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Con il termine generico di funghi allucinogeni si indicano le specie di funghi dalle caratteristiche psicoattive (sia psichedeliche, come nel caso dei funghi contenenti psilocibina, che più genericamente inebrianti, come in quelli contenenti muscimolo e acido ibotenico). Ne esistono circa duecento specie, diffuse in tutto il mondo, e ogni anno i micologi ne classificano di nuove. Evidenze storiche e archeologiche dimostrano che una pluralità di culti e tradizioni, sia a scopo religioso sia terapeutico, si è sviluppata intorno ad essi. Infatti, i cactus e i funghi psichedelici erano e sono tuttora tradizionalmente diffusi presso le popolazioni indigene di diverse aree dell'America e il loro uso, legato a riti sacri, è fatto risalire al 2000 a.C. e si è poi perpetuato verso le culture degli Inca, degli Aztechi e dei Maya. Pare che il loro uso non fosse estraneo anche alle culture europee, africane e asiatiche fin dall'età della pietra.
Il fungo epigeo è il fungo comune che cresce nei boschi e sui prati. Solitamente con fungo s'intende solo il corpo fruttifero o carpoforo che in queste specie fungine è ben sviluppato e può essere raccolto e mangiato, sebbene molte specie siano velenose. A rigore, però, il carpoforo è solo una parte del fungo intero. I funghi epigei non appartengono a un gruppo di macromiceti scientificamente riconosciuto: infatti varie famiglie hanno specie sia epigee che ipogee.
I funghi mucillaginosi sono organismi unicellulari Acrasiomiceti (Acrasiomycota quindi cellulari) o Mixomiceti (Myxomycota quindi plasmodiali, cioè se le riserve alimentari a loro disposizione si riducono, i mixomiceti sono in grado, durante una fase del loro ciclo vitale, di aggregarsi in un'unica massa citoplasmatica, detta plasmodio eliminando le membrane cellulari divisorie; pertanto, il plasmodio risulta una cellula plurinucleare che arriva a contenere più di 100 000 nuclei). Essi sono un gruppo di strani organismi che vengono classificati tra i protisti a causa della loro somiglianza con le amebe. Sono organismi eucarioti eterotrofi che per gran parte del loro ciclo vitale si trovano sotto forma di plasmodio, un unico protoplasma plurinucleato non delimitato da pareti rigide. Si nutrono di materiale organico in decomposizione: batteri, lieviti e particelle organiche. Sono detti mucillaginosi perché formano ammassi di consistenza gelatinosa. Vivono nel terreno umido dove si nutrono di foglie morte o su tronchi di alberi in putrefazione, dove è abbastanza facile osservarli in quanto risaltano per i colori caldi, quali rosso e giallo-arancio. Hanno un ciclo vitale aplodiplonte: la generazione diploide è costituita dal plasmodio plurinucleato, mentre la generazione aploide è costituita da cellule singole. Nel momento della riproduzione sessuale il plasmodio forma uno o più corpi fruttiferi (sporocarpi con pareti spesso incrostate di calcare) nei quali la meiosi porta alla formazione di meiospore. In condizioni favorevoli le meiospore germinano, formando singole cellule aploidi, di due tipi tra loro interconvertibili: mixamebe o mixomonadi (prive di flagelli), e planociti o mixoflagellate (dotate di due flagelli di diversa lunghezza). Mixamebe e planociti possono fondersi, dando origine ad un amebozigote che può dividersi per endomitosi o fondersi con altri amebozigoti per formare il plasmodio. Il plasmodio può, in condizioni avverse, formare uno sclerozio per resistere al periodo di stress, per poi ritornare ad una normale funzionalità una volta che le condizioni ritornino favorevoli.
Porcino è il nome comune di alcune specie di funghi del genere Boletus, spesso attribuito, anche come denominazione merceologica, a quattro specie di boleti (la sezione Edules del genere Boletus) facenti capo al Boletus edulis e aventi caratteristiche morfologiche e organolettiche vagamente simili.
I tartufi al cioccolato sono dei cioccolatini, tradizionalmente a base di cioccolato fondente, burro, uova e cacao amaro in polvere, con forma tipica a sfera o pallina. Il loro nome deriva dalla somiglianza con i tartufi (funghi). Il “Tartufo gelato” è una variante tipica della tradizione romana. Inventato nel ristorante Tre Scalini dal 1946 a Piazza Navona, 28 e per questo è ormai famoso in tutto il mondo come il “Tartufo” Tre Scalini. La ricetta del “Tartufo”, creata nel 1946, dal capostipite della famiglia Ciampini, prevede l’utilizzo di 13 qualità differenti di cacao di provenienza austriaca ed è tuttora, nonostante molti abbiano cercato di imitarla, rimasta gelosamente segreta. È la specialità del locale ed è famoso in tutto il mondo.
Un tartufo è il corpo fruttifero di un fungo Ascomycota sotterraneo. La maggior parte dei tartufi appartengono al genere Tuber, ma esistono anche altri generi di funghi appartenenti a questa categoria fra cui Geopora, Peziza, Choiromyces, Leucangium e oltre un centinaio di altri. I tartufi appartengono alla classe Pezizomycetes e, tolte alcune eccezioni, all'ordine Pezizales. I tartufi sono funghi micorrizici, e crescono pertanto vicini alle radici degli alberi. La dispersione delle spore dei tartufi avviene grazie ai micofagi, animali che si nutrono di funghi. Sotto la denominazione di tartufo vengono ricomprese comunemente anche le terfezie, genere della famiglia Terfeziaceae, detti anche tartufi del deserto. Sono endemici di aree desertiche e semi-desertiche dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove sono molto apprezzati. Talune specie di tartufo costituiscono un'essenza alimentare estremamente pregiata, ricercata e costosa; altre specie sono invece considerate di poco pregio o, talvolta, perfino lievemente tossiche. In ogni caso i tartufi emanano un tipico profumo penetrante e persistente che si sviluppa solo a maturazione avvenuta e che ha lo scopo di attirare gli animali selvatici (maiale, cinghiale, tasso, ghiro, volpe), nonostante la copertura di terra, per spargere le spore contenute e perpetuare la specie. Tali frutti ipogei vengono individuati con l'aiuto di cani e raccolto a mano. La scienza che studia i tartufi si chiama idnologia e deriva dal greco ὕδνον, hýdnon.
Le micotossine, nel loro significato letterale e più generale, sono sostanze chimiche tossiche prodotte da funghi. Alcune micotossine (amanitina, muscarina, ecc.) sono responsabili dei fenomeni di avvelenamento causati dal consumo di alcune specie di macromiceti, cioè di "funghi" nell'accezione comune del termine. Altre micotossine (aflatossine, tricoteceni, fumonisine, ecc.) sono prodotti da muffe e altre specie microscopiche, e sono responsabili di fenomeni di tossicità acuta e cronica, a causa della diffusione di queste come contaminanti di alimenti o, più raramente, ambientali: quando si parla di "micotossine" nel settore mangimistico e cerealicolo, di solito si fa riferimento solo a questo gruppo di micotossine, che si possono accumulare come prodotti secondari di muffe dei generi Aspergillus, Penicillium e Fusarium che contaminano le colture o le derrate alimentari. In Italia si registrano ogni anno casi di avvelenamento da funghi dovuti spesso a un'errata identificazione micologica di specie spontanee raccolte e mangiate. Pertanto chi opera nel campo micologico, sia per motivi di studio, sia per pura passione hobbystica, non può ignorare l'aspetto tossicologico di alcune specie fungine. Per coloro che si dilettano a raccogliere funghi spontanei diventa un obbligo adottare una certa cautela nel consumare specie poco note e, laddove necessario, ricorrere alla consulenza di un esperto micologo per l'esatta identificazione botanica. Per i raccoglitori inesperti, infatti, non ci sono differenze tra specie velenose e no e, nonostante vecchie e infondate credenze popolari, non esiste una regola generale per poter distinguere i funghi commestibili da quelli velenosi, bisogna conoscerli esattamente per genere e specie, e nel dubbio astenersi dall'uso alimentare. Gli avvelenamenti da funghi di solito si manifestano attraverso una molteplicità di sintomi, secondo la quantità e le specie consumate. Dal momento che la chimica di alcune tossine fungine, soprattutto quelle non mortali, è ancora sconosciuta e un'identificazione certa dei funghi molto spesso è difficile o addirittura impossibile, gli avvelenamenti possono essere classificati in base ai loro effetti tossicologici. È possibile mettere in relazione i vari tipi di avvelenamento con le specie e i principi attivi responsabili. Altro tipo di avvelenamenti, spesso con conseguenze gravi e mortali è dato dalla cattiva conservazione degli alimenti, funghi macroscopici compresi, che porta allo sviluppo di muffe e lieviti tossici primo fra tutti, per potenziale pericolosità, il genere Aspergillus, con effetti mutageni e cancerogeni per l'uomo e gli animali. Le tossine fungine possono essere raggruppate in quattro categorie in base al loro meccanismo d'azione: veleni citotossici (tossine che provocano una distruzione cellulare generalizzata seguita da disfunzioni di alcuni organi); neurotossine (sostanze che causano problemi a carico del sistema neurovegetativo); irritanti gastrointestinali (composti che causano disturbi gastrointestinali); Tossine simili al disulfiram/antabuse (provocano sintomi solo in associazione al consumo di alcool etilico).