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Flavio Placido Valentiniano, meglio noto come Valentiniano III (in latino: Flavius Placidus Valentinianus; Ravenna, 2 luglio 419 – Roma, 16 marzo 455), è stato imperatore romano d'Occidente dal 425 alla sua morte. Come imperatore appartenente alla dinastia teodosiana e a quella valentiniana, Valentiniano III fu il simbolo dell'unità dell'impero, la figura attorno alla quale si coagula la lealtà dei sudditi; in realtà, però, il potere fu esercitato da Flavio Ezio, il magister militum (comandante in capo dell'esercito), al quale va ascritta la politica che tenne unito l'impero malgrado le forze centrifughe che lo sconquassavano.
L'Impero romano d'Occidente iniziò a configurarsi come organismo statale autonomo alla morte dell'imperatore Teodosio (395) il quale decise di affidare gli immensi territori, sempre più vulnerabili alla pressione dei barbari, ai suoi due figli: ad Arcadio, il maggiore, fu assegnato il governo della parte orientale dell'Impero mentre a Onorio, il minore, spettò la parte occidentale. Non era nelle intenzioni di Teodosio creare due organismi politici differenziati e completamente indipendenti fra di loro. La sua finalità era piuttosto quella di ricollegarsi, attraverso questa scelta, sia alle tradizioni tetrarchiche, che a quelle post-costantiniane. La divisione doveva cioè rivestire un carattere puramente burocratico, amministrativo, o riconducibile al problema della difesa militare. Da allora però, questi due grandi aggregati, ormai strutturatisi in Impero Romano d'Occidente e Impero romano d'Oriente, non si sarebbero più riuniti e avrebbero intrapreso dei percorsi di sviluppo sempre più autonomi fra di loro. L'idea dell'unità restò tuttavia salda nelle coscienze ancora per lungo tempo, e certo non si era ancora spenta quando, nel 476, il re degli Eruli Odoacre depose l'ultimo imperatore occidentale, Romolo Augusto, e rimise le insegne dell'Impero all'imperatore d'Oriente Zenone. Quest'ultimo continuò a considerare l'Italia e Roma, culla della civiltà romana, come una parte dell'impero, mentre Odoacre e poi Teodorico, come patrizi d'Italia, ufficialmente svolgevano il ruolo di governatori per conto del sovrano di Costantinopoli, pur essendo di fatto regnanti autonomi. Ancora l'imperatore bizantino Giustiniano tentò la riunificazione delle due parti dopo la fine dell'Impero d'Occidente, progetto che tuttavia finirà nei secoli successivi con l'affermazione dei regni di franchi, visigoti e longobardi, e la nascita del Sacro Romano Impero.
Elia Eudocia (latino: Aelia Eudocia; Atene, 401 circa – Gerusalemme, 20 ottobre 460) è stata un'imperatrice bizantina e moglie dell'imperatore Teodosio II. Fu poetessa (compose un centone con i versi di Omero) ed è considerata santa. Il suo primo nome era Atenaide (lingua latina: Athenaïs).
Flavio Giulio Costanzo, meglio noto come Costanzo II (in latino: Flavius Iulius Constantius; Sirmio, 7 agosto 317 – Cilicia, 3 novembre 361), è stato un imperatore romano della dinastia costantiniana. Salito al trono nel 337 alla morte del padre Costantino I, rimase al potere per 24 anni, difendendo l'impero dai nemici esterni e il proprio potere dagli usurpatori e promuovendo il Cristianesimo. Nominato Cesare (imperatore subordinato ad un Augusto) dal padre, assieme ai fratelli, alla morte di Costantino I assunse il potere nella parte orientale dell'impero, lasciando gli altri fratelli a spartirsi l'Occidente. Si impegnò poi nella difesa dei confini orientali dell'impero dalla minaccia dei Sasanidi, optando per una politica militare a bassa intensità diversa dalle consuetudini romane, che fu efficace, ma che causò una certa insoddisfazione nel mondo romano. Buon comandante e amministratore, ridusse il peso della burocrazia imperiale e del fisco; in campo militare dovette affrontare anche le incursioni dei popoli barbari attraverso i confini germanico e danubiano, mentre in politica interna fu a lungo impegnato dall'usurpatore Magnenzio, cui contese e strappò il potere in Occidente, come pure da altri usurpatori (Vetranione, Decenzio, Nepoziano e Claudio Silvano). Non avendo figli, associò al potere gli unici due parenti maschi rimastigli dopo le purghe seguite alla morte di Costantino e che avevano consentito a Costanzo di sbarazzarsi di possibili concorrenti al soglio imperiale: prima scelse il cugino Gallo, cui diede in sposa la propria sorella Costantina e che poi mise a morte a causa della sua disastrosa amministrazione dell'Oriente, e poi il fratellastro di questi Giuliano, il quale, dopo aver dimostrato insospettate qualità militari e amministrative in Gallia, gli si rivoltò contro, proclamandosi imperatore e succedendogli poi alla sua morte. Come il padre prima di lui, l'imperatore Costanzo assunse un ruolo attivo nelle dispute dottrinali all'interno del cristianesimo, promuovendo l'arianesimo nell'ambito della diatriba sulla natura di Cristo; promosse anche diversi concili, rimuovendo e nominando molti vescovi. Con Costanzo il potere e i privilegi della gerarchia ecclesiastica si consolidarono e il cristianesimo divenne sempre più la religione principale dello Stato romano.
Il primo concilio di Costantinopoli, secondo concilio ecumenico della Chiesa cristiana, fu convocato dall'imperatore Teodosio I e tenuto tra maggio e luglio del 381. Insieme ai concili di Nicea I, Efeso I e Calcedonia, fu determinante nello stabilire la questione trinitaria e cristologica. Il carattere ecumenico del concilio, a cui non prese parte alcun esponente della Chiesa occidentale, fu confermato dal concilio di Calcedonia nel 451, ma solamente con papa Gregorio I fu definitivamente annoverato tra i concili ecumenici.
Attila, dal gotico "piccolo padre" (in ungherese moderno: Attila; in turco: Atilla; in norvegese antico: Atle o Atli; in islandese: Atli; in tedesco: Etzel; Caucaso, 406 Pannonia, 16 marzo 453), stato un condottiero e sovrano unno dal 434 fino alla sua morte. Dall'Europa govern un vastissimo impero che si estendeva dall'Europa centrale al Mar Caspio, e dal Danubio al Mar Baltico, unificando - per la prima ed ultima volta nella storia - la maggior parte dei popoli barbarici dell'Eurasia settentrionale (dai Germani orientali agli Slavi agli Ugro-Finni). Durante il suo regno divenne il pi irriducibile nemico dell'Impero bizantino e dell'Impero romano d'Occidente: invase due volte i Balcani, cinse d'assedio Costantinopoli, marci attraverso la Francia spingendosi fino ad Aurelianum, scacci da Ravenna l'imperatore Valentiniano III (452). Soprannominato flagellum Dei ("flagello di Dio") per la sua ferocia, si diceva che dove fosse passato non sarebbe pi cresciuta l'erba. Gli studi storici moderni vedono in lui pi un predone che un distruttore insensato. Si racconta che fosse superstizioso, facesse affidamento sulle profezie e si facesse influenzare nelle decisioni in campo militare da indovini e sciamani. Alcune leggende, mai sostenute da elementi concreti, raccontano di sue pratiche cannibalistiche e che avesse mangiato i propri figli Erp ed Eitil, che sua moglie gli serv dopo averli arrostiti nel miele. Alcuni raccontano che avrebbe avuto numerose mogli e pi di cento figli in confusione con i sovrani mongoli Gengis Khan e Kublai Khan. Nonostante il suo impero si sia disgregato alla sua morte, diventato una figura leggendaria nella storia europea, che lo ricorda in modo diverso a seconda della zona: guerriero feroce, avido e crudele nell'area al tempo sotto Roma; condottiero impavido e coraggioso nei paesi che facevano parte del suo impero. In alcuni racconti viene celebrato come un grande e nobile re ed il personaggio principale di diverse saghe dell'Europa settentrionale ed orientale.
Con arte ravennate si intende la produzione artistica che ebbe come fulcro Ravenna nel periodo in cui fu capitale dell'Impero romano d'Occidente, dal 402 al 751 cioè dalla morte di Teodosio I all'invasione dei Longobardi. Le testimonianze artistiche a Ravenna pervenuteci mostrano uno stile peculiare nell'architettura, nella scultura su avorio e nell'arte del mosaico. In particolare Ravenna è provvista di alcuni dei migliori esempi di arte musiva di tutta Europa e bacino del Mediterraneo in un arco di tempo di quasi due secoli (V-VI secolo), poiché la quasi totalità di testimonianze coeve nell'Impero romano d'Oriente vennero distrutte nel VII secolo con il periodo dell'iconoclastia. Dello splendido periodo di fioritura artistica di Ravenna restano alcuni monumenti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
L'arianesimo è il nome con cui è conosciuta una dottrina cristologica elaborata dal presbitero, monaco e teologo cristiano Ario (256-336), condannata al primo concilio di Nicea (325). Sosteneva che la natura divina del Figlio fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio e che, pertanto, vi fu un tempo in cui il Verbo di Dio non fosse esistito e che dunque esso fosse stato soltanto creato in seguito.
Antitrinitarismo è un termine che indica la negazione della dottrina della Trinità di Dio , considerata ortodossia dalla maggior parte delle confessioni cristiane. Sono esistiti ed esistono tutt'oggi gruppi cristiani non trinitari, come ad esempio i mormoni ed i testimoni di Geova, che rigettano la dottrina della Trinità e unicità di Dio come definita dal primo concilio di Nicea (325) e dal concilio di Costantinopoli (381), in relazione alla controversia ariana. Gli antitrinitari sottolineano che biblicamente non esiste alcun concetto di Trinità (dottrina dedotta dagli uomini) ma semplicemente un solo Dio Padre il quale è Spirito, un Figlio poi manifestatosi in carne (Gesù Cristo) e lo Spirito Santo quale forza di cui si serve Dio per operare.