotto il governo di Vichy (1940-44) poi, il quale attuò una politica di attivo collaborazionismo con il nazionalsocialismo. Brutalmente isolata dal resto della popolazione e perseguitata con un particolare zelo dalla "Milice française", 75.000 ebrei furono deportati e morirono durante l'occupazione tedesca della Francia nord-occidentale nei campi di concentramento nazisti, soprattutto rifugiati provenienti dall'Europa orientale e dalla Germania nazista; ma anche 24.000 ebrei francesi (corrispondenti al 10% dell'intera popolazione ebraica metropolitana) persero la vita. Il 75% della popolazione ebraica francese riuscì tuttavia a sopravvivere al conflitto. La Quarta Repubblica francese rimase nonostante tutto la scelta naturale per molti ebrei costretti a lasciare l'Egitto e le ex colonie francesi del Nordafrica tra gli anni cinquanta e sessanta, dopo che questi paesi raggiunsero l'indipendenza. La comunità ebraica francese, fino a questo momento in primo luogo composta da aschenaziti assimilati, tende a farsi sempre più sefardita ed attaccata alle tradizioni dell'ebraismo ortodosso. Nel XXI secolo la Quinta Repubblica francese ha la più grande popolazione ebraica europea e la terza per dimensioni nel mondo intero, dopo Israele e gli Stati Uniti d'America (vedi Storia degli ebrei negli Stati Uniti d'America). Ai giorni nostri comprende 478.000 persone, che vivono principalmente nella capitale Parigi e nella regione dell'Île-de-France oltre che a Lione, Marsiglia, Tolosa, Strasburgo e Nizza; tutte le proprie tendenze ed affiliazioni religiose interne vi si trovano rappresentate, dai Charedì ultra-ortodossi agli assimilati laici i quali generalmente contraggono matrimonio interreligioso.Altre stime danno fino a 550-600.000 persone, ma il risultato dipende in larga parte dall'auto-definizione adottata (vedi "Chi è ebreo?"). Tuttavia a partire dal 2010 la comunità si trova a dover affrontare una nuova ondata di antisemitismo, con le sue matrici nell'islamismo, che si traduce in attacchi spesso mortali ad istituzioni e individui tra cui i più gravi sono stati gli Attentati di Tolosa e Montauban del 2012 e la cattura di ostaggi all'Hyper Cacher a Porte de Vincennes nel 2015. Infine, con le Elezioni presidenziali in Francia del 2017, l'ascesa sempre più radicata degli estremisti suscita una forte inquietudine. Circa 200.000 ebrei di nazionalità francese vivono attualmente in Israele a seguito dell'Aliyah.
La guerra franco-prussiana (in tedesco Deutsch-Französischer Krieg, in francese Guerre Franco-Allemande o Guerre Franco-Prussienne) fu combattuta dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871 tra il secondo Impero francese (e, dopo la caduta del regime, dalla terza Repubblica francese) e la Confederazione Tedesca del Nord (guidata dal Regno di Prussia), alleata con i regni tedeschi del sud di Baden, Baviera e Württemberg. Il conflitto segnò l'esplodere della tensione tra le due potenze, andata accrescendosi in seguito al fallimento del progetto di Napoleone III di annessione del Lussemburgo, evento che causò la fine di un rapporto relativamente bilanciato con la Prussia di Otto von Bismarck. I contrasti si erano fatti più accesi a causa della crescente influenza, per nulla tollerata da Parigi, esercitata dalla Prussia sugli Stati tedeschi a sud del fiume Meno appartenenti all'ex Confederazione germanica e del ruolo guida prussiano esercitato all'interno della Confederazione della Germania del Nord, creata nel 1867 dopo la vittoria prussiana nella guerra contro l'Impero austriaco. La guerra franco-prussiana fu il più importante conflitto combattuto in Europa tra l'epoca delle guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale, e si concluse con la completa vittoria della Prussia e dei suoi alleati. La conseguenza più rilevante fu la creazione dell'Impero tedesco, che mantenne un ruolo di grande autorevolezza nelle relazioni politiche internazionali dei decenni successivi. La débâcle francese determinò anche la fine del Secondo impero di Napoleone III e, con il crollo di questo, la temporanea subalternità del ruolo francese rispetto alle altre potenze del consesso europeo. Indirettamente, la sconfitta ebbe ripercussioni anche nella penisola italiana: il governo sabaudo approfittò della fine del Secondo impero, tradizionalmente protettore dei territori pontifici, per conquistare Roma il 20 settembre 1870 (Breccia di Porta Pia). La fine del periodo imperiale significò per la Francia l'inizio di un regime repubblicano, che - per dimensioni ed influenza - divenne il più importante tra quelli allora esistenti nel continente.
L'affare Dreyfus fu il maggiore conflitto politico e sociale della Terza Repubblica, scoppiato in Francia sul finire del XIX secolo, che divise il Paese dal 1894 al 1906, a seguito dell'accusa di tradimento e spionaggio a favore della Germania mossa nei confronti del capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus, il quale era innocente. Gli storici sono concordi nell'identificare la vera spia nel maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. L'affare costituì lo spartiacque nella vita francese tra i disastri della guerra franco-prussiana e la prima guerra mondiale: costrinse ministri a dimettersi, creò nuovi equilibri e raggruppamenti politici, spinse a un tentato colpo di Stato. Si crearono e scontrarono, nell'arco di due decenni, due campi profondamente opposti: i "dreyfusardi", che difendevano l'innocenza di Dreyfus (tra loro si distinse Émile Zola con il suo intervento giornalistico denominato "J'accuse"), e gli "antidreyfusardi", partigiani della sua colpevolezza. La condanna di Dreyfus fu un errore giudiziario, avvenuto nel contesto dello spionaggio militare, dell'antisemitismo imperversante nella società francese e nel clima politico avvelenato dalla perdita recente dell'Alsazia e di parte della Lorena, subita per opera dell'Impero tedesco di Bismarck nel 1871. Lo scandalo giudiziario si allargò per gli elementi di falsificazione delle prove portati nel processo, gli intrighi e la coriacea volontà dei più alti vertici militari di Francia nell'impedire la riabilitazione di Dreyfus. Mentre giornali e politici antisemiti, ambienti ecclesiastici e monarchici istigarono e aizzarono ampi settori della società francese contro Dreyfus, i pochi difensori della sua innocenza vennero a loro volta minacciati, condannati o dimessi dall'esercito: Zola si rifugiò all'estero; il maggiore Marie-Georges Picquart, capo dei servizi segreti militari e figura centrale nella riabilitazione di Dreyfus, fu prima degradato e trasferito in Africa, e poi arrestato e condannato. Solo grazie a un compromesso politico, Dreyfus fu graziato e liberato nel 1899. Ci vollero altri anni per ottenere la riabilitazione civile e il suo reintegro nell'esercito nel 1906.