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Gli storici che concentrano le loro indagini sulle cause e origini della guerra di secessione americana studiano e discutono sulle motivazioni che indussero 7 Stati federati degli Stati Uniti d'America del profondo Sud a proclamare la propria secessione dall'Unione, sul perché si unirono per formare gli Stati Confederati d'America ed infine perché il Nord si rifiutò di lasciarli andare pacificamente per la loro strada. Mentre la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i conflitti ideologici sul tema dello schiavismo e della sua possibilità di estensione, trascinatisi per decenni, crearono di fatto le condizioni per l'esplosione del conflitto bellico, essi non sono però unanimemente d'accordo su quali tipologie - economiche, prettamente politiche o più eminentemente sociali - siano state più importanti nel radicamento della divisione. Il principale catalizzatore per la dichiarazione di secessione fu la questione della schiavitù negli Stati Uniti d'America, in particolar modo la battaglia politica condotta dai sudisti sul "diritto" di esportare la pratica schiavista anche nei Territori federali liberi del West. Un altro fattore che si incise profondamente nell'idea secessionista fu il nazionalismo bianco meridionale ("White Southerners"). La ragione principale per cui il Nord rifiutò in toto il "diritto alla secessione" sarà quello della preservazione dell'unità nazionale, anch'essa una delle cause del nazionalismo statunitense prese di petto. La maggior parte del dibattito continua però a concernere la prima domanda: sul perché cioè alcuni Stati del Sud abbiano ad un certo momento scelto unilateralmente di separarsi. Abraham Lincoln vinse le elezioni presidenziali del 1860 riuscendo a conquistare la maggioranza assoluta dei Grandi elettori, pur senza entrare in competizione in ben 10 Stati meridionali. La sua vittoria innescò dichiarazioni di secessione da parte di 7 Stati schiavisti del Sud le cui economie - via fiume o via mare - erano tutte fondate sul cotone coltivato utilizzando il lavoro gratuito dato dagli schiavi afroamericani. Prima ancora che il Presidente eletto degli Stati Uniti d'America avesse la possibilità di entrare ufficialmente in carica venne quindi creata la "Confederazione del Sud"; i nazionalisti settentrionali, ma anche coloro che rimasero unionisti nel meridione, rifiutarono di riconoscere come legittimi i proclami di secessione. Per tutta la durata della guerra civile nessun governo straniero riconobbe mai ufficialmente i secessionisti. La Presidenza di James Buchanan, oramai in scadenza, rifiutò di rinunciare alle proprie fortezze - situate al Sud ma su terreni di proprietà federale - le quali vennero nonostante ciò immediatamente rivendicate per sé dai dirigenti confederati. Il primo colpo deflagrò il 12 aprile del 1861, quando le forze sudiste dettero il via al bombardamento e relativa battaglia di Fort Sumter, un importante fortino dell'Union Army posto all'entrata del porto di Charleston (Carolina del Sud). Come ben evidenziato da una giuria di storici nel 2011 "mentre la questione della schiavitù, con i suoi molteplici e sfaccettati malcontenti, fu la causa primaria della disunione, sarà lo stesso principio di disunione regionalistica (provincialismo e particolarismo localistico) a creare le condizioni per lo scoppio effettivo della guerra". L'autore vincitore del Premio Pulitzer, lo storico David Potter, scrive che: Altri fattori decisivi saranno: la politica apertamente schierata da una parte contro l'altra durante il secondo sistema partitico; l'attivismo dell'abolizionismo negli Stati Uniti d'America che faceva sempre più sentire la propria voce in capitolo; l'idea di "nullificazione" risalente alla Presidenza di Andrew Jackson e la conseguente teoria dei diritti degli Stati; lo scoperto nazionalismo meridionale dagli obiettivi completamente antitetici rispetto a quelli settentrionali; la dottrina dell'espansionismo in direzione del West (il Destino manifesto) e, con l'espansione nei Territori, anche l'espansione del lavoro schiavista; le due economie radicalmente contrapposte; ed infine l'avviarsi prorompente della modernizzazione tecnico-industriale nel periodo immediatamente pre-bellico.
L'abolizionismo negli Stati Uniti d'America è stato il movimento che, prima e durante la guerra di secessione americana, lottò per porre termine alla schiavitù negli Stati Uniti. Nelle Americhe e in Europa occidentale, l'abolizionismo era un movimento che proponeva di porre fine alla tratta atlantica degli schiavi africani e liberare quelli assoggettati a schiavitù. Nel XVII secolo, i quaccheri inglesi e gli evangelici negli Stati Uniti condannarono la schiavitù come non cristiana. A quel tempo, la maggior parte degli schiavi erano africani, ma migliaia di nativi americani erano rimasti in schiavitù. Nel XVIII secolo, fino a sei milioni di africani erano stati trasportati verso le Americhe in stato di schiavitù, almeno un terzo di loro su navi inglesi. L'abolizione faceva parte del messaggio del primo grande risveglio degli anni 1730 e 1740 nelle Tredici colonie. Nello stesso periodo, i pensatori razionalisti dell'Illuminismo criticarono la schiavitù per aver violato i diritti umani. Un membro del Parlamento britannico, James Edward Oglethorpe, fu tra i primi ad articolare l'Illuminismo contro la schiavitù. Fondatore della Provincia della Georgia, Oglethorpe vietò la schiavitù per motivi umanistici. Egli agì contro di essa in Parlamento e, infine, incoraggiò i suoi amici Granville Sharp e Hannah More a proseguire con forza per la riuscita della causa. Poco dopo la sua morte, nel 1785, Sharp ed altri si unirono a William Wilberforce per costituire la setta di Clapham. Anche se i sentimenti anti schiavitù erano diffusi dal tardo XVIII secolo, le colonie e le nazioni emergenti, in particolare nel sud degli Stati Uniti, continuarono ad utilizzare e sostenere le tradizioni di schiavitù. Dopo che la rivoluzione americana portò alla fondazione degli Stati Uniti d'America, gli Stati del Nord, a cominciare dalla Pennsylvania nel 1780, approvarono una legge che nel corso dei successivi due decenni doveva abolire la schiavitù, a volte tramite una graduale emancipazione. Il Massachusetts ratificò una costituzione che dichiarò tutti gli uomini uguali; la freedom suits, che sfidò la schiavitù basandosi su questo principio, portò alla fine della schiavitù nello Stato. In altri Stati, come la Virginia, simili dichiarazioni dei diritti vennero interpretate dai giudici come non applicabili agli africani. Durante i successivi decenni, il movimento abolizionista crebbe negli Stati del Nord, e il Congresso regolò l'espansione della schiavitù via via che nuovi stati vennero ammessi nell'Unione. Il Regno Unito vietò l'importazione di schiavi africani nelle sue colonie nel 1807 e abolì la schiavitù nell'impero britannico nel 1833. Gli Stati Uniti criminalizzarono il commercio internazionale degli schiavi nel 1808 e resero la schiavitù incostituzionale nel 1865 come risultato della guerra civile americana. Lo storico James M. McPherson definì un abolizionista "come colui che prima della guerra civile era agitato per l'abolizione immediata, incondizionata e totale della schiavitù negli Stati Uniti." Egli non incluse gli attivisti anti schiavisti come Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti durante la guerra civile, o il Partito Repubblicano, che prevedeva la progressiva fine della schiavitù.
Il discorso di Abramo Lincoln a Peoria, Illinois, fu pronunciato il 16 ottobre 1854, cinque anni prima della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, quando era ancora in carica il democratico Franklin Pierce. Lincoln aveva appena aderito al neonato Partito Repubblicano, costituito il 20 marzo 1854 per contrastare la temuta espansione nell'Ovest del sistema schiavistico degli Stati meridionali, posizionandosi alla sinistra del Partito Democratico nelle questioni economiche e sociali. A Peoria, Abramo Lincoln tenne un discorso di tre ore divenuto famosissimo e passato alla storia. Nel suo intervento affermò la necessità di porre un freno alla diffusione della schiavitù non solo perché inumana, ma anche perché “i nuovi stati liberi sono i luoghi dove possono andare i poveri per migliorare la loro condizione”. Oltre a sostenere l'abolizione della la schiavitù, Lincoln dichiarò la sua opposizione al Kansas-Nebraska Act secondo cui ogni questione, schiavitù compresa, doveva essere regolata dal singolo stato e non dal governo federale.. Parlando con il suo riconoscibile accento del Kentucky e con una vocalità molto potente Lincoln dichiarò che il Kansas-Nebraska Act possedeva solo superficialmente un'imparzialità (così come affermato dal suo autore), ma che in realtà "contiene un vero e proprio zelo nascosto a favore della diffusione della schiavitù". I forti attacchi al suo antischiavismo segneranno il suo ritorno alla vita politica quasi a tempo pieno. A livello nazionale, riflettendo sulla fine del partito Whig, a cui apparteneva precedentemente, nel 1855 si troverà a scrivere: "penso di essere un whig, ma altri dicono che non ci sono più whig e che io sono solo un abolizionista... Non faccio altro che oppormi all'estensione della schiavitù". Lincoln continuerà a dichiarare la sua opposizione alla schiavitù ancora svariate volte nel corso degli anni che ne precederanno la presidenza